Mi è sempre piaciuto il deserto. Ci si siede su una duna di sabbia, non si vede nulla, non si sente nulla, e tuttavia qualche cosa risplende nel silenzio…
Questa è una riflessione dello scrittore francese Antoine de Saint Exupery sul deserto. La Cina è il terzo paese del mondo per estensione e di conseguenza offre una grande varietà di climi e paesaggi. La parte occidentale del paese è dominata da importanti catene montuose, da Altopiani dal paesaggio molto arido, ma anche da deserti. La zona desertica copre circa 1 milione di km2 in Cina. I deserti si snodano dalla parte ovest della Regione Autonoma del Xinjiang fino ad est nella provincia dell'Heilongjiang.
I due terzi della superficie desertica della Cina si trovano nel Xinjiang. Il deserto di Taklimakan, che copre un'area di 330 mila kmq a sud del bacino del Tarim, è la propaggine occidentale del deserto del Gobi. E' il maggiore deserto della Cina e il secondo deserto dalle dune più mobili del mondo. La sabbia del Taklimakan è la più sottile al mondo e si libra nell'aria al minimo soffio di vento. A Marzo, con l'arrivo del vento caldo del nord-ovest, la sabbia inizia ogni anno il suo nuovo viaggio. Il deserto è caratterizzato da dune molto alte, che raggiungono i 150-200 metri, e che arrivano ad estendersi anche per chilometri.
Seguiremo le tracce di una delle più antiche rotte carovaniere della Cina, che da Lanzhou, un'antica città sul fiume Giallo, attraverso i deserti dell'oasi di Dunhuang, l'estremo avamposto della Cina antica in Asia Centrale, arriva sino ad Urumqi, il capoluogo della Regione Autonoma del Xinjiang.
Partiamo allora da Lanzhou, che anticamente fu un importante centro sulla Via della Seta per il commercio di lana e del tè fra Cina e Mongolia, e raggiungiamo le straordinarie grotte di Binglingsi. Le grotte di Binglingsi, chiamate "le grotte dei mille Buddha" si trovano all'interno di un canyon vicino al bacino di Liujiaxia e sono raggiungibili solo in battello. Il livello dell'acqua nel bacino permette l'accesso alle grotte solo tra giugno e ottobre. L'intero complesso è disposto su 4 piani ed è formato da 34 grotte ornate da affreschi e 149 nicchie, con 694 sculture e 82 statue di terracotta, raffiguranti bodhisattva e divinità guardiane di squisita fattura e recanti una chiara influenza della tradizione indiana. Protagonista di questo scenario spettacolare è una gigantesca statua, alta 27 metri, di Maitreya, il Buddha del Futuro.
Anche il Museo Provinciale del Gansu, a Lanzhou, merita una visita per la splendida scultura bronzea del Cavallo Volante del Wuwei, risalente a 2000 anni fa e ritrovato nel 1969 a Wuwei, sotto un tempio, in una tomba della dinastia Han. Il cavallo è alto 14 cm ed è rappresentato al galoppo che posa uno zoccolo su una rondine in volo.
Lasciamo allora Lanzhou e procediamo verso nord-ovest, lungo il corridoio dell'Hexi, la storica rotta che attraversava la provincia cinese del Gansu ed era utilizzata come principale passaggio dalla Cina settentrionale alla regione del Xinjiang e all'Asia centrale da commercianti e militari. Facciamo una piccola sosta a Wuwei per visitare il tempio Leitai con la famosa tomba dove fu ritrovato il cavallo volante.
Procediamo allora il nostro viaggio verso Zhangye. Zhangye fu per lungo tempo un punto di sosta importante per carovane e viaggiatori sulla Via della Seta e si dice che Marco Polo vi abbia passato un anno.
La piacevole località di Zhangye è molto famosa per la sua statua di "Buddha dormiente", la più grande della Cina. La statua, lunga 35 metri e alta 8, dalle forme aggraziate e dall'espressione serena, si trova all'interno del Tempio del Grande Buddha, una struttura in legno del 1098, risalente alla dinastia degli Xia occidentali.
Lasciamo allora il Gansu per entrare nella parte occidentale della Regione Autonoma della Mongolia Interna occupata dal misterioso altopiano del Gobi-Alashan, uno dei deserti più ostinati e duri al mondo.
Per la sua peculiare fisionomia geografica, l'altopiano del Gobi-Alashan è chiamato "terra misteriosa della Cina". Le piste carovaniere passavano ai suoi margini e i più grandi esploratori ebbero sempre timore di sfidarlo.
Qui si trova il deserto di Badan Jaran, il deserto dalle dune fisse più alte del mondo, che arrivano anche a 500 metri di altezza. Nonostante il clima arido e il vento impetuoso, queste dune riescono a mantenere una simile altezza, poiché sono attraversate da numerosi corsi d'acqua sotterranei.
Il deserto di Badan Jaran è caratterizzato dal più grande gruppo di laghi esistenti al mondo in un'area desertica. Nel deserto si trovano infatti più di cento laghi di acqua sorgente disseminati fra le dune, alcuni d'acqua dolce e altri salati. Questi laghetti danno il nome al deserto che in lingua mongola significa laghi misteriosi. Percorrendo il deserto a bordo di una jeep, si aprono davanti ai nostri occhi paesaggi mozzafiato, come l'oasi di Badan Jilin con un piccolo monastero buddista.
