Il calcio giovanile cinese si tinge di nero-azzurro
  2016-11-27 18:48:28  cri

A cura di Piero Cellarosi e Liu Pai

In Italia, il settore giovanile dell'Inter rappresenta da sempre un modello all'avanguardia per la formazione di giovani calciatori; al fine di promuovere questo know-how all'estero, nel 2008, è stato lanciato Inter Academy, un progetto che mira a diffondere la metodologia avanzata d'allenamento del vivaio nerazzurro in altre parti del mondo. Negli ultimi due anni, di pari passo con il varo di diversi progetti riguardanti il calcio da parte del governo cinese e con l'ingresso della nuova proprietà cinese Suning nell'Inter, Inter Academy sta puntando sempre di più sulla Cina, un Paese dove il calcio sta diventando sempre più popolare e che, grazie anche al nuovo ct della Nazionale Marcello Lippi, è sempre più legato al calcio italiano. In merito, Radio Cina Internazionale ha intervistato il direttore dell'area tecnica di Inter Academy, Marco Monti, che ha illustrato lo sviluppo del progetto in Cina.

Mister Marco Monti, innanzitutto ci può fornire un quadro generale sul progetto Inter Academy?

Inter Academy nasce nel 2008 con l'obiettivo di internazionalizzare il nostro know-how tecnico, riferito al settore giovanile. È un progetto che fonda le sue basi su quella che è la formazione dei tecnici stranieri con cui andiamo a collaborare; inoltre, insieme ai nostri tecnici italiani, facenti capo al network del nostro settore giovanile, e in collaborazione con i tecnici stranieri in loco, andiamo a formare i giovani calciatori locali. In questo momento, oltre alla Cina, stiamo lavorando in Medio Oriente, in Giappone, in Brasile e stiamo iniziando a lavorare in altri paesi del Sudamerica. Il nostro non è un progetto di branding, ma un progetto tecnico. Quindi vogliamo crescere gradualmente, nella necessità e con la prospettiva di dover usufruire di risorse tecniche interne, che vanno preparate per vivere queste esperienze all'estero. Per questa ragione, non vogliamo avere tantissime Academy nel mondo, ma quelle che abbiamo e che vorremmo aprire devono rispettare i parametri tecnici organizzativi che noi abbiamo in Italia. C'è un progetto di sviluppo, c'è un progetto di ampliamento della struttura, ma non esagerato; la peculiarità del progetto è quella di strutturare dei percorsi di alta specializzazione. Cresceremo, ma vogliamo crescere con calma.

Al momento, in Cina, sono tre le scuole calcio coinvolte nel progetto - una a Shanghai, una a Nanchino e una a Pechino, tutte inaugurate tra questo e lo scorso anno. A livello organizzativo, come sono strutturate queste tre scuole? In che modo è finanziato il progetto in Cina?

Noi definiamo degli accordi pluriennali con delle entità istituzionali, quindi pubbliche o private, che diventano a tutti gli effetti nostri partner. A fronte di servizi tecnici che noi prestiamo ai nostri partner, viene pagato un fee annuale, che è in funzione dell'impegno e dei servizi che vengono prestati. Allo stesso modo, i tre progetti in Cina, che sono nati tra l'anno scorso e questa stagione, vedono impegnati costantemente, con suite trimestrali, sei nostri tecnici italiani - che collaborano con i tecnici locali di Shanghai, di Pechino e di Nanchino - che a loro volta sono stati formati preventivamente in Italia, attraverso dei corsi di specializzazione nel nostro centro sportivo di Milano. È un impegno importante da parte nostra, però crediamo che il fatto di formare, preventivamente, i tecnici cinesi che, coadiuvati dai nostri tecnici italiani, lavorano sul posto, dia un livello di formazione, un livello di sviluppo di quella che è l'attività tecnica, ottimale. Per noi è fondamentale avere questo tipo di formazione e di presenza dei nostri tecnici italiani in loco, cosa che ci viene anche sollecitata e richiesta dai vari partner.

Che tipo di benefici Inter Academy si propone di portare al movimento calcistico cinese? Quali sono gli obiettivi principali del progetto e a chi si rivolge in particolare?

Per noi lavorare a livello di settore giovanile significa investire non solo in termini di risorse umane, ma soprattutto in tempo. Crediamo che l'attività giovanile debba avere, per forza, uno sviluppo nel medio-lungo periodo, perché la formazione - che noi iniziamo intorno a 6 anni con i nostri bambini - prevede una continuità e un lasso di tempo importante. In funzione di questo, per forza noi dobbiamo formare, in primis, i tecnici locali, con cui però non vogliamo avviare un processo per così dire "mordi e fuggi", nel senso che per noi sarebbe anche più facile e meno dispendioso in termini di tempo e risorse dare delle brochure o dei libri su cui sono esposte le nostre esercitazioni e lasciarli, poi, da soli a sviluppare questo tipo di processo. L'idea, invece, è quella di formare dal punto di vista della capacità di analizzare - un domani, anche non in nostra presenza - le necessità, gli obiettivi e, di conseguenza, i mezzi di allenamento con cui poter procedere. Per riassumere il concetto, non pensiamo di essere i più bravi, ma sappiamo e abbiamo una metodologia che è ben chiara e strutturata; partendo da questo modo di interpretare il calcio giovanile, attraverso questa formazione condivisa vorremmo mettere i tecnici locali, un domani, nella condizione di poter procedere in modo abbastanza autonomo.

