Il regista Jia Zhangke descrive l'immagine della Cina che avanza
  2014-11-20 15:50:18  cri
Il 26 maggio 2013, Jia Zhangke ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura al Festival di Cannes con il suo film "A Touch of Sin", che appare agli occhi del regista come l'opera più significativa di tutta la sua carriera cinematografica. Il film tratta il tema della violenza, ed è costituito da un intreccio di quattro racconti "realistici": il primo parla di un minatore che uccide il capo del villaggio dove vive, il secondo di un operaio che si trasforma in un rapinatore, il terzo di una receptionist di una sauna che pugnala un cliente che l'ha offesa, e il quarto di un operaio della Foxconn che si toglie la vita. Queste quattro storie si dispiegano su tutto il territorio della Cina, da nord a sud e da est ad ovest, costituendo, visualmente, una grande "mappa della violenza".

Con questa pellicola, Jia Zhangke ha portato a compimento un'importante trasformazione del suo stile di regia.

Diciannove anni fa, da studente all'Accademia del Cinema di Beijing, aveva costituito insieme ad alcuni suoi compagni di studio un gruppo di giovani interessati al cinema sperimentale. Aveva girato con loro il cortometraggio "Xiao Shan Going Home" (Xiao Shan ritorna a casa), il cui protagonista è un uomo di nome Wang Xiaoshan, un cuoco di umili origini che perde il lavoro e si mette in cammino per far ritorno a casa in concomitanza con i festeggiamenti per il Capodanno cinese. La sua vita grigia, nella luce del tramonto, appare come investita dalla grande marea di persone, dai suoni provenienti dai negozi e dai centri commerciali, e dall'onnipresente musica pop. Jia Zhangke ha utilizzato 7 minuti - un decimo della durata del cortometraggio - e solo due scene per raccontare il cammino di Xiao Shan. Questo film sperimentale si presenta come crudo e doloroso, manca di una ricerca in senso estetico ma, per il giovane regista di allora, esprime in modo profondo e sincero i suoi sentimenti. Questo lavoro, che risale ai suoi anni da studente, ha fornito il leimotiv alle sue opere successive: il rapido sviluppo della Cina e i suoi effetti sulle vite della gente comune, un tema che è stato trattato dal regista nell'arco di quasi 20 anni.

Il frastuono delle auto e degli scooter, quello dei macchinari, le grida dei mercati, le voci trasmesse dalla radio e dalla televisione insieme al suono penetrante della musica pop costituiscono una linea narrativa parallela alle immagini del film, elementi che vengono ripetutamente utilizzati dal regista nella sua "trilogia del paese natio" (Xiao Wu, Platform, Unknown Pleasures). Tutte e tre le opere sono dei film realistici sulla nuova Cina, le cui storie principali sono ambientate a Fenyang, nella provincia dello Shanxi, dove il regista è nato e cresciuto. Fenyang è un piccolo distretto rurale della Cina centrale; qui Jia Zhangke ha abbandonato la ricercatezza estetica dei registi della quinta e della sesta generazione per descrivere i dettagli della vita quotidiana della gente comune, dando voce al suo forte sentimento di nostalgia, e descrivendo le grandi trasformazioni di questa epoca insieme ai sogni di cui si nutrono le persone comuni.

             

             

Questi film realistici e indipendenti hanno consentito al regista di ottenere molti riconoscimenti e premi sin dall'inizio della sua carriera: "Xiao Wu" ne ha vinti 8 ed è entrato nell'《International Forum of Young Cinema》 della Berlinale. Su questo film, la prestigiosa rivista francese《Cahiers du Cinéma》 si è pronunciata dicendo che è stato capace di affrancarsi dalle tipiche convenzioni dei film cinesi, segnando la rinascita del settore cinematografico cinese e testimoniandone la vitalità, mentre il critico tedesco, Ulrich Gregor, lo ha definito come "una luce di speranza per il cinema asiatico". Il secondo film della trilogia, "Platform", è stato selezionato per la Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, ed è stato poi insignito dell'Asian Film Award come miglior film.

Le opere di Jia Zhangke, ritraggono sempre la vita e le emozioni della gente comune sullo sfondo dei grandi cambiamenti di quest'epoca. In "Still Life" il regista esprime in modo più completo e profondo i suoi sentimenti e il suo pensiero: nell'antico distretto rurale di Fengjie, la vita è sconvolta dalla presenza del cantiere per la costruzione della grande Diga delle Tre Gole, e numerose famiglie che hanno abitato lì per generazioni sono state costrette a lasciare le loro case. In questo processo, quest'antico distretto con più di duemila anni di storia è stato demolito in un arco di tempo di due anni ed è stato per sempre sommerso dall'acqua. Jia Zhangke si è recato con le sue macchine fotografiche nella città che sarebbe svanita da lì a poco, documentandone la demolizione, le esplosioni e l'abbattimento degli edifici. Tra i forti rumori e la polvere che riempiva l'aria, il regista ha pronunciato questa frase: "pian piano è nata in me la sensazione che, nonostante la disperazione presente in questo luogo, la vita fosse ancora capace di mostrare i suoi colori più vivaci. Davanti agli obiettivi delle macchine fotografiche ci sono sempre operai che vanno e vengono, e il loro fare calmo e silenzioso come quello di una natura morta mi ha fatto nascere nel cuore un senso di rispetto nei loro confronti. "