Dopo tre giorni di traversata del deserto in direzione nord-ovest si raggiungono le rovine di Khara Khoto, la "Città Nera", in cinese "Heicheng", capitale dell'antico impero dei Tanguti (1035 circa). La fortuna della città fu legata particolarmente alle carovane di mercanti che vi facevano sosta andando dalla Cina verso Occidente.
Per questo, a partire dalla metà del secolo VIII, fu anche teatro di numerose battaglie tra tibetani, uiguri, tanguti e mongoli. La città fu poi assediata dai mongoli di Gengis Khan e inghiottita dal deserto.
Khara Khoto venne fortunatamente riscoperta dall'esploratore russo Kozlov, che riuscì a localizzarla durante una spedizione nei primi anni del '900. Fu grazie alla sua scoperta che oggi possiamo ricostruire l'identità e la cultura di un popolo che per due secoli e mezzo fu protagonista della scena cinese.
La Khara Khoto di oggi si presenta semisepolta da un deserto di grande fascino e avvolta da leggende. Gli oltre 3500 oggetti che furono portati alla luce durante gli scavi, sono per lo più conservati al Museo di Stato dell'Ermitage a San Pietroburgo nella Collezione "Khara Koto".
Procediamo verso Ejina, al confine con la Mongolia, fino a raggiungere le sponde di un lago circondato dalla tipica steppa desertica mongola. Il paesaggio è molto affascinante e caratterizzato da boschi di enormi pioppi millenari (popular diversifolia).
Il nostro viaggio continua verso Jiayuguan. I 400 km. di deserto, che separano Jaiyuguan da Dunhuang, la nostra prossima destinazione, si snodano lungo il corridoio di Hexi, una striscia di paesaggio lunare fiancheggiata da due catene montuose, punteggiata e interrotta, a tratti, da oasi che fanno dimenticare di essere in un deserto.
Jiayuguan fu un antico avamposto in epoca Han e fin dall'epoca della dinastia Ming venne considerato il confine occidentale dell'impero. Qui si trova l'ultima fortezza della Grande Muraglia, costruita dai Ming nel 1372, a più di 5000 km di distanza dall'estremità orientale del tratto di Shanhaiguan.
La fortezza di Jiayuguan, l'estremità occidentale della Grande Muraglia, era il posto dove finiva la Cina, oltre il quale cominciavano zone di selvaggio deserto. E' il monumento più importante del corridoio dell'Hexi e la sua posizione fra i monti Qilian a nord, perennemente ricoperti di neve, e le nere montagne Mazong (Criniera di cavallo) a sud, non potrebbe essere più spettacolare e di maggiore importanza strategica.
A: Lasciamo Jiayuguan e procediamo verso est… verso Dunhuang. Dopo ore di viaggio in direzione di Dunhuang, il monotono paesaggio desertico si trasforma in campi coltivati e rigogliosi che si aprono sullo sfondo di ondulate dune di sabbia di Dunhuang .
Dunhuang si trova nella provincia del Gansu e in cinese significa "fiorente"… questa città, per la sua posizione strategica ai bordi del deserto di Taklimakan e vicino a quello di Gobi, ai tempi delle vie carovaniere era infatti incredibilmente prospera ed una delle più importanti mete di pellegrinaggio nel mondo antico.
Oggi a Dunhuang si possono ammirare le sorprendenti grotte di Mogao, situate proprio in prossimità del deserto, a circa 25 chilometri a sud-est dalla città. Un tempo molti carovanieri si fermavano qui per pregare e chiedere protezione per la loro traversata del deserto.
Le grotte di Mogao, dichiarate patrimonio mondiale dall'UNESCO, rappresentano una delle massime espressioni artistiche del Buddismo. Si tratta in realtà di templi che furono scavati in una parete di arenaria lunga 1600 metri, tra il V e l'VIII secolo d. C., decorati con ogni sorta di scultura e affresco di inestimabile valore.
Dopo un lungo viaggio in treno, eccoci arrivati all'oasi di Turpan, nota anche come Turfan, nella Regione Autonoma del Xinjiang Uyghur. L'oasi si trova in un bacino naturale a ridosso della catena montuosa del Tian Shan, a circa 150 metri sotto il livello del mare. L'oasi sopravvive alle scarsissime precipitazioni, alle estati torride e agli inverni freddissimi, grazie al sistema dei karez, i canali sotterranei che portano l'acqua dai ghiacciai della catena montuosa del Tian Shan.
A Turpan possiamo visitare il Minareto di Emin, del 1770, costruito in semplice stile afgano, le grotte di Bezeklik, le tombe di Astana, necropoli imperiale dell'antica città di Gaochang; le estese rovine della città morta di Gaochang, importante tappa della Via della Seta, fondata durante la dinastia Tang nel VII secolo; la città morta di Jiaohe, la cui fondazione risale alla dinastia degli Han occidentali e dichiarata patrimonio indisponibile dall'UNESCO.
" … Ho già attraversato tante volte queste sabbie, disse il cammelliere, ma il deserto è tanto grande, gli orizzonti rimangono così lontani da farti sentire piccolo e lasciarti senza parole… "
Con questa frase di Paulo Coelho termina il nostro viaggio alla scoperta dei deserti cinesi.