Le Grotte di Mogao
  2014-11-20 15:40:56  cri

Le Grotte di Mogao, chiamate anche Grotte dei Mille Budda, sono la più straordinaria scoperta culturale del 20° secolo in Cina. Si trovano a Dunhuang, all'estremità ovest del corridoio Hexi, nella Cina nord-occidentale, e sono famose per i meravigliosi dipinti murali e statue buddiste. La loro costruzione ebbe inizio nel periodo dei 16 Regni, verso il 366 d.C., e nelle epoche successive nacquero 735 grotte, 45 mila mq di dipinti murali e 2415 statue di argilla, che rendono il complesso un tesoro mondiale di arte buddista. I più di 50 mila reperti emersi nella Grotta dei Sutra, scoperta un secolo fa, portarono alla nascita degli Studi di Dunhuang, ossia le ricerche sui documenti storici e sull'arte di Dunhuang. Nell'odierno programma, vi presenteremo le Grotte di Mogao, inserite nella lista del Patrimonio Culturale mondiale nel 1987.

Infatti Dunhuang era un'importante città lungo l'antica Via della Seta, e le opere d'arte scoperte nelle Grotte di Mogao sono tesori che testimoniano gli scambi del passato tra la Cina e il mondo esterno.

Inizieremo a parlarvi delle Grotte di Mogao dal punto di vista turistico. In luglio a Dunhuang, la lunga estate è solo a metà, ma le grotte vivono la loro stagione d'oro del turismo. Le guide amano iniziare o terminare l'itinerario di visita in una piccola grotta, la famosissima Grotta dei Sutra.

Più di un secolo fa, questa grotta non era ancora conosciuta: la sabbia all'ingresso ne copriva tutti i segreti…

Nell'anno 1900, il primo del 20° secolo, il monaco taoista Wang Yuanlu viveva una vita tranquilla e monotona. Le agitazioni sociali che travagliavano la Cina rendevano difficile trovare un posto ove ritirarsi. Dopo il suo arrivo alle Grotte di Mogao nel 1897, egli si fermò qui, diventando abate del tempio presso le grotte. Infatti, mille anni dopo la sua introduzione in Cina, il Buddismo si era integrato con la religione autoctona cinese, il Taoismo, quindi non c'è da stupirsi che un taoista presiedesse un tempio in origine buddista.

Il monaco taoista Wang Yuanlu si dava molto da fare per ottenere donazioni, anche se il suo maggiore lavoro era spazzare la sabbia accumulata dal vento nelle grotte.

Un giorno, un'improvvisa scoperta scompigliò la sua vita tranquilla. In una lettera all'imperatrice vedova Cixi, egli così descrisse il processo della scoperta:

"Improvvisamente la parete del monte si è fessurata, io e gli operai abbiamo scavato con le zappe, ed è comparsa la luce di una grotta, piena di antichi testi sacri."

Allora il monaco taoista non poteva immaginare che sia la gloria che la vergogna erano ormai a pochi passi da lui.

Nella primavera del 1907, la carovana di cammelli dell'esploratore Marc Aurel Stein avanzava nel deserto lungo l'antica Via della Seta. Questo inglese di origine ungherese era un grande appassionato di civiltà scomparse. Questa volta la sua meta erano le Grotte di Mogao, 25 km a sud-est della città di Dunhuang, un luogo sacro del Buddismo con oltre 1500 anni di storia. Nel mare di sabbia, Stein cercava di trovare la direzione per Dunhuang.

Ritornando indietro di 1600 anni, nel 4° secolo d.C. qui si trovava solo una ripida parete montuosa, in direzione ovest-est, serpeggiante per più di un km da nord a sud. Il monte Mingsha e il monte Sanwei circondavano in silenzio una piccola oasi, e l'acqua della sorgente scorreva giorno dopo giorno fin davanti alla parete.

Al tramonto di un giorno dell'anno 366, il monaco Yuezun arrivò qui e vide una scena straordinaria: sul monte Sanwei, di fronte, comparvero delle luci splendenti, in cui emersero migliaia di Budda. Egli credette che fosse un segno inviato dal Budda Sakyamuni,, quindi decise di scolpire un grotta sulla parete di fronte al monte Sanwei. Ebbe così inizio la storia di più di 1200 anni di costruzione delle Grotte di Mogao.

