Nel primo secolo dopo Cristo un monaco indiano varcò questi monti ed in seguito vi comparvero monasteri e monaci. Successivamente, in un luogo vicino ai monti, i credenti buddisti scolpirono la statua del budda Maitreya seduto più grande al mondo. Un numero ancora maggiore di credenti buddisti si riunirono in questo luogo con la fede nel cuore, sicché questi monti divennero per sempre luogo sacro ai buddisti. Si tratta dei monti Emeishan e del grande budda di Leshan, entrati a far parte del Patrimonio dell'Umanità nel 1996.
I monti Emei si trovano nella provincia del Sichuan, nella Cina sud-occidentale, tra il fiume Qingyi e quello Dadu. Le nuvole circondano il massicio montuoso, creando un clima variabile ed un panorama maestoso. La Vetta dei diecimila budda è la cima più alta con 3099 metri di altitudine. Secondo la leggenda questo massiccio fu opera di un artigiano di epoca primitiva. L'aritigiano usò un martello magico e una pietra avanzata alla divinità femminile Nuwa, la quale li aveva utilizzati per colmare il cielo, per scolpire i grandiosi monti che da lontano paiono le sopracciglia di una fanciulla, per questo motivo l'artigiano chiamò i monti "Emei", ossia "sopracciglia della bella ragazza".
I monti Emei sono uno dei 4 maggiori monti sacri del buddismo in Cina, luogo sacro in cui il bodhisatva Samantabhadra era solito praticare le dottrine buddiste. Ma perché i monti Emei divennero luogo sacro buddista e luogo della pratica buddista del bodhisatva Samantabhadra?
In realtà i monti Emei sono conosciuti per il Taoismo e non per il buddismo. Erano un tempo un luogo particolarmente fortunato, scoperto dai taoisti che li ritenevano un ottimo posto in cui praticare il taoismo e cercare di diventare immortali, ed è per questo che sono anche chiamati con l'appellativo di "Settimo luogo ideale taoista".
Si dice che i due ideogrammi "Da E" incisi sulla pietra accanto allo stagno dell'Acqua Divina all'ingresso del monastero dell'Acqua Sacra sui monti Emei, siano opera di un celebre taoista.
Alla fine del nono secolo un anziano asceta raggiunse i monti Emei. Ogni giorno andava in cerca degli immortali, praticava il Dao, raccoglieva erbe medicinali e faceva esperimenti alchemici. Nel tempo libero si esercitava spesso nelle arti marziali e nella spada ai piedi di questa grande pietra, si trattava proprio del celebre taoista Lu Dongbin, considerato uno dei 5 taoisti Beiwuzu più importanti del nord della Cina. Il nome taoista di Lu Dongbin era Chunyangzi, in suo omaggio i posteri costruirono la Sala Chunyang che diventò il più famoso tempio taoista dei monti Emei. Sul pendio dietro il tempio vengono conservate due steli di pietra in ricordo del passato splendore del Taoismo.
Eppure la tranquillità dei monti Emei fu turbata dall'avventurosa storia di un anziano contadino che vi andò a raccogliere erbe medicinali.
Un giorno, di primo mattino come al solito, l'anziano Pugong salì sui monti per raccogliere delle erbe medicinali. All'improvviso scoprì una fila di orme grandi come un vassoio e a forma di fiore di loto. Seguendo queste impronte Pugong raggiunse la cima fino al punto in cui le orme si interrompevano. Accompagnato da una musica soave, nel mare di nuvole si alzò un cono luminoso in cui comparve un elefante bianco con 6 zanne con in groppa un bodhisatva seduto a gambe incrociate su un altare a forma di fiore di loto, una corona d'oro in testa ed in mano la Ruyi, un oggetto d'arte cinese simbolo di felicità. Spaventatosi, Pugong si inginocchiò subito per onorare la divinità. In seguito, su indicazione di un grande monaco, Pugong venne a sapere che si trattava dell'immagine del bodhisatva Samantabhadra. Quindi l'anziano contadino costruì un tempio dedicato al bodhisatva sulla cima dove gli era apparsa la sacra immagine. Questo tempio venne chiamato dai posteri col nome di "Sala iniziale" e Pugong diventò un praticante buddista. La storia risale all'anno 63 d.C., da allora ebbe inizio la fede nel bodhisatva Samantabhadra che durò per più di mille anni.
