Mentre istituzioni come il FMI e la Banca Mondiale stanno considerando se definire le previsioni sullo sviluppo economico globale di quest'anno una "crescita fragile" o un "ingresso nella recessione", un'altra importante istituzione che influenza il commercio globale, la WTO, il 23 marzo ha espresso una chiara conclusione sul quadro commerciale globale del 2009. Il rapporto emesso lo stesso giorno dalla sua sede generale di Ginevra afferma infatti che nel 2009 il volume del commercio globale vedrà la fine della tendenza alla continua crescita protrattasi per decenni, presentando un crollo storico di circa il 9%, la più grave contrazione del commercio dopo la seconda guerra mondiale.

Il rapporto di previsione commerciale afferma che nel 2009 la situazione della contrazione delle entità economiche avanzate risulterà più grave, con un margine di ribasso di circa il 10%, mentre quella delle entità economiche in via di sviluppo si aggirerà sul 2-3%. Gli economisti della WTO sono arrivati a questa conclusione dopo profonde analisi del quadro del commercio globale nel 2008, collegate alla tendenza di sviluppo dell'attuale crisi finanziaria globale. Il rapporto non inserisce nel conteggio i possibili fattori di fluttuazione provocati dai prezzi delle merci, focalizzandosi invece sulla quantità del commercio delle merci. Secondo il documento, nel 2008 il volume del commercio globale ha visto una crescita del 2%, inferiore al margine del 4.5% previsto dalla WTO. Gli Usa, la Cina e la Germania hanno occupato fermamente i primi tre posti per il volume dell'import-export. La ricerca dimostra che sebbene il 2% di tasso di crescita non sia ideale, è stato del tutto trainato della crescita del commercio del primo semestre. Nel secondo semestre del 2008, il commercio globale ha iniziato a dimostrare una tendenza al ribasso. I ricercatori hanno notato le strette relazioni tra la tendenza al ribasso del commercio e la crisi finanziaria americana, che procedono quasi parallele.

Secondo il documento, dopo la crisi, numerose entità economiche hanno varato dei piani di stimolo economico, ma solo il tempo dimostrerà se queste misure riusciranno a meno ad ottenere i risultati previsti. Tuttavia, dal punto di vista dell'influenza della crisi finanziaria sull'economia sostanziale e degli effetti latenti delle misure di salvataggio del mercato, è difficile che nel 2009 il commercio globale presenti un'evidente ripresa. Tuttavia il rapporto nota anche alcune tracce positive, affermando che nel mese di febbraio l'importazione di parecchie economie emergenti dell'Asia-Pacifico ha presentato una chiara tendenza alla crescita. Secondo gli economisti della WTO, si tratta solo dei dati di un mese, inoltre la crescita dell'import comprende il fattore dei consumi festivi, per cui occorre molta prudenza nell'esprimere conclusioni, tuttavia queste cifre sembrano lasciar intravedere una certa mitigazione della tendenza al ribasso del commercio.

Il direttore generale della WTO Pascal Lamy sottolinea nel rapporto il ruolo reciproco fra la crescita del commercio e la crescita economica. Egli afferma che negli scorsi decenni, la continua crescita del commercio è stata la principale forza motrice dello sviluppo economico globale, quindi lo stimolo del ripristino della crescita del commercio può anche diventare un efficace strumento di salvataggio dell'attuale crisi globale. Egli ha osservato che l'imminente Summit del G20 costituirà una speciale occasione per i vari Paesi presenti di ricercare congiuntamente delle efficaci misure di risposta al ribasso del commercio e di persistere nella sua apertura, ribadendo inoltre in particolare una posizione di opposizione al protezionismo.

Egli ha aggiunto che alcune economie emergenti, al fine di proteggere l'occupazione nazionale, hanno inserito contenuti protezionistici nei loro piani di stimolo economico. Tuttavia gli elaboratori di misure del genere devono essere del tutto consci che lasciando fuori della porta i prodotti esterni, la controparte potrà sicuramente adottare delle misure corrispondenti, per cui così facendo non solo non è possibile proteggere l'occupazione, ma si prolungherà anche la durata della crisi.