 

Per ricordare il merito del monaco di aver iniziato la costruzione delle grotte, i posteri iniziarono a chiamare il posto Grotte di "Mogao", che in cinese significa "nulla è più grande" (di questo monaco). Ecco l'origine del nome delle grotte. Dalla prima grotta creata da Yuezun, all'epoca Yuan, nel 12° secolo, la storia della costruzione delle grotte pare una staffetta ininterrotta. Le grotte sulla parete sono fitte come le cellette di un alveare, al punto che col tempo diventò difficile trovare un posto adatto a scolpire nuove grotte.

Lo splendore delle Grotte di Mogao si deve soprattutto al viaggio verso occidente di un inviato imperiale.

Nell'anno 138 a.C., l'imperatore Han Wudi, Liu Che, incaricò il giovane Zhang Qian di attraversare il deserto per comunicare con l'etnia Darouzhi, trasferitasi in Asia centrale, cercando di persuaderla a combattere contro gli Unni. Anche se le due spedizioni verso ovest di Zhang Qian non realizzarono l'obiettivo dell'imperatore, i suoi 15 anni di avventure crearono la fama della Via della Seta. Sulla parete nord della grotta n.323, si possono vedere i dipinti murali più antichi sui viaggi verso ovest di Zhang Qian. In seguito l'imperatore Han Wudi inviò i generali Wei Qing e Huo Qubing ad attaccare gli Unni, nell'intento di ampliare il territorio della dinastia al corridoio Hexi. Vennero costruite le quattro città di Wuwei, Zhangye, Jiuquan e Dunhuang, e le fortezze di Yumenguan e Yangguan, permettendo così il libero transito lungo la Via della Seta. Le carovane di cammelli facevano la spola da est a ovest e viceversa. Partendo da Changan, la capitale dell'impero Han, questa via commerciale arrivava fino ai territori dell'Impero Romano. Dunhuang era un importante centro di transito lungo questo itinerario.

A percorrere la Via della Seta non erano solo i mercanti, con le loro carovane di cammelli cariche di merci, ma anche i monaci, con i sutra in spalla, intenti a diffondere il Buddismo. Questi si trattenevano spesso a Dunhuang nel corso dei loro viaggi verso est. Quelli che rimanevano di più, cercavano nelle pareti del monte un posto adatto a costruire una grotta per meditare in solitudine. La parete del monte accanto al ruscello Daquan, a una ventina di km dall'attuale capoluogo distrettuale Dunhuang, era il posto ideale per via dell'arenaria di cui è fatta, facile da scolpire, in più il clima secco favorisce la conservazione delle statue di argilla e dei dipinti murali. Inoltre si trova vicino ad un'importante via di trasporto, permettendo agli abitanti locali e ai mercanti di passaggio di venire a pregare e a finanziare la scultura di grotte. Di solito il posto era tranquillo, e quindi ottimo per la meditazione e lo studio della dottrina buddista.

La più antica delle grotte di Mogao è la n.268, chiamata "Grotta Zen" perché suddivisa in quattro nicchie in grado di ospitare ognuna un solo monaco. Durante la meditazione, occorre star lontani dai disturbi del mondo e dimenticare se stessi, solo così si arriva all'illuminazione. Nella grotta n.285, a sinistra e a destra della sala principale ci sono 4 nicchie per lato, riservate alla pratica dello zen. I bordi del soffitto della grotta recano dipinte 35 nicchie zen, fuori delle quali compaiono belve e cacciatori che colpiscono dei bufali con le frecce, mentre i monaci all'interno, seduti a gambe incrociate e con gli occhi chiusi, esprimono la quiete della perfetta meditazione. La statua di un monaco in una nicchia della parete est riproduce perfettamente la pratica religiosa effettuata al tempo nelle Grotte di Mogao.