oltre 300 anni dopo il miracolo del bodhisatva Samantabhadra, il monaco Huichi si recò appositamente ai monti Emei in pellegrinaggio. Scoprì che il monte Xixin ha un'ampia superficie, molto adatta alla costruzione di templi e alla diffusione del buddismo. Nell'anno 399, il monaco Huichi costruì qui il tempio Samantabhadra, l'unico monastero dei monti Emei che prende il proprio nome dal bodhisatva. Da quel momento in poi, il destino del monastero Samantabhadra è strettamente collegato alla storia del luogo sacro di questa divinità. L'introduzione del buddismo pose fine al predominio del Taosimo sui monti Emei, dando inizio alle dispute tra le due religioni.
La Storia del Serpente Bianco ha origine da un'antica leggenda dei monti Emei nella quale si narra del serpente bianco Bainiangzi diventato immortale dopo mille anni di pratica su questi monti. Insieme al serpente verde si trasformarono in due donne, trasferendosi dai monti Emei al lago Xihu nella città di Hangzhou, nella Cina orientale, dove incontrarono lo studioso Xuxian. Bainiangzi e Xuxian si innamorarono a prima vista e si sposarono. I due avrebbero potuto vivere felici e contenti, ma il monaco Fahai rovesciò completamente il destino della coppia. Benché il serpente bianco avesse già compreso il Dao e fosse già diventato immortale sotto le sembianze di una bella donna, non potè resistere agli effetti medicinali del liquore Xionghuang, sicché quando la bevve si manifestò nel suo aspetto originale. Scoperta la verità, per lo spavento, Xuxian si ammalò gravemente. Superando mille difficoltà, Bainiangzi riusciì a rubare delle magiche erbe medicinali con le quali salvò la vita a Xuxian, senza però riuscire a riconquistarne il cuore. Alla fine Xuxian si convertì al buddismo, e si ritirò al monastero Jinshan con il monaco Fahai.
La rivalità tra Bainiangzi e Fahai per Xuxian, è simile alla ricerca dei fedeli da parte del buddismo e del taoismo nella vita reale. Il buddismo sostiene la parità di tutte le vite e il bodhisatva Samantabhadra insegnava alla popolazione a prestare attenzione alla pratica delle sue dottrine. La sua teoria era facile da accettare per i credenti e corrispondeva alla mentalità della gente comune, rispetto alle dottrine taoiste che ricercavano l'immortalità. Così sui monti Emei il buddismo iniziò ad estendere la propria influenza, molti taoisti locali si trasferirono in altri luoghi o si convertirono al buddismo. Il luogo sacro del bodhisatva Samantabhadra divenne affollatissimo e abbondanti le donazioni.
A questo punto della leggenda Bainiangzi fece un ultimo sforzo per cercar di recuperare Xuxian e pervase il monastero Jinshan delle sue magie. Tuttavia dopo un accanita lotta con il monaco Fahai, Bainiangzi, dopo una pratica durata un millennio, venne catturata dal monaco in una ciotola buddista ed imprigionata sotto la pagoda Leifeng sulle rive del lago Xihu. Così come Bainiangzi fece di tutto per salvaguardare il proprio amore, così i taoisti sui monti Emei tutelavano la posizione della religione autoctona, sicché i conflitti divennero sempre più violenti.
Nel quinto anno Huichang della dinastia Tang, ossia nell' 845 d.C., l'imperatore al trono a quel tempo era un credente taoista e ordinò la chiusura dei templi buddisti, l'esilio di monaci e monache, e proibì la diffusione del buddismo. Le statue buddiste furono distrutte e le campane vennero fuse per coniare monete. Si tratta del famoso "annientamento" del buddismo di Huichang che durò per quasi 10 anni. In questo periodo le statue buddiste sui monti Emei vennero danneggiate gravemente, e il monastero Samantabhadra non fu risparmiato.
