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L'Italia impegnata nel referendum sulla riforma della legge elettorale
2009-06-22 16:35:15 cri     

Il 20 giugno in Italia sono iniziate le votazioni del referendum sulla riforma della legge elettorale, della durata di due giorni, tuttavia la bassissima affluenza alle urne dà adito a timori sul suo esito.

Secondo quanto appreso, i temi principali del referendum sono l'abrogazione o meno dell'attribuzione di un premio alla coalizione di liste che ottiene più voti alle elezioni per la Camera, e della partecipazione dei candidati alle elezioni in più circoscrizioni, ecc.

Tuttavia, gli oltre 47 milioni di elettori italiani non dimostrano un forte entusiasmo per il referendum. Secondo i reportage dei media italiani, alle ore 22 del giorno 21, l'affluenza alle urne risultava solo del 16.4% . In base ai regolamenti pertinenti della Corte costituzionale italiana, il quorum necessario per rendere valido il risultato referendario deve superare il 50%, inoltre entro 5 anni è proibito tenere altri referendum del genere.

Sin dall'istituzione della Repubblica parlamentare in Italia nel 1946, il Parlamento italiano ha sempre applicato la rappresentanza proporzionale. Per la proliferazione dei partiti e la moltitudine delle fazioni partecipanti alle elezioni, spesso una decina di partiti ottengono seggi in Parlamento, il che rende instabile la base della coalizione di governo, con numerosi casi di caduta dei governi prima della fine del mandato. Dal 1994, nell'arena politica italiana si è gradualmente formato un quadro di alternanza al governo di alleanze di centro-sinistra e di centro-destra, mentre entrambe le fazioni hanno riconosciuto la necessità di rafforzare la propria stabilità e unificazione interna con la progressiva formazione di un sistema bipartitico, così da evitare il quadro di eccessivo cambio dei partiti al potere e di instabilità politica.

L'attuale legge elettorale è stata emendata prima delle elezioni dell'aprile 2006. La legge elettorale dell'allora premier Berlusconi, approvata grazie alla sua maggioranza di seggi in parlamento, stabilisce che per l'elezione dei parlamentari si applica il sistema della rappresentanza proporzionale percentuale, gli elettori votano il partito da loro sostenuto, ed i seggi della Camera e del Senato vengono del tutto assegnati in base alla proporzione dei voti favorevoli ottenuti dai vari partiti. La coalizione di partiti con più voti può anche ottenere un premio di seggi supplementari, così da garantire la maggioranza assoluta del 55% dei seggi alla Camera. Inoltre i candidati possono iscriversi in più circoscrizioni elettorali. Per evitare l'eccessiva dispersione dei voti, la legge elettorale stabilisce anche il tetto minimo dei voti per ottenere i seggi: per entrare alla Camera e al Senato la coalizione di partiti deve ottenere rispettivamente almeno il 10% e il 20% dei voti, mentre i partiti partecipanti alla coalizione rispettivamente almeno il 2% e il 3%; i partiti partecipanti individualmente alle elezioni possono ottenere seggi solo se ottengono rispettivamente almeno il 4% e l'8% dei voti. All'inizio, Berlusconi intendeva utilizzare la nuova legge elettorale per rafforzare la base della coalizione di centro-destra da lui guidata, tuttavia nelle elezioni dello stesso anno la nuova legge ha favorito l'avversario Prodi.

Tuttavia la coalizione di centro-sinistra guidata da Prodi non ha avuto dei giorni facili. Secondo un sondaggio pubblicato nel gennaio 2008 dal "Corriere della Sera", tre quarti degli italiani appoggiano la riforma della legge elettorale per cambiare lo status quo della coalizione di governo. Al tempo, oltre 600 mila persone hanno firmato una petizione, chiedendo la convocazione di un referendum. Inizialmente la Corte costituzionale italiana ha approvato la convocazione del referendum per la riforma della legge elettorale fra 14 aprile e 15 giugno 2008, tuttavia la caduta all'inizio dell'anno del governo Prodi ha costretto a rinviarlo al 2009.

Se il piano della riforma della legge elettorale venisse approvato, la futura soglia di accesso alla Camera dei vari partiti sarà innalzata al 4%, e a all'8% per il Senato. Inoltre, il sistema del premio di seggi alla Camera cambierà dalla coalizione che ha ottenuto la maggioranza dei voti al partito maggioritario, spianando progressivamente la strada al sistema bipartitico. Tuttavia visto che il referendum lede gli interessi intrinseci di numerosi partitini di destra e di sinistra, sin dall'inizio ha incontrato la loro strenua opposizione e resistenza. In aggiunta alla bassissima affluenza, non si esclude la possibilità di un aborto. Un caso del genere implica la continuazione per altri cinque anni dell'attuale quadro di proliferazione dei partiti e di instabilità politica nel paese.

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