Prof. Stefano Porcelli, Università della Cina di Scienze Politiche e Giurisprudenza (CUPL), dottore di ricerca dell'Università degli studi di Roma "Tor Vergata"
L'approvazione della Parte Generale del Codice Civile rappresenta la realizzazione di un nostro sogno durato oltre 60 anni. In questo modo il Professor Jiang Ping, uno dei più autorevoli tra i giuristi cinesi, ha salutato l'approvazione della Parte Generale del Codice Civile; la Professoressa Fei Anling, invece, la definisce come una pietra miliare lungo la via dell'elaborazione di leggi in materia di diritto civile nella Repubblica Popolare Cinese.
È venuto così a compiersi un ulteriore, decisivo, passo nel percorso iniziato nell'ultimo periodo della dinastia Qing quando, nella modernizzazione del diritto, si optò per seguire la via della Tradizione Romanistica ed una bozza di codice civile ispirata in prevalenza ai modelli giapponese e tedesco vide la luce nel 1911. A causa della caduta della dinastia questa non entrò però mai in vigore ed analoga sorte toccò alla bozza del 1925. Nel 1931 entrò in vigore un Codice Civile, ma venne abrogato dopo la costituzione della Repubblica Popolare. Nel 1956 (da qui il riferimento di Jiang Ping ad un sogno durato 60 anni) fu proposta una nuova bozza che non venne approvata, così come non entrò in vigore la successiva del 1964. Dopo il periodo del "nichilismo giuridico", con l'avvio, sul finire degli anni '70, delle politiche di apertura e riforme, fu compiuto un nuovo tentativo, ma ritenendosi che non fosse stata ancora raggiunta un'adeguata maturità, neanche la bozza del 1982 ebbe successo, scegliendosi di proseguire con l'approvazione di 'leggi su singole materie'. Un nuovo Gruppo di lavoro venne istituito nel 1998, tuttavia, data l'urgenza di coprire con adeguate discipline alcune rilevanti aree del diritto (ad es. proprietà e diritti reali, responsabilità da illecito civile etc.) si preferì concentrare gli sforzi e continuare con la più rapida emanazione di leggi su singole materie. Nel 2002 venne comunque presentata al Comitato Permanente dell'Assemblea Nazionale del Popolo (ANP) una bozza di codice, ma non fu approvata.
Rispetto al 2002 la situazione è ora diversa: sono state dettate norme su tutte le aree del diritto e, piuttosto, emerge in modo sempre più chiaro la necessità di coordinamento tra le varie norme dettate nel corso delle ultime decadi. Inoltre, la Legge sui Principi Generali del Diritto Civile della Repubblica Popolare Cinese del 1986 che, come puntualmente chiarito dalla Professoressa Fei Anling, era chiamata a svolgere la funzione di un codice civile conciso, iniziava, sotto alcuni profili, a mostrare la necessità di venire aggiornata.
In una recente Decisione del Comitato Centrale del Partito Comunista (23 ottobre 2014) è stato quindi dato impulso alla compilazione del Codice Civile. Sia la comunità scientifica che il legislatore si sono messi al lavoro sin dai primissimi giorni che ne fecero seguito e, dopo che per ben tre volte il progetto è stato sottoposto dal Comitato Permanente della ANP a consultazione pubblica, venendo, anche alla luce dei risultati di tali consultazioni, per tre volte modificato, il testo definitivo della Parte Generale è stato sottoposto all'Assemblea in seduta plenaria ed approvato lo scorso 15 marzo con ben 2782 voti a favore. Questa entrerà in vigore il primo ottobre 2017.
Il testo approvato, che consta di un totale di 206 articoli divisi in 11 capitoli recanti delle norme fondamentali, delle norme in materia di persone fisiche, persone giuridiche, organizzazioni prive di personalità giuridica, delle norme sul negozio giuridico etc. si sostanzia in una sorta di 'messa a punto' ed 'aggiornamento' della menzionata Legge del 1986. La nuova Parte Generale sarà la base su cui verranno poi a poggiarsi le altre parti del Codice Civile che, come da più parti ribadito anche nel corso delle "due sessioni" tenutesi nei giorni scorsi, si ritiene sarà completato entro il 2020.
La parte generale del codice civile, per dirla con il Professor Sandro Schipani, "si può considerare l'estremo punto dello sviluppo, realizzato dalla pandettistica, del metodo dei giuristi romani che costituiscono il diritto in sistema" e, proprio in tale solco, viene a collocarsi quest'ultima fatica del legislatore cinese resa possibile, appunto, anche grazie al decisivo contributo della scienza giuridica. Il dialogo della Cina con il Sistema e nel Sistema del Diritto Romano è stato negli ultimi anni estremamente proficuo. Per quanto riguarda l'Italia, già dalla seconda metà degli anni '80 del secolo scorso, il Professor Jiang Ping per la CUPL di cui era Rettore ed il Professor Sandro Schipani per l'Università degli Studi di Roma Tor Vergata, avevano avviato una collaborazione che ha dato e continua a dare molti frutti. Ad esempio, all'ultima Conferenza Annuale della sezione di diritto civile della China Law Society, che ha, ovviamente, avuto come centro il tema dell'elaborazione della Parte Generale, la delegazione straniera è stata organizzata dal Professor Riccardo Cardilli dell'Università di Roma Tor Vergata e ne ha fatto parte anche la Professoressa Aida Kemelmajer de Carlucci che ha riportato le esperienze riguardanti l'elaborazione del nuovo Codice Civile argentino essendo la Stessa uno dei tre membri del Comitato Ristretto che ne ha diretto i lavori.
La Cina trae dal sistema del Diritto Romano principii, norme e schemi giuridici fornendo in cambio elementi che, caratterizzati dalla plurimillenaria cultura cinese, così come da quanto dato in risposta alle esigenze che una dinamica società del XXI secolo è chiamata ad appagare, giungono ad arricchirlo come, ad esempio, la espressa consacrazione, nell'articolo 9 della Parte Generale, del principio della conservazione delle risorse e della protezione dell'ambiente.