Nell'anno 874 salì al trono il nuovo imperatore, la sua politica religiosa tollerante concesse al buddismo l'opportunità di ritrovare la sua prosperità sui monti Emei. Proprio in quel momento un monaco chiamato Huitong giunse ai monti e rimase profondamente colpito dai danni subiti dal tempio Samantabhadra, per cui persuase sua sorella minore, la monaca Huixu a ricostruirlo e a ripristinare la prosperità del luogo sacro. Così Huixu diventò la prima monaca dei monti Emei. Dopo il suo restauro e ampliamento, nell'anno 876 il tempio fu riaperto in qualità di monastero più rappresentativo del luogo sacro del bodhisatva Samantabhadra,. Per tenere lontano il tempio dal pericolo di incendi, il nome del tempio fu cambiato in Baishui, ovvero acqua bianca, secondo la teoria cinese dei 5 elementi componenti l'universo per la quale l'acqua sconfigge il fuoco. Fino alla dinastia Song venne chiamato Tempio Baishui di Samantabhadra. Da allora vennero costruiti sempre più templi buddisti sui monti Emei e il luogo sacro del bodhisatva ritrovò finalmente la sua prosperità.
La lunga e complicata storia del Serpente Bianco riflette in maniera implicita il processo storico secondo il quale il buddismo andò a sostituirsi al taosimo sui monti Emei. Nonostante la sua influenza prima dell'arrivo del buddismo, a causa della rapida diffusione della fede nel bodhisatva Samantabhadra, il taosimo perse quella che era la sua posizione di spicco sui monti Emei. Di conseguenza molti templi taoisti si trasformarono gradualmente in monasteri buddisti e il buddismo diventò la religione dominante sui monti Emei.
Presso il massiccio dei monti Emei esiste un'altra versione del finale della storia del Serpente Bianco: sotto indicazione del bodhisatva Samantabhadra, il serpente bianco e il serpente verde si trasformarono rispettivamente nel fiume del Drago Bianco e nel fiume del Drago Nero che scorrono davanti al padiglione Niuxin. La corrente dell'acqua leviga la rocca Niuxin, come a dire alla gente che i serpenti si sono ormai convertiti al buddismo raggiungendo lo stato spirituale immortale.
Nel primo secolo d.C., contemporaneamente al miracolo del bodhisatva Samantabhadra apparso al contadino Pugong, alcuni buddisti iniziarono a scolpire sulla parete del monte Lingyun ad est dei monti Emei la più antica statua del budda ancora conservata al mondo. Più di 500 anni dopo, sul monte Lingyun risuonò di nuovo il rumore dei martelli che scolpivano la parete del monte. A guidare i lavoratori era un monaco chiamato Haitong.
Il monte Lingyun si trova ad est dei monti Emei, nel distretto di Leshan. Ai piedi del monte confluiscono i fiumi Minjiang, Qingyijiang e Daduhe. Durante la stagione delle piogge, le innodazioni immergevano i campi e le case, colpendo gravemente la popolazione locale. A quel tempo la fede nel bodhisatva Samantabhadra dei monti Emeishan giunse al suo culmine, e il dolore della popolazione fece nascere nel cuore del monaco Haitong una grande aspirazione, ossia scolpire una statua del budda alta quanto il monte che fosse in grado di controllare le inondazioni e proteggere la popolazione con la potenza del budda. Così nell'anno 713 ebbe inizio questa enorme opera.
