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Come il Giappone affronta i terremoti
2008-06-02 10:42:51 cri    

Il terremoto che ha colpito il distretto di Wenchuan, nella provincia del Sichuan, ha attirato l'alta attenzione dei vari ambienti giapponesi. Il Giappone è un paese ad alta sismicità, con oltre un migliaio di sismi percepibili all'anno e una media di circa 2,7 al giorno. L'alta sismicità ha portato i giapponesi a creare una serie di efficaci misure di prevenzione e di soccorso, al fine di ridurre al minimo le perdite arrecate dalle calamità. Di conseguenza i giornalisti di Radio Cina Internazionale hanno intervistato i dipartimenti e gli esperti interessati giapponesi, invitandoli a illustrare le loro esperienze di lotta e di prevenzione dei sismi. Ecco di seguito un servizio in merito:

Il vice direttore dell'Ufficio delle contromisure d' emergenza del Dipartimento antincedio giapponese Hiroshi Honjyo ci ha illustrato le misure di risposta del dipartimento a violenti terremoti e ad altre gravi calamità naturali. Egli ha detto:

"In caso di calamità naturali su vasta scala, l'intero personale del Dipartimento antincedio deve immediatamente raggiungere l'Unità di crisi antincendio, per raccogliere e valutare le informazioni provenienti dalle aree sinistrate; secondo i casi, si contattano gli organismi interessati del governo per decidere se inviare o meno nelle zone colpite squadre antincendio di soccorso e personale del Dipartimento nazionale antincendio."

Storicamente il Giappone è stato colpito da violenti terremoti che hanno provocato un gran numero di morti e feriti, perciò l'adozione di misure preventive costituisce l' esperienza accumulata sul lungo periodo dal paese nella risposta ai sismi e alle altre calamità naturali. A partire dalla scuola elementare, i giapponesi ricevono nozioni sulla prevenzione e lotta alle calamità. Il vice direttore dell'Ufficio di prevenzione delle calamità del Dipartimento antincendio giapponese Kazuyuki Yoshinaga ci ha detto:

"La cosa fondamentale è impartire nozioni di prevenzione delle calamità a partire dalla scuola elementare. Ad esempio, durante le lezioni, spiegare ai bambini il motivo dei terremoti e come difendersi qualora accadano. Noi sin da piccoli cominciamo a fare esercitazioni di difesa dalle calamità, in cui impariamo a nasconderci sotto i tavoli in caso di terremoto e a rifugiarci in luoghi ampi. Queste esercitazioni nell'infanzia sono iniziate con la nostra generazione."

Kazuyoki ha sottolineato che ognuno deve avere una coscienza di autodifesa, ossia in casa di terremoto o altre calamità naturali, occorre avere la coscienza dell' aiuto reciproco a superare le difficoltà. Quindi il governo giapponese sostiene energicamente le organizzazioni spontanee locali di prevenzione delle calamità. Secondo i dati, fino al primo aprile 2007 il 70% delle famiglie giapponesi aderiva ad organizzazioni del genere.

Egli ha precisato che le varie città, distretti e villaggi del Giappone dispongono di materiali di prevenzione, così da prevenire il verificarsi di calamità naturali. Per ovviare alle carenze, anche le strutture amministrative di livello superiore a città, distretto e villaggio devono predisporre di materiali di soccorso e prevenzione dei terremoti. In considerazione della situazione di interruzione dei collegamenti stradali dopo i terremoti, il governo ha ordinato ad ogni famiglia di predisporre dell'acqua potabile e dei generi alimentari per tre giorni, oltre a medicinali d'emergenza, apparecchi radio, torce elettriche, denaro in contanti, libretti bancari, abiti, ecc., sistemati in una borsa da portar via in qualsiasi momento in caso di terremoto.

Il direttore del servizio di contromisure ai terremoti dell'ufficio di protezione civile del Dipartimento antincendio del Ministero degli Interni giapponese ci ha presentato l'opuscolo "Cosa fare in caso di terremoto?", che descrive in modo dettagliato come comportarsi di fronte ad un sisma. Oltre alla lingua giapponese, il libretto contiene spiegazioni in cinese, inglese, portoghese e in altre lingue: evidentemente i redattori hanno considerato anche gli stranieri che vivono in Giappone.

Suminao Murakami, direttore dell'Istituto di ricerche di pianificazione urbanistica anticalamità del Giappone, appartenente alla prima generazione di esperti impegnati nel settore, si dedica alla ricerca e promozione della costruzione di rifugi in mezzo ai complessi di edifici urbani. Egli ci ha detto:

"Procediamo alla creazione di zone verdi tra le fabbriche e i quartieri urbani. Al presente questo piano è già applicato in molte località. Il delta del fiume Koto, a Tokyo, è un' area ad altissimo rischio, per cui vi abbiamo creato sei rifugi, che originano una struttura a forma di croce. Dall'inizio di questo lavoro negli anni sessanta del secolo scorso, un'area di 110 ettari della città è già stata trasfromata in parco. Il parco, in qualità di rifugio, è molto importante.

Suminao Murakami, che ha una formazione di architetto, afferma che anche nella progettazione degli edifici occorre una coscienza antincendio. Di fronte alla mappa di un progetto architettonico, ci ha detto:

"Abbiamo progettato un piccolo spazio ad ogni piano dove i bambini possono giocare, e da cui, in caso di catastrofi, esce dell'acqua. Si tratta del nuovo Shinjuku Nomura Building, un progetto architettonico raro anche in Giappone. All'altezza delle scale abbiamo iniettato aria compressa per evitare l'entrata del fumo."

Questi dettagli di progettazione possono svolgere un ruolo importante quando la popolazione vi si rifugia. Egli ci ha presentato i suoi punti di vista anche sul problema di come costruire edifici antisismici:

"Le pareti orizzontali e verticali devono mantenere l'equilibrio. Gli architetti che infrangono questo equilibrio non sono bravi. Alla fin fine, che intensità di terremoto gli edifici devono riuscire a sostenere? Questo dove esser deciso dall'intera società. Ora invece in Giappone dei metodi di risposta al terremoto si occupano professori di ingegneria e di meccanica edilizia, che costruiscono edifici sempre più solidi, però questo è economico e corrispondente o meno agli interessi dell'intera società? Penso che per decidere che tipo di edifici costruire, occorra prima passare attraverso un'ampia discussione sociale."

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