Durante il lungo viaggio verso Dunhuang, la sua carovana di uomini e cammelli passò in mezzo a mille difficoltà, e il freddo e la mancanza d'acqua li portò ad un passo dalla morte. Grazie alle antiche torri di segnalazione nel deserto e a un po' di fortuna, Stein raggiunse finalmente le Grotte di Mogao. Allora, l'abate Wang Yuanlu era altrove occupato nella ricerca di donazioni, quindi Stein fu costretto ad aspettarlo. Nei giorni di attesa, andò così a perlustrare alcune grotte. Nonostante molte fossero danneggiate, scoprì con sorpresa che all'interno molte statue e pitture murali erano ancora intatte, e presentavano dei colori brillanti.

Sulla parete ovest della grotta n.257, si può vedere un dipinto murale di oltre 1500 anni fa che raffigura la storia del cervo di nove colori. Secondo la leggenda, un cervo di nove colori salvò un uomo finito nelle acque del Gange, che per ringraziarlo promise di non rivelare mai il luogo del suo rifugio. Tuttavia, per avidità, costui lo comunicò al re e alla regina. Quando il re stava per catturare il cervo, l'animale divino gli spiegò la vicenda, allora il re rinunciò alla caccia. Alla fine, il traditore ricevette la meritata punizione quando il suo corpo si coprì di ulcere.

Nella grotta n.428 c'è un altro famoso dipinto che narra la storia del principe Siddharta che durante una passeggiata vide una tigre e i suoi sette tigrotti che stavano morendo di fame. Quindi si ferì al collo con la corteccia di un albero e si gettò dalla cima di un monte, offrendosi in pasto alle tigri affamate. Quando il fratello arrivò sul posto, vide solo più le sue ossa bianche.

Secondo i Sutra buddisti, il cervo di nove colori e il principe sono incarnazioni precedenti del fondatore del Buddismo, Sakyamuni, che raggiunse l'illuminazione proprio per le sue opere di bene nei cicli di vita precedenti. Queste pitture raffiguranti la bontà di Sakyamuni in vite precedenti sono chiamate "storie delle vite precedenti".

Nella grotta n.285, un altro dipinto racconta la storia di 500 banditi che uccidevano, incendiavano e rubavano. Poi vennero arrestati, gli furono strappati gli occhi, e vennero esiliati su dei monti remoti. Sakyamuni, per la sua grande compassione, guarì i loro occhi e predicò loro la dottrina, e alla fine i 500 banditi diventarono santi. I dipinti di storie che narrano il ritorno nel mondo di Sakyamuni dopo aver ottenuto l'illuminazione, sono chiamati "storie della causa principale" del Karman.

Prima del ritorno dell'abate Wang, Stein decise di esplorare la Grande Muraglia a nord-ovest di Dunhuang. E fu davvero fortunato, perché in una torre di avvistamento scoprì col suo assistente dei testi cartacei simili a lettere. I caratteri erano ancora visibili, ma Stein, un archeologo che conosceva diverse lingue, non riuscì a riconoscerli. Solo dopo si venne a sapere che si trattava della scrittura dei Sugda, una delle maggiori etnie di mercanti dell'antica Via della Seta. I Sugda sapevano distinguere le pietre preziose, e trattavano soprattutto agata e perle, oltre a oggetti per la vita quotidiana. A Dunhuang, la compravendita di brave danzatrici era anche un importante obiettivo del loro commercio. Moltissimi Sugda si stabilirono qui, promuovendo la prosperità commerciale della zona.

Al contrario della prosperità del passato, all'inizio del 20° secolo, quando Stein arrivò a Dunhuang, vide una cittadina deserta e diroccata, senza alcuna traccia delle carovane, degli inviati e degli scambi fra oriente e occidente. Solo nelle Grotte di Mogao riuscì a trovare alcune ombre del passato.