Quanti sono gli istruttori cinesi che hanno iniziato la formazione presso Inter Academy?

Attualmente, in Cina direttamente abbiamo coinvolti una cinquantina di allenatori tra le tre unità operative. Allo stesso modo, siccome parte importante dell'attività viene svolta anche nelle scuole delle varie città, di volta in volta vengono approcciati e si inizia un processo formativo su tanti allenatori o potenziali allenatori, professori di educazione fisica che hanno questa necessità di sviluppare, insieme a noi, l'attività calcistica nelle scuole. Quindi, dai cinquanta attuali, sicuramente, si sta ampliando la nostra formazione di tecnici. Io penso che, a regime, su queste tre realtà arriveremo ad avere un centinaio di allenatori coinvolti.

All'inizio di quest'anno, il governo cinese ha lanciato un programma a lungo termine per la creazione di più scuole calcio e infrastrutture calcistiche, al fine di formare un maggior numero di giovani calciatori e, più in generale, innalzare il livello tecnico del Paese a partire dal settore giovanile. Il programma del governo ha, in qualche misura, influenzato la decisione di Inter Academy di puntare sulla Cina?

Inter Academy vuole cercare di far crescere questo movimento calcistico in Cina, che sappiamo tutti ha delle potenzialità enormi e c'è proprio questa volontà del presidente cinese di arrivare, nell'arco di qualche anno, ad avere una Nazionale competitiva, quindi un livello calcistico importante. Noi, nel nostro piccolo, abbiamo il nostro modo di pensare il calcio giovanile, abbiamo il nostro modo di interpretarlo e quindi ci auguriamo di poter dare una mano in questo senso. In ogni caso, per noi la Cina è sempre stato un paese strategico. Avevamo iniziato a trattare con i nostri partner attuali ancora prima di questa "presa di posizione" del governo cinese; allo stesso modo, vista la nuova strategia dirigente, siamo ancora più coinvolti. Abbiamo una nuova proprietà che è cinese, nella persona di Mr. Zhang che fa capo a un gruppo importante come Suning, che ha investito nell'Inter anche nella prospettiva di far crescere, insieme a noi, il movimento calcistico cinese e, quindi, credo che le due necessità si sposino perfettamente. Noi con entusiasmo, con passione e con voglia ci siamo buttati a capofitto in questa avventura.

Da quanto sa Lei, oltre all'Inter, ci sono altri top club italiani o europei che hanno progetti simili in Cina?

Immagino di si, nel senso che nelle varie parti del mondo in cui lavoriamo ci troviamo spesso in "concorrenza" con altre realtà italiane o europee. Quello che ci contraddistingue - e che vorrei sottolineare – è però che rispetto ai competitor, il nostro progetto affonda le sue basi sulla diretta estrazione: noi siamo il braccio operativo all'estero del nostro settore giovanile. Tutti i tecnici coinvolti - in primis io, che ho avuto la fortuna di giocare nel settore giovanile e di lavorarci come allenatore e adesso mi è stata data questa responsabilità di dirigere da un punto di vista tecnico il progetto – escono, arrivano e hanno esperienza nel nostro settore giovanile. Non ci avvaliamo di "tecnici esterni", credo che questa sia una sostanziale differenziazione, che ci dà una marcia in più rispetto ai nostri competitor, che a volte magari usufruiscono di risorse umane o tecniche non provenienti direttamente dalla struttura interna. I programmi di lavoro sono quelli che noi attuiamo a Milano, abbiamo una idea di strutturare dei percorsi che noi chiamiamo "piramidali", dove all'apice della piramide c'è il settore giovanile di élite e, a scendere, tutte delle strutture intermedie, legate a società affiliate e centri di formazione, che anche in Italia ci contraddistinguono in modo importante rispetto ai competitor. Quindi è una struttura molto articolata, specializzata, e crediamo di fare, nel nostro piccolo, non solo da apripista ma anche di avere una struttura che ben si sposa, in questo momento, con le necessità del calcio cinese. Per lavorare con i giovani bisogna attuare processi nel medio-lungo periodo. I nostri progetti vanno dai tre ai 10 anni, come arco di tempo. Per poter gestire questi progetti, alla base c'è la qualità dei nostri tecnici, quindi la necessità di formarli, di crescerli, di metterli nelle condizioni di operare al meglio all'estero.

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