Il film "Still Life" è stato insignito con numerosi premi internazionali, tra cui il Leone d'Oro come miglior film alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2006) e con lo Asian Film Award (2007) per la miglior regia. Sin da allora, Jia Zhangke è stato assai attivo sulla scena cinematografica internazionale. Nel 2007, ha assunto l'incarico di presidente della giuria di Festival Internazionale del Cinema di Cannes; nel 2010, a Venezia, ha ottenuto il premio Marco Polo; nel 2011, è stato invitato a prendere il posto di presidente della giuria del Premio Orizzonti alla 68esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.

Da "Xiao Wu" al più apprezzato "Still Life", il mondo cinematografico di Jia Zhangke è divenuto sempre più ricco di particolari, e consente non solo di comprende la Cina, ma anche di interpretare in modo nuovo il realismo dei film cinesi. Le sue opere successive come "24 City" e "I Wish I Knew" partono dall'ottica della gente comune, e attraverso la forma del racconto orale mostrano le gioie e i dolori di quest'epoca, descrivendo allo stesso tempo - da un altro punto di vista - i mutamenti nell'anima della moderna società cinese.

In un certo senso, "Touch of Sin" è ancora un film che ha ereditato lo stile documentaristico di Jia Zhangke, mentre a parere del regista, quest'ultimo si presenta più somigliante ad un film "cavalleresco" (wuxia pian) degli anni sessanta e settanta, perché presenta il tema della protesta individuale attraverso la violenza. Sebbene le storie dei film raccontino l'antica società della Cina, riflettono in realtà lo spirito della società odierna. Tra questi episodi di violenza, le macchine da presa sono sempre dirette verso le cose materiali ma guardano allo spirito. Nei quattro brevi racconti di "Touch of Sin", immerso nel mondo materiale, lo spirito delle persone diventa qualcosa d'irrisorio, caotico, che lascia spazio alla collera, alla mancanza di controllo, e al continuo ricadere in una fatica senza speranza. Nel film, ci sono crudeltà, violenza, disperazione e sofferenza che si ripetono in un ciclo senza fine.

Jia Zhangke ha spiegato che la struttura di questo film è stata ispirata dal suo interesse per la "frammentarietà" espressa in modo particolare dal "tweetter cinese", Sina Microblog, meglio conosciuto come "Weibo". Tutto il film costituisce un esperimento attraverso un mix di storie comuni e film cavallereschi. Secondo Jia, i mezzi dai quali oggi si attingono le informazioni stanno cambiando la vita della gente, insieme alla loro modalità di relazionarsi e di girare un film. A suo parere, i mezzi per informarsi sul mondo sono radicalmente cambiati, e ciò lo ha spinto a non voler più girare un film tradizionale che racconta una storia unica. Le quattro figure del film e le loro storie sono tutte ispirate a fatti reali che, grazie al "microblog", sono stati messi in luce. Jia Zhangke affronta il tema della violenza attraverso il suo pensiero e la sua comprensione dell'arte cinematografica. Dal suo punto di vista, la cultura tradizionale cinese non parla mai di violenza, e questo è il motivo per cui i film cinesi mancano di questo elemento. Tuttavia, siccome la violenza esiste, è necessario affrontarla e non discuterne solo sui social nerwork, poiché anche il cinema è un mezzo di comunicazione di massa. Jia Zhangke si è dimostrato molto soddisfatto di quest'opera dal punto di vista della sceneggiatura, delle inquadrature, delle scene d'azione, e secondo lui "Touch of Sin" ha raggiunto un alto livello di sintesi tra tutti questi aspetti.

L'emittente radio americana NPR (National Public Radio) si è pronunciata in questo modo sul celebre regista cinese: "Non si può sapere con certezza come in futuro saranno giudicati gli artisti di oggi, ma c'è una cosa di cui siamo convinti: tra 100 anni, la gente s'interesserà ancora delle opere cinematografiche di Jia Zhangke." Per delle opere così ricche di sentimenti, nutrite da un grande sogno e che desiderano documentare la vita della Cina di oggi, quest'epoca può essere la peggiore ma anche la migliore. C'è la necessità che la Cina sia fatta conoscere al mondo, e il regista Jia Zhangke sta percorrendo questa strada con impegno.

 

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