La Cina partecipa agli scambi internazionali delle quote di emissione dei gas serra
  2009-07-21 19:29:18  cri

Amici ascoltatori, da qualche anno il fenomeno del surriscaldamento del clima globale causato dai gas serra desta sempre più l'attenzione dei vari paesi. Il "Protocollo di Kyoto", entrato in vigore nel 2005, stabilisce esplicitamente che i paesi sviluppati devono ridurre gradualmente le emissioni di gas serra, tuttavia non avanza richieste nei confronti dei paesi in via di sviluppo. In tale situazione, si è sviluppata una forma di scambio dei diritti di emissione dei gas serra, nota come Clean Development Mechanism (CDM), considerato un metodo economico ed efficace per affrontare il problema del surriscaldamento globale. Nell'oderno programma, vi illustreremo la situazione della partecipazione cinese agli scambi internazionali dei diritti di emissione dei gas serra.

Nel settembre scorso, attraverso la Banca Mondiale, il Fondo Carbone italiano ha firmato un accordo di scambio del diritto di emissione di anidride carbonica con la Nanjing Iron e Steel United Co., Ltd. Secondo il documento, la parte cinese ha ottenuto avanzate tecnologie e capitali per lo sviluppo del progetto di ricupero dei gas ricavati dalla conversione, mentre la parte italiana si è aggiudicata nei prossimi 10 anni 650 tonnellate di emissioni di anidride carbonica. Il direttore del dipartimento dello sviluppo della società di Nanchino Liu Yuejian ha affermato che il progetto permetterà non solo il ricupero dei gas prodotti nel processo di fusione dell'acciaio, ma anche il loro utilizzo per produrre elettricità, svolgendo un doppio ruolo di tutela ambientale e di risparmio energetico:

"La nostra impresa potrà ottenere 32 milioni di RMB di profitti, nel frattempo, calcolando sulla base di due convertitori, il gas ottenuto permetterà una produzione annuale di elettricità pari a 150 milioni di kWh (chilowattore), dando un ottimo esempio alla nostra acciaieria."

Si tratta del primo progetto di risparmio energetico industriale approvato dal governo cinese nell'ambito del Clean Development Mechanism del "Protocollo di Kyoto". Secondo il protocollo, dal 2008 al 2012 le emissioni di gas serra come l'anidride carbonica e il metano di 35 paesi avanzati vedranno una riduzione del 5,2% rispetto al 1990, con severe punzioni in caso di superamento degli standard. Nel frattempo il documento non avanza alcuna richiesta di riduzione delle emissioni ai paesi in via di sviluppo. Vista la mobilità dei gas serra e l'alto costo della riduzione delle emissioni per i paesi sviluppati, la comunità internazionale ha istituito un meccanismo flessibile di sviluppo pulito (CDM), permettendo ai paesi sviluppati e a quelli in via di sviluppo di procedere allo scambio dei diritti di emissione dei gas serra.

Nella transazione, i paesi sviluppati forniscono capitali e tecnologie ai paesi in via di sviluppo, appoggiandone lo sviluppo di progetti con effetti di riduzione delle emissioni di gas serra, ed acquistando le quote di riduzione delle emissioni da questi originate, mentre i paesi in via di sviluppo attraverso la cooperazione raggiungono lo sviluppo sostenibile. In breve, i paesi sviluppati sponsorizzano la riduzione delle emissioni di gas serra dei paesi in via di sviluppo, ottenendo nel frattempo una certa quota di emissioni.

Il governo cinese ha ormai proposto l' obiettivo che nel 2010 il consumo energetico per Pil unitario risulti ridotto del 20% rispetto al 2005. Il rapido sviluppo dello scambio dei diritti di emissione dei gas serra corrisponde a tale obiettivo, favorendo il superamento del forte restringimento imposto dall'utilizzo delle risorse allo sviluppo economico e sociale cinese. Quindi sempre più imprese cinesi sono entrate nel mercato dello scambio dei diritti di emissione dei gas serra. Dai dati forniti dalla Commissione statale per lo sviluppo e la riforma emerge che attualmente la Cina conta più di 120 progetti del Clean Development Mechanism, con una riduzione delle emissioni di oltre 600 milioni di tonnellate, pari ad un valore commerciale di circa 3,5 miliardi di USD.

Il vice direttore dell'Ufficio per l'ambiente globale del Ministero della Scienza e della Tecnologia Lu Xuedu ritiene che la Cina sia uno dei mercati più potenziali del mondo:

"Nei settori del risparmio energetico, delle energie rinnovabili e del ricupero dei gas del carbone e del metano, la parte estera può trovare in Cina numerose opportunità commerciali".

Secondo la prassi internazionale, nei progetti di cooperazione per la riduzione delle emissioni dei gas serra, per ogni tonnellata in meno di emissioni di anidride carbonica, le imprese dei paesi sviluppati devono versare alle imprese di quelli in via di sviluppo circa 10 USD. Secondo le valutazioni degli esperti, la Cina dispone di uno spazio di mercato per progetti del genere al minimo superiore ai 10 miliardi di USD. Inoltre dalle statistiche della Banca Mondiale emerge che al settembre 2006, i paesi asiatici occupavano l'84% del volume degli scambi dei diritti di emissione dei gas serra, mentre la Cina manteneva una posizione dominante nel marcato interessato, occupando il 60% del volume di tutti i progetti.

Sebbene la Cina presenti enormi potenzialità nei progetti di riduzione delle emissioni di gas serra, per la loro diffusione si rendono ancora necessari molti sforzi. Secondo le richieste dell'organismo amministrativo dei progetti relativi dell'ONU, per istituire un progetto di riduzione delle emissioni di gas serra occorrono al minimo sei procedure, ossia la dimostrazione della fattibilità, la stesura dei documenti appositi, la richiesta di approvazione dei dipartimenti statali interessati, la verifica attraverso una terza istituzione di certificazione, la firma dell'accordo di vendita e la pubblicazione aperta sul website apposito dell'ONU, per cui dalla stesura del progetto all'acquisizione dei capitali occorrono almeno due anni. Se le imprese cinesi non conoscono il processo e le richieste collegate, possono trovarsi di fronte alle difficoltà derivate dalla violazione dei regolamenti internazionali.

Il vice direttore del Centro del Clean Development Mechanism della provincia del Sichuan Sun Gaofeng afferma che è estremamente importante innalzare il livello di comprensione delle imprese cinesi dei regolamenti in materia:

"Attualmente abbiamo bisogno che molti organismi di intermediazione e alcuni esperti partecipino al progetto, il che vincola lo sviluppo del progetto in Cina."

Attualmente le province del Sichuan, Shandong e Jiangsu hanno istituito propri centri speciali per i progetti di riduzione delle emissioni di gas serra, che in cooperazione con organizzazioni internazionali come la Banca Mondiale, stanno fornendo sostegno finanziario e tecnologico alle imprese che richiedono di partecipare ai progetti.

Se i paesi in via di sviluppo potranno o meno continuare dopo il 2012 lo scambio dei diritti di emissione dei gas serra dipenderà dalla seconda fase delle trattative del "Protocollo di Kyoto". Gao Guangsheng, direttore dell'Ufficio statale di coordinamento delle contromisure per i mutamenti climatici della Commissione statale per lo sviluppo e la riforma osserva che indipendentemente dai risultati, la Cina continuerà a seguire la via dello sviluppo sostenibile, facendo del proprio meglio per affrontare i mutamenti climatici globali.

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