In una grotta piuttosto antica, scolpita intorno al 5° secolo, Stein vide una statua che gli ricordò la scultura greca. Nel 3° secolo a.C., la spedizione di Alessandro Magno portò la sua gente e arte nella zona di Gandhara, in India. L'aureola di luce sul capo del Bodhisattva Maitreya a gambe incrociate assomiglia a quella di Apollo, con una posa maestosa. Le apsaras hanno un corpo grosso e corto, il petto nudo, grandi scialli sulle spalle e lunghe gonne. I visi dei personaggi hanno la pelle tinta secondo la tecnica indiana del rilievo, ossia strati di vermiglione su cui si dipingono in bianco il naso, gli occhi e le sopracciglia, mettendo in rilievo il volto e dando un senso tridimensionale alla pelle tramite pennellate di forma rotonda.

Nella nicchia della parete ovest, Sakyamuni e il Budda della ricchezza, con indosso il saio, illustrano la dottrina buddista. Le pieghe dell'abito sono rese con incisioni profonde o lievi, per cui paiono sottili come veli semi-trasparenti appena usciti nell'acqua. Questa tecnica è chiamata "dell'abito umido", e deriva anche dall'arte di Gandhara.

Una curiosità: il pittore Cao Zhongda, vissuto nella seconda metà del 6° secolo d.C., diventò famoso proprio per la tecnica dell'abito umido. Oggi non esistono più le sue opere, ma questa tecnica si può ritrovare nei dipinti murali delle Grotte di Mogao.

La rotta della spedizione dell'esploratore Aurel Stein dal Xinjiang verso est, simboleggia proprio la penetrazione reciproca tra le civiltà di occidente e oriente, che alla fine si riuniscono a Dunhuang.

Le colonne al centro di alcune grotte servivano alle deambulazioni dei fedeli, ed hanno origine dalle grotte Zhiti indiane. Quando vennero introdotte in Cina, gli artigiani cinesi trasformarono la colonna centrale da rotonda a quadrata, e sulla volta dell'anticamera sistemarono dei tetti pendenti, il che esprime alcune caratteristiche dell'architettura cinese. Le figure di Bodhisattva adottarono l'abbigliamento cinese, con corpi alti, visi allungati, occhi a mandorla e labbra sottili. La forma piatta e magra è un'evidente caratteristica dell'arte delle dinastie Wei e Jin, dal 3° al 6° secolo d.C.

Sui dipinti del soffitto della grotta n.285 compaiono le quattro divinità cinesi del tuono, fulmine, vento e pioggia, animali mitici e le immagini di Fuxi e Nuwa, con testa umana e corpo di serpente. Anche sui mattoni incisi di tombe della dinastia Han ritrovate a Dunhuang figurano delle immagini di Fuxi e Nuwa simili a quelle delle grotte. I due, che sono i progenitori della nazione cinese, tengono in mano il Guiju, uno stampo per le forme rotonda e quadrata, e il Modou, l'inchiostratore per tracciare le linee, e sul petto hanno una ruota con il disegno dell'uccello a tre zampe e del rospo, simboli del sole e della luna. Non esistono documenti storici che registrino chi fosse il padrone di questa grotta, come per molte altre grotte di Mogao, ma in una pittura murale si può vedere una tavola con la scritta: "Quarto anno di regno Datong della dinastia Wei", ossia l'anno 538 d.C. Al tempo, il capo esecutivo di Dunhuang era un tale chiamato Yuan Rong, proveniente da Luoyang, un membro della famiglia imperiale, il primo nobile mandato da una dinastia delle pianure centrali a governare Dunhuang. Nel frattempo era anche un fedele buddista, e faceva spesso ricopiare i Sutra. Una stele di pietra ricorda che fu Yuan Rong a far scolpire una grotta. Sarà forse la grotta n.285?

Le figure di offerenti della grotta possono offrirci degli indizi, visto che si tratta di coloro che ne hanno finanziato la costruzione. Queste lunghe figure di offerenti dimostrano che allora a finanziare i lavori non furono solo una-due persone, perché si possono riconoscere re, principi e concubine, fra cui dovrebbero anche figurare i coniugi Yuan Rong.

Nell'anno 589, l'imperatore Sui Wendi, Yang Jian, unificò la Cina, ponendo fine a 300 anni di separazione. Un imperatore buddista iniziò a governare il paese. Dalla nascita all'età di 13 anni, Yang Jian visse in un monastero femminile, e il figlio, l'imperatore Sui Yangdi, Yang Guang, fece personalmente il voto di diventare Bodhisattva.

