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Quella di Dawan, nella città di Urumqi, è una zona multietnica suddivisa in 13 quartieri di diverse dimensioni. La sera degli incidenti del 5 luglio, anche nelle vicinanze del quartiere Changleyuan di Dawan si sono verificate gravi violenze di pestaggi, assalti, saccheggi e incendi. Una settimana dopo gli incidenti, i nostri giornalisti hanno visitato una famiglia Uygur del quartiere, ascoltando le sue opinioni.
Il quartiere Changleyuan è abitato da gente Han, Uygur e di altre etnie, e conta non pochi edifici di stile islamico. Entrati nel quartiere, abbiamo visto dei bambini che stavano giocando, degli adulti che chiaccheravano davanti all'ingresso di una bottega, e gruppi di persone che tornavano a casa reggendo gli ortaggi appena acquistati.
Abbiamo fatto visita a Tuersungul, una linguista di 70 anni che dopo la pensione è andata a vivere a Changleyuan con una nipote. La sera del 5 luglio, l'anziana non è uscita di casa, ma anche così le sembra ancora di sentire il frastuono delle violenze avvenute nelle vicinanze.
"Non ho mai visto cose del genere, quella sera d'un tratto sono avvenute delle violenze, i cani abbaiavano, e la gente gridava, il che mi ha riempita di paura."
La nipote di Tuersungul, Sabia, la sera delle violenze le stava tenendo compagnia in casa, mentre il marito aveva portato la figlia a fare un' iniezione all'Ospedale del popolo della Regione autonoma. Dopo cena, Sabia ha ricevuto una chiamata del marito, che le ha detto che nei pressi dell'ospedale erano in corso dei disordini. All'inizio, Sabia non ci ha pensato troppo, ritenendolo un semplice caso di ordine pubblico.
Alle nove di sera nel cortile si sono sentite delle esplosioni, mentre molti gridavano, al che Sabia ha capito che il marito non aveva esagerato. Nonostante il cortile fosse in pieno caos, temendo per il marito e la figlia, la donna è scesa di corsa in basso per capire la situazione, finendo per essere trattenuta all'ingresso del quartiere dalle buone anime dei vicini.
"Ho detto che volevo prendere un taxi per andare all'ospedale, ma un vicino mi ha trattenuto, dicendo: osi ancora andare all'ospedale? C'è ancora più confusione! Non hai visto le salme? Ho dato uno sguardo, e a 5-7 metri da me, ne ho viste 6-7 per terra."
Anche se è già passata più di una settimana dalla "domenica nera", ricordando la situazione di quella sera, la gente della famiglia si dimostra ancora in pena, e non osa credere che sia vero. Durante le violenze, un supermercato che frequentavano spesso è stato incendiato, il che rammarica molto Sabia e i suoi familiari.
"Andavamo spesso in quel supermercato, il padrone e il personale erano tutti Han, ed il 99% dei clienti Uygur, e tutti avevano dei buoni rapporti. Era aperto 24 ore su 24, e ci piaceva molto."
Gli armoniosi rapporti interetnici non si esprimono solo in tempi normali, ma nei momenti chiave della vita, l'aiuto reciproco tra i connazionali delle varie etnie risulta ancora più prezioso. La sera degli incidenti del 5 luglio, il marito di Sabia, lungo la strada di casa ha anche salvato un compatriota di etnia Han che stava scappando dai disordini. Sabia afferma che il marito le ha detto che al momento stava mettendo in moto la macchina, quando all'improvviso la porta dietro si è aperta, e un uomo l'ha supplicato di portarlo a casa. Il marito ha risposto: " Non c'è problema, sali pure!" L'ha portato a casa e solo dopo è ritornato a casa sua.
Quanto agli incidenti del 5 luglio, la famiglia di Tuersungul li ritiene delle violenze slegate dal problema etnico e si dimostra scontenta e indignata per certi reportage falsi di alcuni media stranieri. Agli occhi dell'anziana Tuersungul, tra le varie etnie che vivono nel Xinjiang non esistono affatto gravi contraddizioni e conflitti, per cui spera che queste possano continuare a vivere insieme in armonia.
"Le etnie che vivono nel Xinjiang hanno sempre avuto buoni rapporti fra di loro, quindi, nonostante gli incidenti, spero che potremo continuare a vivere insieme armoniosamente." |
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