Alle spalle della grande statua del budda c'è una grotta chiamata "Haishi", ovvero Maestro Hai, nella quale abitava il monaco Haitong. Per proteggere i fondi per la costruzione della statua, il monaco Haitong si trafisse gli occhi per la rabbia facendo così scappare dallo spavento il corrotto funzionario ricattatore venuto a reclamare denaro. Ogni giorno Haitong andava al cantiere appoggiato ad uno dei sui discepoli o ad un bastone e diceva: "Anche se non vedo, seguirò l'opera di completamento del grande budda tramite l'udito." Tuttavia appena conclusasi l'incisione della testa del budda, il monaco morì. Anche Zhangqiu Jianqiong che aveva sostituito il monaco Haitong lasciò subito il posto per una promozione. In seguito grazie all'importante sostegno di Weigao, governatore della regione del Jiannanxichuan, questa difficilissima e lunga costruzione potè proseguire.
Nel 19° anno Zhenyuan dell'imperatore Dengzong della dinastia Tang, ossia nel 803 d.C., attraverso gli sforzi di tre generazioni la statua fu finalmente completata e venne chiamata col nome di "grande budda di Leshan". Erano passati ben 90 anni da quando il monaco Haitong aveva deciso di costruire la statua. La costruzione del budda di Leshan e la prosperità del luogo sacro al bodhisatva Samantabhadra segnarono l'apice dello sviluppo del buddismo nel sud-est della Cina.
Il grande budda di Leshan, alto 71 m, è la statua del budda Maitreya seduto più alta al mondo e rappresenta il futuro, l'illuminazione, la fortuna e la speranza. L'aspetto del grande budda appena completato è diversa da quella che possiamo ammirare oggi. In abito colorato e decorazioni a forma di rosario sulle spalle, la statua splendente sedeva nel palazzo "Daxiang", una costruzione di tredici piani che proteggeva il budda dal vento e dalla pioggia. Alla fine del 13° secolo, durante una guerra il palazzo Daxiang venne distrutto e la grande statua rimase esposta all'aria. E questo fino agli anni '80 del secolo scorso, quando un turista scoprì per caso, che il profilo del monte Lingyun e delle altre cime tutt'attorno assomigliavano ad un budda sdraiato con al posto del cuore la statua del budda di Leshan. Questa scoperta corrisponde all'antico detto buddista: "il budda esiste nel cuore". Il budda è un monte, ed il monte è un budda. Il budda sdraiato, con la statua del budda di Leshan col volto rivolto verso ovest, ovvero verso i monti Emei, costituiscono un paesaggio raro al mondo.
I monti Emei si trovano in una regione remota nel sud-ovest della Cina, la prosperità del luogo sacro al bodhisatva Samantabhadra attirò l'attenzione dei sovrani delle varie generazioni.
Nell'anno 980 un decreto dell'imperatore Taizong della dinastia Song apportò un grande trasformazione ai monti Emei. Tutto cominciò in un giorno sereno molto raro nell'autunno di quell'anno. Il celebre monaco Maozhen del monastero Samantabhadra scese dai monti in tutta fretta. Maozhen viaggiò giorno e notte senza sapere il perché ed arrivò infine alla capitale imperiale di Bianjing a mille km dai monti Emei. Entrato nel palazzo imperiale, il monaco vide l'imperatrice incinta. Al che l'imperatore Taizong, che sperava di avere un figlio, chiese al monaco se la consorte fosse in grado di dargli un figlio maschio. Dopo un momento di silenzio, Maozhen parlò e chiese all'imperatore di poter tenere cerimonie buddiste per tre giorni. E l'imperatore glielo permise. Guidando 100 monaci, Maozhen organizzò una grande cerimonia, della durata di tre giorni, Maozhen stava sempre davanti alla statua del bodhisatva Samantabhadra a pregare e recitare i sutra. Al mattino del quarto giorno, sul cielo sopra il palazzo imperiale comparvero delle nuvole dorate, e poco dopo l'imperatrice partorì veramente un maschio, ovvero l'imperatore Songzhenzong, Zhaoheng.