Nei soli 30 anni della dinastia Sui, le Grotte di Mogao videro un apice di interventi, con tre nuove grotte costruite ogni anno. Le sculture si fecero progressivamente tonde e generose, e le apsaras dei dipinti acquistarono forme attraenti, rivelando l'imminente arrivo di una grande epoca storica.

Arrivato a Dunhuang, Stein non incontrò l'abate taoista Wang Yuanlu, occupato altrove a raccogliere donazioni. Nell'attesa, egli decise di esplorare i resti storici intorno alle Grotte di Mogao.

Nel maggio del 1907, dopo una breve esplorazione nei dintorni di Dunhuang, Stein incontrò finalmente il monaco Wang. Nel suo diario, Stein lo descrive così:

"E' orgoglioso e fedele alle sue responsabilità, ma ha un'aria un po' strana."

Ecco la prima impressione di Stein del monaco Wang.

"La mattina del giorno dopo, ho iniziato a esplorare alcune delle grotte principali e a fotografare i più importanti dipinti murali, così da nascondere il maggiore obiettivo della mia missione."

L'esploratore Stein era abituato ad aggiornare quotidianamente il suo diario, mentre il monaco Wang si ostinava a non voler aprire la porta della Grotta dei Sutra. Così Stein fu costretto ad abitare a lungo davanti alle grotte con la sua carovana, anche se non sapeva ancora di disporre già della chiave per aprire la Grotta dei Sutra.

Nell'anno 627 d.C., l'imperatore Tang Taizong, Li Shimin, salì al trono, dando inizio al periodo di regno Zhenguan. Al tempo, la Via della Seta, riaperta dall'imperatore Sui Yangdi dopo le invasioni dei barbari, venne nuovamente bloccata dai Tujue (un'antica etnia turca). Quattro anni dopo, il generale Li Jing dei Tang sconfisse i Tujue, e le tribù turche, prima invincibili, si sottomisero alla dinastia Tang. Da allora in poi, l'impero continuò ad ampliarsi verso ovest, stabilendo 5 distretti amministrativi nel corridoio Hexi, ossia Liangzhou, Ganzhou, Suzhou, Guazhou e Shazhou. Al tempo, Dunhuang era chiamata Shazhou.

Nell'anno della salita al trono di Li Shimin, il monaco Xuanzang iniziò il suo viaggio verso ovest alla ricerca dei sutra. Dopo aver percorso oltre 50 mila km, portò indietro centinaia di scritture buddiste, e registrò il suo viaggio nei "Ricordi del viaggio verso ovest al tempo della grande dinastia Tang". Sui resti dei dipinti murali delle Grotte di Mogao si possono ancora vedere delle scene del viaggio di Xuanzang alla ricerca dei sutra. A proposito, durante il suo viaggio di esplorazione verso le Grotte di Mogao, Stein portò con sé una copia dell'opera di Xuanzang, che egli riteneva coraggioso e degno di rispetto. Un giorno, improvvisariamente, si ricordò di una foto scattata al monaco Wang: alle sue spalle, non c'erano dei dipinti murali con la storia di Xuanzang? Inoltre sul bordo di un sutra portato dal monaco Wang, Stein e i suoi aiuti scoprirono il nome "Xuanzang", quindi poteva trattarsi del manoscritto cinese di un sutra tradotto da Xuanzang. Il comune rispetto verso Xuanzang permise a Stein di trovare un ponte di comunicazione, mentre il monaco Wang poco dopo iniziò a demolire di nascosto il muro di mattoni che bloccava l'ingresso della Grotta dei Sutra.

