Durante la visita del premier cinese Li Keqiang in Italia nel 2014, Cina e Italia hanno firmato una serie di accordi bilaterali in diversi settori, il primo firmato tra tutti, riguarda un progetto per il trasferimento tecnologico di una piattaforma di sequenziamento genetico nella prova pre-parto non invasiva dal gruppo cinese BGI al laboratorio Bioscience Genomics, guidato in prima persona dal Prof. Giuseppe Novelli, Magnifico Rettore dell'Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", che, durante un'intervista esclusiva a Radio Cina Internazionale, ha fatto il punto del progetto dopo due anni dall'avvio ed ha nutrito grandi prospettive per le collaborazioni tra Cina e Italia nelle biotecnologie in ambito medico e nella bioinformatica.
Prof. Giuseppe Novelli, durante la quinta edizione del Forum sino-italiano sull'innovazione, tenutosi il 16 ottobre 2014 a Milano, è stato firmato un accordo quinquennale tra il gruppo cinese BGI ed il laboratorio Bioscience Genomics riguardante l'autorizzazione all'utilizzo della piattaforma tecnologica di sequenziamento genetico nella prova pre-parto non invasiva in favore di un laboratorio italiano. In questo progetto, è coinvolta anche l'Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", ci potrebbe illustrare un pò il progetto?
La BGI è la più grossa compagnia di genomica che c'è al mondo, detiene il 35% del mercato mondiale, e io sono molto contento che insieme al laboratorio Bioscience abbiano deciso di investire nella nostra Università. Questo l'hanno comunicato in borsa a New York. Loro hanno una tecnologia straordinaria sulla genomica, noi abbiamo dei giovani bravi e talentuosi e soprattutto abbiamo un corso di laurea in bioinformatica, che è necessaria per lo sviluppo delle nuove piattaforme che utilizza BGI soprattutto nel settore della diagnostica prenatale non invasiva; cioè attraverso un prelievo di sangue fatto dalla madre in gravidanza noi possiamo stabilire il rischio che il feto, quindi in grembo portato dalla madre, possa avere o meno una malattia genetica. Naturalmente questo oggi è un test di screening non diagnostico, ma necessita di essere implementato perché il futuro è questa tecnologia; e noi insieme a loro abbiamo un programma di ricerca per sviluppare questa metodica e questa tecnologia. E' stata ed è una bella esperienza perché alcuni nostri giovani laureati sono già stati in Cina per un periodo di stage ad imparare questa tecnica ed oggi sono stati assunti da Bioscience a tempo pieno. Quindi è un primo esempio di realizzazione concreta in Italia di una company internazionale che investe in una università italiana.
Durante un'intervista rilasciata in quel momento, il Ceo di BGI-Europa, Li Ning, ha osservato che il significato del progetto genetico sino-italiano sta nella possibilità di offrire, in questo settore, servizi di alta qualità e prezzi molto favorevoli rispetto alla concorrenza; dopo due anni dalla firma dell'intesa, abbiamo appreso che il progetto sta andando molto bene, con circa 500 casi trattati ogni mese, al contempo abbiamo sentito che siano in corso delle discussioni per un laboratorio simile a Milano, ci potrebbe fare il punto al momento?
Esatto, l'esperienza sviluppata a Roma sta per essere replicata adesso presso l'Ospedale San Raffaele di Milano dove ci sarà un clone del laboratorio nostro in collaborazione con BGI e Bioscience e so che il laboratorio milanese è già pronto. In questo modo anche da Milano ci sarebbe l'opportunità per offrire al Nord queste tecnologie a scopo di screening e di servizio per molte altre persone, soprattutto i medici che vogliono sapere come fare per avere informazioni su questo. Noi abbiamo fatto un protocollo molto interessante, cioè non siamo solo quelli che arrivano qui e arriva il campione, ma i nostri esperti possono, dov'è necessario, offrire una consulenza genetica alle coppie a rischio. Questo è molto importante perché i test genetici vanno erogati sempre con una consulenza pre-test e post-test, quindi su questo stiamo lavorando bene. Credo che ci siano opportunità di sviluppare questa tecnologia anche nei confronti dei tumori prossimamente.
Visto che la tecnologia genetica coinvolta in questo progetto è stata sviluppata dal gruppo cinese BGI, alcuni esperti ritengono che le biotecnologie in Cina abbiano raggiunto un livello importante, qual è la Sua opinione al riguardo? Come giudica il livello delle biotecnologie cinesi di oggi?
Attualmente molto buono e molto positivo, lo vediamo dai numeri delle pubblicazioni, dei brevetti che sono sviluppi, anche dei progetti, come i big projects che soltanto strutture con una tecnologia grande ed estesa ed un numero di dipendenti adeguati può oggi mettere in piedi e realizzare. Attualmente, come non a caso le dicevo prima, BGI detiene il 35% del mercato mondiale, il che vuol dire che passi da gigante ne hanno fatti. Secondo me l'idea che loro hanno nell'apertura nei confronti dell'Europa non è solo legata ad un fatto di mercato, ma gli interessa scoprire anche nuove idee per fare innovazione, e lei sa che le Università sono fabbriche di idee, centri di innovazione e centri della creatività. Quindi l'idea di investire, non solo in Italia ma anche in altri paesi dell'Europa, è proprio quella di cercare nuove idee, perché sappiamo benissimo, e i colleghi cinesi lo sanno, che la loro tecnologia è bella e funzionale ma con la velocità oggi dell'innovazione entro tre anni deve essere cambiata, e allora ci vogliono idee nuove. Credo che investire nell'Università sia una scelta strategica importante.
Secondo Lei, per quanto riguarda le biotecnologie, quali dovrebbero essere le principali opportunità su cui focalizzare le sinergie tra Cina e Italia?
La biotecnologie e della bioinformatica sono settori di grande interesse, la bioinformatica è ancora poco sviluppata. Ma oggi nessuno può permettersi di fare genomica senza bioinformatica, perché è fondamentale. Ed oggi abbiamo pochi laureati in bioinformatica, anche perché noi li laureiamo ma poi c'è bisogno che facciano pratica sul campo, e secondo me il database di BGI che mi risulta essere uno dei più grandi al mondo su tutta la genomica, non solo umana, potrebbe essere di grande interesse per fare dei corsi di formazione e per offrire competenze ai nostri laureati in bioinformatica, questo lo vedo come un grande sviluppo allo stato attuale, l'altro campo di sviluppo è quello ovviamente delle nano tecnologie in genere, quindi la possibilità di applicare queste tecniche per scoprire nuovi farmici e per aprire a nuovi antibiotici e vaccini.
Quale è il ruolo che può essere svolto dall'Università di Tor Vergata che lei guida?
Tor Vergata è stata una delle prime Università in Italia insieme a Bologna ad aprire un corso di laurea in bioinformatica, per cui non ce ne sono molti, in Italia mi risulta solo due, forse un terzo lo stanno aprendo adesso e qui perché vogliamo investire in questo settore. Avere delle partnerships con società o companies così importanti in questo direi che è cruciale e fondamentale nel nostro progetto che abbiamo chiamato " Terza missione", cioè l'opportunità dell'Università di aprirsi al mondo produttivo, alle società per aprire i nostri laboratori e magari anche ricevere stranieri che lavorano su questi campi per insegnare o fare delle collaborazioni molte produttive. I miei colleghi stanno anche lavorando su altri settori, il settore della giurisprudenza. Il professore Cardilli ed altri che collaborano con Università cinesi, perché vediamo che c'è un grande interesse culturale verso il nostro paese, non soltanto sullo sport che in questi giorni va di moda, diciamo che la scienza è fondamentale.