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Il 16 luglio il vice presidente dell'Associazione islamica cinese Adilijiang Ajikelimu, e il presidente dell'Istituto di etnologia e sociologia dell'Università centrale delle Minoranze, professor Yang Shengmin, hanno concessa un'intervista ai giornalisti cinesi e stranieri sulla politica etnica e religiosa cinese. L'attenzione dei giornalisti era incentrata sugli incidenti del 5 luglio ad Urumqi. In merito, i due esperti hanno affermato che questi incidenti sono unicamente crimini violenti slegati dai problemi etnici e religiosi.
Gli incidenti del 5 luglio ad Urumqi finora hanno provocato 192 morti e oltre 1700 feriti. Inoltre più di 330 negozi e 600 auto sono stati incendiati, causando enormi perdite economiche. Quanto ai gravi incidenti, il governatore della regione autonoma del Xinjiang Uygur, Nuer Baikeli, nel suo discorso televisivo pronunciato il giorno successivo, ha detto che si tratta di un tipico incidente guidato dall'esterno, attuato all'interno, premeditato ed organizzato.
In merito, il professor Yang Shengmin ha affermato che ci sono prove concrete in grado di dimostrare che i disordini sono stati istigati e organizzati da Rebiya Kadeer, ecc., e non si tratta di un problema di contraddizioni etniche emerso all' improvviso. Dalle molte indagini da egli condotte negli ultimi anni nel Xinjiang emerge che la maggioranza degli Uygur è soddisfatta della politica etnica statale, e che non esistono affatto le cosiddette "contraddizioni etniche":
"Si può notare che gli incidenti sono avvenuti improvvisamente e rapidamente, ma sono anche venuti meno all'improvviso. Perchè nelle altre parti dell'enorme Xinjiang quasi nessuno ha risposto? Perchè nella regione i rapporti tra Uygur e Han sono fondamentalmente buoni, quindi gli incidenti non avevano una base sociale e popolare. In Xinjiang, dal 2004 al 2006, ho condotto molti sondaggi, in particolare fra gli Uygur, sulle loro opinioni sugli Han, e su come siano i rapporti fra le due etnie. La maggioranza ritiene che i rapporti siano normali, e la maggior parte degli Uygur è soddisfatta della politica etnica del governo della regione autonoma del Xinjiang, e la sostiene."
Il vice presidente dell'Associazione islamica cinese, Adilijiang Ajikelimu, di etnia Uygur, ci ha illustrato in base alla sua esperienza personale l'armonia esistente sul lungo periodo fra le varie etnie in Xinjiang. Ha detto:
"Anch'io sono di Urumqi, e sono cresciuto in un quartiere multietnico. Ricordo che allora la gente delle varie etnie del Xinjiang, compresi gli Uygur, viveva armoniosamente. Non solo io, nel Xinjiang, a Urumqi, anche i miei amici e parenti hanno dei buoni rapporti con gli Han e con le altre etnie con cui vivono."
Dopo gli incidenti del 5 luglio ad Urumqi, il governo cinese ha adottato un atteggiamento aperto e trasparente verso i media dei vari paesi, impegnandosi per offrire facilitazioni ai loro reportage. Tuttavia una minoranza dei media si è dimostrata parziale nei suoi articoli, provocando malintesi fra gli stranieri sulla soluzione degli incidenti del 5 luglio da parte del governo cinese, avanzando la versione che 'la Cina reprime i musulmani', ecc. Adilijiang Ajikelimu ha detto:
"Gli incidenti del 5 luglio ad Urumqi sono gravi crimini violenti contrari allo spirito fondamentale di pace, calma e armonia della religione islamica. Di consequenza non hanno rapporto con la religione e l'etnia. Il Xinjiang conta oltre 10 milioni di musulmani e circa 25mila moschee. Durante le violenze, nessun religioso si è macchiato di crimini, quindi queste non hanno alcuna relazione con la versione della 'repressione dei musulmani', ma sono unicamente dei crimini che vanno rigorosamente puniti con gli strumenti legali." |
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