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la rivista ''La Cina'' che, nel 1956 era al suo sesto anno, era apprezzata dai lettori dei diversi ambienti per le sue belle fotografie e i contenuti che riflettevano i grandi cambiamenti della nuova Cina. Nell'agosto 1956, poco tempo dopo l'uscita dell'ottavo numero, ricevetti una serie di lettere che mi imbarazzarono un po'. Sulla copertina di quel numero era stata pubblicata una fotografia che mi riprendeva con due graziose ragazze sul lato Xihu a Hangzhou. Forse per questo, alcuni giovani lettori, con la scusa di elogiare quella foto, avevano cercato di sapere il il nome e l'indirizzo di quelle ragazze. Alcuni, più intraprendenti, mi avevano addirittura proposto di fare da intermediario. Ciò mi pose davanti a un dilemma.
Mi ricordo molto bene di quella foto. Fu scattata il maggio o giugno di quell'anno, allorchè il nostro redattore capo mi incaricò di accompagnare due giornalisti della rivista ''Nuova Berlino'', della ex-Repubblica Democratica tedesca, in una visita nel sud della Cina. A Hangzhou, l'Ufficio degli affari esteri della provincia ci mandò due ragazze che ci avrebbero assistito per tutta la durata della nostra visita. Una faceva di cognome Qian, l'altra Jiang. Dimostravano poco più di venti anni. Appena accentuata dal leggero trucco, la loro bellezza mi aveva confermato quanto fosse giusto il detto, secondo il quale la città di Hangzhou era il paese delle bellezze femminili.
Il lago dell'Ovest era una tappa obbligatoria nel nostro programma. Il panorama incredibile del lago non mancò di impressionare i due giornalisti tedeschi che scattarono molte foto, non poche delle quali con le immagini delle nostre due graziose guide che ci raccontavano storie e leggende sulle attrattive del luogo. Ammirammo il ponte Duanqiao Canxue (ponte con la neve non del tutto sciolta) e il padiglione Pinghu Qiuyue (luna d'autunno sul lago calmo). Sull'isola Xiaoyengzhou al centro del lago, raggiungemmo la sua sponda occidentale, attraverso il ponte a zig zag. Indicando i tre stupa in pietra in mezzo al lago, una delle nostre guide ci aveva spiegato: ''Questo è uno dei dieci scenari più famosi: Santanyinyue. Durante la dinastia Song (960-1279), la corte imperiale inviò il grande poeta, Su Dongpo, a Hangzhou, quale prefetto. Durante la sua carica, aveva fatto erigere tre piccoli stupa in pietra nella parte più profonda del lago che avrebbero dovuto indicare che in quella parte era vietato coltivare il loto e le castagne d'acqua allo scopo di prevenire i depositi da fango. La scena è più bella con la luna piena. Su ogni stupa ci sono diverse aperture che in occasione della festa della luna venivano chiuse con fogli di carta molto sottile, in modo che le candele accese al loro interno si rispecchiassero nell'acqua come tante piccole lune. I raggi della luna, le pagode illuminate e le onde argentine del lago formavano splendidi effetti di luce. ''
A mezzogiorno, le ragazze ci portarono a mangiare al Louwailou, un famoso ristorante sulla collina Gushan. Il menù comprendeva una pietanza chiamata ''Pesce all'aceto''. A sentire che era famoso, uno dei due giornalisti tedeschi chiese a una nostra guida: ''C'è qualche aneddoto anche su questo piatto?'' ''Certo. I due versi di una poesia sul muro si riferiscono proprio a questo piatto che fu inventato dalla sorella Song durante la dinastia Song oltre 700 anni fa. Seguendo l'imperatore, era arrivata a Hangzhou dal suo paese, Kaifeng (all'epoca, capitale dell'impero con il nome di Dongjing) per afuggire agli invasori provenienti dal nord. Un giorno, dopo una visita al lago, l'imperatore si fermò presso la sua trattoria e assaggiò il suo pesce all'aceto, fresco e squisito. Dopo mangiato, l'imperatore le diede una buona mancia per elogiare la sua arte, accrescendo la fama di questo piatto.''
Eravamo rimasti insieme a loro per soli tre giorni, di conseguenza, non chiesi il loro nome completo e l'indirizzo. Non potevo immaginare cosa sarebbe successo in seguito. Cosa dovevo fare? L'unico modo fu di non rispondere a nessuno.
Nel 1962, tornai a Hangzhou, sempre per lavoro. Un pomeriggio, mentre stavo cercando un posto ideale sull'isola Xiaoyingzhou per fotografare lo stupendo tramonto, una signora mi venne incontro con espressione sorpresa. Mi chiesa in tono gentile: ''Lei è un giornalista della rivista 'La Cina'? '' la fissai negli occhi, ma non riuscii a ricordare chi fosse. ''Mi scusi, quando e dove ci siamo incontrati?.'' ''Sei o sette anni fa, lei non è venuto qui insieme a due amici tedeschi?'' ''Ah, si , ha ragione. Lei è la signorina Qian.'' Mi sorrise. ''ma, non sono più signorina, Guardi, questo è mio figlio,'' mi disse indicando un bambino al suo fianco. ''Lavora ancora all'uffico degli affari esteri?'' ''No, ora sono responsabile di un albergo.'' ''Come sta la sua collega, signorina Jiang?'' ''Anche lei è stata promossa a un posto dirigente. Ha una bambina.''
Dopo questo incontro fortuito, mi tornarono in mente le lettere che chiedevano la mano di queste ragazze. Per fortuna, la prudenza mi aveva impedito di commettere una sciocchezza. La signora Qian mi invitò cortesemente a casa sua, ma il tempo non me lo permetteva. Le nuvole al tramonto stavano per dissiparsi. Salii su una barca. Accidenti, avevo dimenticato ancora una volta di chiederle il nome completo e l'indirizzo.
Articolo tratto dal 12/2000 della rivista "La Cina ",distribuira da China International Book Trading Corporation |
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