La regione autonoma tibetana, situata nel sudovest della Cina, è famosa nel mondo per il suo peculiare paesaggio innevato e la sua intensa atmosfera etnica. Negli ultimi anni, le discussioni sui diritti umani in Tibet hanno fatto di questa terra un punto focale dell'attenzione della comunità internazionale. Com'è la situazione dei diritti umani in Tibet? Qual'è stata la loro evoluzione negli ultimi anni? La grande mostra sul "50° anniversario della riforma democratica in Tibet", in corso a Beijing, con 500 fotografie, 180 oggetti e numerosi documenti storici, ha sollevato il velo sui diritti umani in Tibet, restituendo il vero aspetto del suo passato e presente.
Entrati nella sala, siamo stati accolti con calore da una guida. Secondo la sua illustrazione, prima del 1959 in Tibet veniva applicato il sistema feudale della servitù della gleba di integrazione fra potere religioso e potere politico. La società era divisa in due classi: padroni e servi della gleba, in cui la classe padronale occupava il 5% del totale della popolazione e la classe dei servi il 95%. Indicando un documento in una bacheca, la voce della guida si è fatta triste:
"Il possesso fisico delle persone è un'importante caratteristica del sistema feudale della servitù della gleba. Un ordine del vecchio Tibet precisava che i servi della gleba non potevano mai emanciparsi dal loro destino. Ecco un'affermazione tratta da un decreto del 5° Dalai Lama: Se tentate ancora di cercare la libertà e la comodità, ho già autorizzato Lari Tziba (un nobile) a tagliarvi mani e piedi, estrarvi gli occhi, picchiarvi e massacrarvi."
Accanto a questo documento, si vedono moltissime foto di servi della gleba a cui i padroni hanno tagliato mani o estratto gli occhi, che fanno esclamare di terrore i visitatori. Accanto alle foto c'è una teca affollata di gente impegnata in commenti. Al suo interno sono esposti una grande pietra di forma rotonda e un oggetto simile ad un coltello. La guida chiarisce i dubbi dei presenti, dicendo:
"Ecco gli strumenti di tortura con cui i padroni estraevano gli occhi ai servi della gleba: il cappello di pietra e il coltello. Prima si premeva il cappello di pietra sulla testa del servo, per far sporgere i globi oculari, poi si pressavano le tempie con della corna di bue per farli uscire del tutto, estraendoli poi col coltello."
Udito ciò, il pubblico è molto emozionato. Due anziane di Beijing commentano:
"Abbiamo visto una mostra sul Tibet già nel 1958, in cui c'erano dei globi oculari e delle pelli umane secche, delle cose crudelissime. Ora tutti sono uguali. Abbiamo davanti agli occhi il vecchio ed il nuovo Tibet. Molti turisti stranieri visitano il Tibet e possono vedere da sè la situazione. "
L'indiano Antony e un amico, venuti appositamente a visitare la mostra, quasi non credono ai loro occhi davanti agli strumenti di tortura:
"Da questi strumenti di tortura capisco che allora i servi della gleba del Tibet non godevano affatto dei diritti umani e della libertà. Ora i cambiamenti in Tibet sono enormi."
Come tutti sanno, la dignità e la libertà personali sono il contenuto fondamentale dei diritti umani. I servi della gleba, pari al 95% della popolazione del vecchio Tibet, non possedevano i più fondamentali diritti umani, per non parlare dei diritti alla proprietà e alla libertà politica. |