In epoca Tang, la costruzione delle Grotte di Mogao, che distano una ventina di km dalla cittadina di Dunhuang, raggiunse l'apice: falegnami, scultori, pittori ed altri artigiani arrivarono a frotte, e la scultura di grotte diventò una moda nella zona. In questo periodo, i dipinti murali di storie buddiste iniziarono a riempire le pareti delle grotte. Queste opere presentano uno stile maestoso e aperto, al pari della dinastia Tang, quando la cultura delle regioni occidentali, attraverso la Via della Seta, si integrò con la cultura della Cina centrale. Oggi possiamo avere un'impressione di questo tipo di scambi culturali nelle scene di danza e canto dipinte sulle pareti delle grotte. Le danze della Cina centrale erano per lo più lente, soavi ed eleganti, tuttavia nei dipinti murali di epoca Tang delle Grotte di Mogao, vediamo delle danze totalmente diverse: sono danze provenienti dalle regioni occidentali, libere, ritmiche e gioiose, che dopo la loro introduzione nella Cina centrale, diventarono subito di moda. Nel mondo buddista dei dipinti, a suonare e danzare sono i Bodhisattva, che onorano in questo modo il Budda.

Nell'anno 690, un gruppo di monaci era in viaggio verso la capitale orientale, Luoyang: essi intendevano offrire il Sutra Dayun all'imperatrice Wu Zetian, che lo comunicò all'intero paese, il che scatenò ovunque un'ondata di costruzione di statue del Budda Maitreya.

Il Palazzo a nove piani è la costruzione simbolo delle Grotte di Mogao. Situato nella parte centrale del complesso di grotte a nord, fu costruito sulla parete del monte per coprire un'enorme grotta che ospita unicamente una statua di Maitreya alta 35 metri. Si dice che il suo volto sia stato modellato secondo le fattezze dell'imperatrice Wu Zetian. Si tratta del progetto di maggiore dimensione nella storia della costruzione delle Grotte di Mogao, ed anche della statua d'argilla con base in pietra interna ad una grotta più grande del mondo, e viene chiamata "Grande Statua del Nord".

Nella grotta n.158, le figure dei dipinti intente a mutilarsi sono principi di vari paesi, venuti a esprimere il loro dolore per il nirvana del Budda. Al tempo, le minoranze dell'ovest della Cina avevano l'usanza di mutilare i loro corpi in segno di dolore. Tuttavia Sakyamuni è raffigurato sdraiato sull'altare con il sorriso sulle labbra e gli occhi semichiusi, senza alcun segno di dolore prima della morte. La sua posa esprime la dimensione del nirvana che considera la morte una gioia.

Nella grotta n.45, si possono vedere le statue d'argilla più espressive delle Grotte di Mogao. Il Budda è seduto al centro, con ai lati il maggiore discepolo Mahakasyapa, dall'espressione seria, e il minore, Ananda, giovane e intelligente. Le figure di Bodhisattva accanto ai discepoli sono belle e formose, con delle maniere calme e gentili. Portano sciarpe rosse di broccato, e in vita delle gonne a pieghe di seta sottile. I re celesti ai lati dei Bodhisattva, dagli sguardi rabbiosi, creano un'atmosfera di forza e potenza.

Nell'anno 755 scoppiò la ribellione di Anshi, e le truppe vennero trasferite ad est per reprimerla. Tutta la zona del corridoio Hexi finì nel caos. La città di Dunhuang venne circondata dalle forze ribelli, e i suoi abitanti vivevano nel terrore. Proprio allora, fu completata la grotta finanziata da Li Dabing, appartenente a un'influente famiglia locale. Si tratta di un'immensa grotta del Nirvana: la sala principale, rettangolare, contiene un altare con una statua del Nirvana di Budda, lunga 14,4 m. Non sappiamo se ci fossero motivi particolari per cui Li Dabin fece costruire una grotta in un periodo di disordini, tuttavia, come gli abitanti di Dunhuang continuarono a costruire grotte nel 6° secolo, al tempo dell'annientamento del Buddismo da parte dell'imperatore Zhou Wudi, si può dire che i locali affidavano il loro spirito alla santità di Mogao.

Sessantadue anni dopo, il locale Zhang Yichao, a capo di truppe ribelli, riconquistò Dunhuang e il corridoio Hexi.

Tre anni dopo, d'estate, egli inviò un messaggero a Chang'an per comunicare la vittoria e confermare l'ubbidienza alla corte Tang.

