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Dall'8 al 10 luglio si tengono all'Aquila il Summit del G8 e l'incontro di dialogo fra i leader del G8 e dei paesi in via di sviluppo. La risposta ai problemi della crisi finanziaria e dei cambiamenti climatici è uno dei temi principali dei lavori. In proposito, il 7 luglio il nostro corrispondente in Italia, Wang Baoquan, ha intervistato Renato Brunetta, famoso economista e ministro della Pubblica amministrazione e dell'innovazione italiano.
Secondo Brunetta, dal punto di vista della sua storia di sviluppo, l'esistenza del G8 è significativa solo col continuo ampliamento e rafforzamento della cooperazione con i paesi in via di sviluppo. Egli ha detto:
"Penso che il G8 nella sua evoluzione sia stato una grande istituzione pragmatica di governance dell'economia e delle regole mondiali, passando dal G5, al G6, al G7, per poi arrivare al G8. E' chiaro che in risposta alla globalizzazione, il G8 deve espandersi, ma non in maniera generalizzata, ma selettiva, cercando di volta in volta di inglobare quei paesi più significativi nei confronti dell'agenda. Quindi bene che il G8 si allarghi agli altri 5 grandi paesi che si sono affacciati alla ribalta della globalizzazione con un proprio peso, ma anche con proposte e specificità. Ma anche questo non basta, perchè ci sono il G20 e le altre dimensioni. La lezione che può venire da questa esperienza è la geometria variabile, ci deve essere una geometria variabile di governance per permettere la specializzazione delle agende, e degli attori rispetto alle agende. Quindi bene G8, bene G8+5, anche se questo non chiude il panel degli stake olders rispetto all'altra governance della globalizzazione. Lo standard delle regole è trovare le nuove regole della globalizzazione"
Dal punto di vista di Brunetta, il G8, o per così dire i paesi sviluppati, prestano sempre maggiore attenzione alla cooperazione con i paesi in via di sviluppo, perchè da un lato è una necessità dalla congiuntura economica mondiale, e dall'altro perchè i paesi in via di sviluppo svolgono un ruolo sempre maggiore nell'economia mondiale. Egli ha osservato:
"I paesi in via di sviluppo sono dei possibili catalizzatori della crescita, perchè le loro possibilità di crescita sono elevatissime, dato che la loro situazione delle infrastrutture, investimenti e sfruttamento delle materie prime è di bassissimo livello. Pertanto i potenziali di crescita dei paesi in via di sviluppo sono molto più alti di quelli dei paesi sviluppati. La Cina è un grande paese con enormi prospettive di sviluppo, con l'8-10% di crescita annuale, perchè aveva un ritardo di sviluppo e sta trascinando il resto dell'economia globale con questo ritardo."
Brunetta ha sottolineato che egli ritiene sempre che lo sviluppo dei paesi in via di sviluppo, fra cui la Cina, sia un'opportunità per l'Occidente. Egli ha detto:
"Non sono mai stato nella mia vita di economista uno che temeva per la concorrenza cinese. Infatti, i fatti hanno dimostrato che la concorrenza e il dinamismo cinese hanno fatto bene all'economia occidentale, non l'hanno distrutta. Questo l'abbiamo visto nell'ultima crisi. Senza la Cina, sarebbe stata più grave".
Secondo Brunetta, in qualità di paese in via di sviluppo, attualmente la Cina sta sviluppando il terziario, in particolare i servizi finanziari, e nel frattempo le cause dell'assistenza sociale e della sanità. Tutto ciò potrà arrecare delle opportunità alle imprese dei paesi europei, creando le condizioni affinchè il mondo esca dalla crisi finanziaria.
Quanto ai possibili risultati del Summit e della riunione di dialogo fra i leader del G8 e dei paesi in via di sviluppo, Brunetta ha osservato:
"Normalmente i grandi summit internazionali non danno risultati immediati, danno risultati culturali, di orientamento: dal G8 alla geometria variabile nasce la cultura della regolamentazione della globalizzazione. Questa è la misura dell'efficienza del G8. Come la misura dell'efficienza dell'Europa non si può misurare di anno in anno, ma sulla base della storia degli ultimi 50 anni." |
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