Avendo avuto con gran gioia un figlio maschio, l'imperatore Taizong fu completamente persuaso della potenza del bodhisatva Samantabhadra. Non sapeva però che Maozhen prima di diventare un religioso, era stato un medico di grande sapienza. Per ringraziare Samantabhadra della grazia ricevuta, l'imperatore donò 150 mila grammi d'oro per costruire una statua di rame del bodhisatva nel tempio di Samantabhadra. La statua alta 7,85 m e del peso di 62 tonnellate raffigura il bodhisatva con una corona dorata, seduto su di un altare a forma di fiore di loto in groppa ad un elefante bianco. La sua forma raffinata, le proporzioni equilibrate, la dimensione, la tecnica di scultura sono tutti di altissimo livello. In seguito l'imperatore Taizong ordinò a tutti i templi sui monti Emei di onorare la statua di Samantabhadra e inviò un funzionario al tempio per gestire gli affari religiosi dei monti Emei. Da allora i monti Emei, insieme con i monti Wutai nella provincia dello Shanxi, i monti Jiuhua nello Anhui, i monti Putuo nel Zhejiang sono considerati i 4 maggiori luoghi sacri del buddismo cinese.
Nell'anno 1600 l'imperatore Shenzong della dinastia Ming salì al trono e ordinò di finanziare la ricostruzione del tempio di Samantabhadra. Per proteggerlo dagli incendi, nella ricostruzione della sala principale del tempio vennero utilizzati solo mattoni senza alcun pezzo in legno, motivo per cui è anche chiamata "Sala di mattoni senza travi". La sala presenta una cupola rotonda che poggia su mura quadrate, il che esprime chiaramente l'antico concetto cinese di universo, ossia il cielo è rotondo e la terra quadrata. Sulle pareti interne sono incastonate oltre mille statuette di ferro a circondare la statua di rame di Samantabhadra regalata dall'imperatore Songtaizong, il che sta a simboleggiare la presenza su questa terra pulita ed illuminata del bodhisatva e dei suoi tremila discepoli. Il completamento della sala coincise per caso con il 70° compleanno dell'imperatrice madre Cisheng, per cui l'imperatore incise personalmente una tavoletta con la scritta: "Tempio Shengshouwannian", ossia della sacra longevità di 10 mila anni, sostituendo quella originaria che risaliva a più di mille anni. Nel frattempo l'imperatore Shenzong donò al monastero appositamente il sigillo d'oro con l'incisione: "Samantabhadra, re della speranza". Questo sigillo d'oro assieme alla sharira, una reliquia di dente del budda Kasyapa proveniente dallo Srilanka e il sutra su foglie di palma regalato dal re del Myanmar, vengono considerati i tre tesori del tempio Shenshouwannian. Così tra i numerosi templi del luogo sacro di Samantabhadra, questo tempio occupò una posizione di spicco ed una grande notorietà nel mondo. In più di 400 anni, dopo 18 terremoti, la Sala di mattoni senza travi è tuttora ben solida ed in perfetto stato di conservazione.
Nel 1946 il tempio Shenshouwannian fu vittima di un incendio nel quale andarono distrutte tutte le costruzioni, tranne la Sala di mattoni senza trave che protegge la statua di Samantabhadra. Durante le dinastie Ming e Qing sui monti Emei in più di 260 templi erano conservate circa 300 statue del bodhisatva Samantabhadra. Migliaia di monaci e monache vi vivevano e innumerevoli praticanti e credenti buddisti frequentavano questi luoghi, la prosperità del luogo sacro di Samantabhadra raggiunse allora il suo culmine.
Il sole e la luna si alternano, la storia del Serpente Bianco è stata tramandata per più di mille anni. Dal tempo dell'apparizione di Samantabhadra al contadino Pugon, il bodhisatva non si manifestò più. La gente considera lo splendido circolo luminoso in cui allora comparve come la luce del budda capace di creare un mondo buddista nel mare di nuvole in cui i monaci possono trovare il proprio paradiso spirituale.
I monti Emei con una storia che dura da miliardi di anni, è immerso nella splendida luce del budda secondo il principio zen che recita: "Il budda è un monte ed il monte è un budda."