Quattro mesi dopo, egli fu nominato governatore. Appresa la notizia, organizzò un grande corteo celebrativo. Nella "Grotta del Merito" da lui costruita in seguito, ossia la grotta n.156, lo splendido corteo fu dipinto orizzontalmente sulla parete sud, e ancora oggi si presenta in perfette condizioni.

Dell'esercito ribelle di Zhang Chaoyi faceva parte un monaco chiamato Hong Bian, che guidò i monaci dei templi di Dunhuang in guerra accanto ai civili. Per i suoi meriti nella rivolta, Hong Bian diventò il primo capo buddista di Hexi dopo la riconcquista del corridoio, ossia il supremo capo dei buddisti della zona di Dunhuang. Nell'anno 851 Hong Bian iniziò a organizzare la costruzione della grotta n.16. Inoltre si fece scolpire appositamente una saletta quadrata per la pratica della meditazione. Undici anni dopo egli morì, e i suoi familiari e discepoli trasformarono la saletta in sala commemorativa, in cui venne eretta una statua in base alla sua vera immagine. Dopo essere rimasta nella grotta per più di un secolo, la statua di Hong Bian fu portata via, non si sa se per proteggerla dalle guerre o per venerarla, e la grotta venne riempita di rotoli di sutra e sigillata. Nei mille anni successivi, i sutra rimasero nel buio e silenzio della grotta, dimenticati da tutti.

"Approfittando della luce incerta della lanterna nel corridoio, ho spalancato gli occhi, guardando nella stanza segreta, occupata da strati di rotoli, ammucchiati uno sull'altro, in un gran disordine."

Alla fine il monaco Wang permise a Stein di entrare nella grotta, e questo è il commento scritto nel suo diario da Stein. Nella ventina di giorni successivi, questa piccola grotta appartenuta al monaco Hong Bian, diventò una miniera di sorprese per l'esploratore.

All'epoca della dinastia Tang, dal 7° al 10° secolo, davanti alle Grotte di Mogao, scorreva un ruscello che rifletteva l'ombra dei padiglioni. Fuori dalle grotte, spuntavano ovunque cornicioni e passerelle di legno.

Quarantasei anni dopo la ribellione di Zhang Yichao, Li Mingzhen, pronipote di Li Dabin, che fece costruire la grotta n.148, arrivò a Mogao. Allora l'altare era colmo di polvere, e il vento penetrava dalle finestre rovinate. Li Mingzhen, commosso, decise di iniziare un restauro di grande dimensione. Il retro della stele di Dali descrive l'aspetto della grotta n.148 dopo il restauro: "Le decorazioni scolpite non sfigurano di fronte al palazzo del drago, diecimila livelli di padiglioni sospesi brillano sotto il sole."

Dopo l'epoca Tang, le maggiori famiglie locali, come quella di Li Mingzhen, diventarono la forza principale della costruzione delle Grotte di Mogao. Queste ricche casate inserirono la costruzione di grotte nelle attività di famiglia, per cui la scultura di una grotta grande e raffinata era la massima gloria per i suoi membri.

Sulla parete ovest della grotta n.148, si trova un dipinto murale di oltre 40 mq, chiamato "Panorama dei Monti Wutai". Si tratta del maggiore dipinto murale delle Grotte di Mogao, e raffigura l'aspetto geografico dell'aerea montuosa di 250 kmq e varie scene di miracoli del Bodhisattva Manjushri. Dopo la prosperità della dinastia Tang e la debolezza della dinastia Song, la costruzione delle grotte al tempo della dinastia mongola Yuan risulta ormai ridotta al minimo. Inoltre, dopo il trasferimento ad est di decine di migliaia di abitanti locali da parte della corte per coltivare la terra, Dunhuang diventò una zona prettamente militare, quindi la decadenza delle Grotte di Mogao diventò inevitabile.

Un giorno degli ultimi anni della dinastia Yuan, verso la metà del 14° secolo, il pittore Shi Xiaoyu stava lavorando a un dipinto murale in una grotta, sponsorizzato dal monaco Zhibao, che voleva farvi dipingere una Guanyin dalle mille braccia. Shi Xiaoyu era uno dei pittori assunti, con il compito di dipingere la parte più importante del dipinto, le 42 mani e le 11 facce di Guanyin. Egli ricorse a varie tecniche per le linee, così da sottolineare perfettamente il senso tridimensionale della figura e il suo atteggiamento.

