Il 12 agosto a Beijing, nel corso di una conferenza stampa, il vice Ministro del commercio cinese, Fu Ziying, ha affermato che nonostante da alcuni segnali emerga che attualmente la tendenza al calo del commercio estero cinese stia rallentando, tuttavia, grazie all'influenza di una serie di fattori, fra cui le non chiare prospettive della ripresa economica globale e il riapparire del protezionismo commerciale internazionale, nella seconda metà di quest'anno affronterà ancora varie difficoltà, con prospettive ancora non chiare. Ecco di seguito un nostro servizio in merito:
A causa dei contraccolpi della crisi finanziaria globale, nel novembre scorso, il commercio estero cinese ha visto terminare la rapida crescita durata 7 anni consecutivi. Secondo i dati statistici, a luglio di quest'anno il valore dell'import-export ha visto una riduzione per il 9 mese consecutivo rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Da gennaio a luglio di quest'anno, la riduzione è stata del 22.7% su base annua.
A partire dalla fine del 2008, il governo cinese ha applicato una serie di misure per stabilizzarlo, e queste al momento hanno già mostrato risultati preliminari, così che il calo ha già riscontrato un'attenuazione. Secondo i dati resi noti l'11 agosto dalla Dogana generale cinese, lo scorso luglio il valore totale dell'import-export cinese ha superato i 200 miliardi di dollari, in crescita di circa il 10% rispetto al mese precedente. Di questa quota, l'export è tornato nuovamente a toccare i 100 miliardi di dollari.
Nel corso della conferenza stampa tenuta il 12 agosto dall'Ufficio stampa del Consiglio di Stato cinese, il vice ministro del commercio, Fu Ziying, ha osservato che stabilizzare la dimensione del commercio estero riveste un importante significato per la ripresa dell'economia cinese. Ha affermato:
"Quest'anno e il prossimo, in una situazione così difficile per il settore, potremo ancora mantenerlo a 2000 miliardi di dollari o oltre. Questa cifra è necessaria per il mantenimento dello sviluppo stabile e rapido dell'economia nazionale, attraverso l'uso del mercato interno ed estero".
Ha aggiunto che nel mercato internazionale la percentuale di prodotti cinesi esportati ha visto un aumento, mentre la struttura di quelli di import-export ha visto un ulteriore miglioramento. Dai dati sul commercio estero resi noti recentemente da Usa, Ue e Giappone, nei primi 5 mesi la proporzione di merci cinesi nell'importazione totale di tali paesi ha visto un aumento di oltre il 3%, con quella Usa cresciuta del 4.1%.
Tuttavia, Fu Ziying ha affermato che attualmente i 3 grandi fattori che arrecano contraccolpi al settore non sono ancora cambiati e che le prospettive del commercio estero cinese nel secondo semestre non sono chiare. Ha affermato:
"Ritengo che questi 3 grandi fattori non siano ancora cambiati. In primo luogo, non vi sono grandi possibilità di una ripresa economica internazionale a breve termine. Inoltre, al momento la modalità di consumo degli europei e degli statunitensi stanno cambiando; tutti sanno che la percentuale di risparmio di questi ultimi è aumentata da circa lo 0% al 6.9%, influenzando ad un certo grado l'esportazione dei prodotti cinesi. Infine, il protezionismo commerciale ha visto un ulteriore aggravamento."
Quanto quest'ultimo, Fu Ziying ha parlato del caso degli pneumatici cinesi esportati negli Usa; ha osservato che manca sia di fondamento che di basi legali. Dal 2004 al 2008 l'esportazione di questo prodotto verso gli Usa è aumentata di 3 volte. Nello stesso tempo, i profitti dei commercianti produttori di pneumatici Usa sono raddoppiati; si può dire che la crescita dell'esportazione del paese verso gli Usa non abbai arrecato danni sostanziali ai commercianti statunitensi. Fu Ziying ritiene che le azioni messe in atto dagli Usa non avranno effetti positivi su nessuna delle due parti. Ha dichiarato:
"Riteniamo che queste abbiano violato le regole della WTO e siano una forma di protezionismo commerciale; allo stesso tempo, crediamo che tale "caso di tutela speciale" abbia anche danneggiato gli interessi dei cittadini statunitensi. In realtà, sin dal 2002, questi casi speciali sono già stati sei; ogni volta il governo Usa decide infine di non applicare misure considerando i propri interessi e la situazione generale delle relazioni economiche Cina-Usa. Questa volta auspichiamo che possa prendere nuovamente una decisione giusta."
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