Ultimamente si è tenuto presso la sala d'esposizione del Centro del commercio internazionale di Beijing il China Education Expo 2012, a cui hanno partecipato delegazioni di oltre 500 università provenienti da 38 paesi e regioni.
Anche se in questa edizione della fiera il paese ospitante era la Germania, l'Italia ha partecipato all'Expo con oltre 20 università per fornire ogni tipo di informazione agli studenti e ai genitori.
Ma la crisi del debito europeo condizionerà la mobilità studentesca cinese nel Bel Paese?
Dalle parole dei rappresentanti di alcune delle università più frequentate dagli studenti cinesi, si evince che la crisi non ha diminuito la passione degli studenti cinesi per l'Italia. Secondo i dati di Uni-Italia, negli ultimi cinque anni, il numero degli studenti che vanno a studiare in Italia è cresciuto del 209%...
Secondo il signor Ortolani, la crisi del debito in Italia ha coinvolto il sistema finanziario, senza esercitare alcuna influenza sul sistema dell'istruzione, anzi, sempre secondo il signor Ortolani, gli studenti cinesi saranno ulteriormente favoriti dalla svalutazione dell'euro e dalla crescita dello Yuan.
In Italia ci sono ancora delle università famosissime, come ad esempio La Sapienza di Roma, con pochissimi iscritti cinesi. Queste università però non vogliono stare indietro e quindi a questa edizione del China Education Expo hanno anche partecipato prestigiose università italiane poco conosciute dagli studenti cinesi.
Però, per gli studenti cinesi, l'Italia non significa tutta rosa e fiori.Il Dottor Xing Jianjun, responsabile di Uni-Italia in Cina, che in questi anni sta seguendo intensamente tutte le procedure della mobilità studentesca cinese in Italia, e di conseguenza ha avuto i feedback di tantissimi studenti e genitori, egli ha anche parlato dei problemi che gli studenti cinesi hanno incontrato in Italia:
"In base ai feedback che ho avuto in questi due e tre anni, ho riscontrato che i problemi principali degli studenti cinesi in Italia sono questi: il primo problema riguarda la precarietà degli studenti, l'Italia è diversa dagli altri paesi, per andare a studiare in Italia, gli studenti devono prima avere una formazione linguistica, dopodichè devono anche dare l'esame di amissione, solo se passano l'esame possono iscriversi, e questo dà a loro un senso di precarietà. Un altro problema riguarda la lingua. Inoltre, c'è anche qualche problema nella fase di preiscrizione, adesso in Italia agli studenti cinesi è permesso scegliere solo una materia, non è come in Cina dove è possibile scegliere in base alla graduatoria del punteggio dell'esame sostenuto per entrare all'università, e anche questo è un aspetto a cui gli studenti cinesi si adattano con fatica. Un altro problema è la riassegnazione e lo spostamento da un'università all'altra."
Per risolvere questi problemi, il signor Xing ha anche fatto delle proposte. Sentiamo:
"Con l'aumento della "quantità" degli studenti cinesi, è necessario garantire anche la loro qualità, questo è un problema sistematico per la cui soluzione è necessaria una collaborazione tra Uni-Italia e le varie università italiane. Per quanto riguarda l'aumento del livello di lingua degli studenti, oltre alla proposta di prolungare la formazione linguistica pre-partenza, avanzata dal signor Ortolani, stiamo considerando se elevare la soglia della domanda degli studenti, in base alla nostra osservazione, il livello di lingua inglese e il punteggio dell'esame per entrare all'università sono molto collegati ai loro eventuali studi di italiano, quindi possiamo coinvolgere anche questi indici negli standard relativi alla domanda. Inoltre, abbiamo notato che la modalità del Politecnico di Torino, che prevede un corso di inglese il primo anno e contemporanemente il potenziamento della formazione di lingua italiana, ha avuto una certa efficacia. Per quanto riguarda la precarietà degli studenti, forse in futuro impareremo dalla Francia e dalla Germania, anticipando di un anno la domanda alle università italiane."
Durante il forum sulla mobilità studentesca Cina-Italia, il Dott. Cheng Jiacai, vice direttore del Centro per il servizio della mobilità studentesca del Ministero dell'Istruzione cinese, ha parlato del problema dell'autenticazione dei titoli di studio conseguiti in Italia:
"Viste la complessità e la peculiarità dell'istruzione universitaria italiana, in particolare di quella AFAM, alcuni titoli di studio non sono ancora stati inseriti nell'ambito degli accordi tra il governo italiano e cinese, e quindi il nostro centro deve ancora svolgere delle ricerche su alcuni titoli di studio."
Il dottor.Cheng ha anche proposto una collaborazione, proprio per migliorare e garantire la qualità dei titoli di studio conseguiti all'estero e facilitare così il lavoro del Centro di Servizio:
"Speriamo di rafforzare le collaborazioni concrete delle agenzie per la garanzia di qualità dell'istruzione di due paesi. Per esempio, si può costituire un meccanismo di cooperazione con il nostro Centro di servizio, il Centro Informazioni Mobilità Equivalenze Accademiche e l'Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca dell'Italia, e le due parti, per un certo periodo, si forniscono le informazioni riguardo il proprio standard di riconoscimento e sistema di garanzia di qualità dei titoli di studio conseguiti all'estero, così da confermare la correttezza e l'oggettività dei giudizi in merito."