Oggi, questa grotta ha cambiato numerazione, diventando la n. 3, visto che era la prima grotta di Mogao raggiunta arrivando dall'antica città di Dunhuang. Oggi, invece, si trova in un angolo della parte sud del complesso, ed è sempre chiusa ai visitatori. Infatti, nonostante la tarda epoca di costruzione rispetto alla maggior parte delle grotte, è stata gravemente danneggiata dalla natura. Le tracce di dipinti sono sempre più labili, tuttavia ciò non le impedisce ad essere l'ultimo capolavoro dell'arte pittorica delle Grotte di Mogao.

La dinastia Yuan venne annientata nell'anno 1368, e 4 anni dopo la dinastia Ming costruì la roccaforte di Jiayuguan nel corridoio Hexi. Dunhuang venne lasciata fuori dalla Grande Muraglia, e le grotte furono dimenticate. Senza il monaco Wang e l'esploratore Stein, le Grotte di Mogao forse sarebbero rimaste nel silenzio ancora più a lungo. Tuttavia la cosa ridicola è che dopo la scoperta dei rotoli, arrivarono anche una serie di avversità.

"Non ho avuto il tempo di valutare bene a che epoca appartengano questi scritti, però la mia preoccupazione era quanti rotoli potevo portar via. La cosa strana è che il monaco Wang non presta alcuna attenzione a questi tesori, il che mi rende più tranquillo. Non si è affatto opposto quando dal mucchio ho scelto alcuni dipinti su seta e stoffa e documenti scritti per effettuare ulteriori ricerche."

Stein scelse oltre 9 mila rotoli di sutra e 500 dipinti su seta di figure buddiste, ossia gli oggetti più preziosi della Grotta dei Sutra. Dopo Stein, saputa la notizia della scoperta, le squadre archeologiche di vari paesi arrivarono a frotte alle Grotte di Mogao, che subirono una serie di saccheggi. Oggi le decine di migliaia di reperti della Grotta dei Sutra sono dispersi in una decina di paesi del mondo.

Nonostante i limiti di tempo, Stein cercò di raccogliere quanti più reperti possibile. In una fotografia si possono vedere le casse di materiali da lui raccolti, pronte per essere portate via. In compenso, Stein consegnò al monaco Wang 200 liang d'argento, pari a 10 chili. Il monaco stava costruendo la sala Sanqing, quindi accettò la donazione. In seguito, saputa la notizia, la gente di Dunhuang ritenne che Wang avesse sicuramente guadagnato molto dalla vendita. Egli cercò di spiegarsi, e alla fine, per sopravvivere, fu costretto a fingersi pazzo.

Il monaco Wang morì nel 1931. I discepoli gli costruirono una pagoda commemorativa, sulla cui stele è scritto: "In una trentina d'anni di impegno, raccolse più di 200mila donazioni, facendo risplendere le statue buddiste e le grotte. Le divinità lo sanno e la popolazione è benedetta."

Questo monaco, piccolo di statura, era un tipo comune. Forse voleva solo ripristinare la gloria delle Grotte di Dunhuang, oppure riteneva di aver trovato un ammiratore come lui del monaco Xuanzang, oppure voleva davvero guadagnare qualcosa. Tuttavia, per non aver protetto a dovere i tesori delle Grotte di Mogao, rimarrà per sempre al centro delle dispute storiche. Oggi la sua pagoda commemorativa si erge ancora di fronte alle grotte.

Il 13 giugno 1907, l'esploratore Stein, pienamente soddisfatto, lasciò le Grotte di Mogao con 24 casse di sutra e di dipinti. Al momento della sua partenza, sulle Grotte si scatenò la prima tempesta di sabbia della primavera di quell'anno.

Partito Stein, le Grotte di Mogao, e la Grotta dei Sutra in particolare, prima colma di materiali, risultarono più vuote, come le ferite sanguinanti inflitte da un coltello.

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