L'Europa al crocevia della crisi del debito
  2011-12-31 10:38:29  cri

Dal maggio 2010, quando la Grecia è stata costretta ad accettare il salvataggio per via del problema del debito, la crisi del debito sovrano europeo dura da quasi due anni e continua ad estendersi e a peggiorare. Il processo di integrazione europea si trova di fronte alle sfide più severe mai incontrate storicamente. Anche se il 9 dicembre si è aperto secondo il previsto il vertice invernale dell'Ue, che ha fatto brillare una tenua luce per i paesi dell'Unione sprofondati nella crisi del debito, la possibilità o meno che l'Europa, arrivata ad un crocevia, imbocchi agevolmente la strada della rinascita è ancora incerta.

"Da un anno a questa parte, l'Ue è impegnata ad affrontare il problema del debito sovrano, iniziato l'anno scorso dalla Grecia, e che poi si è esteso all'Irlanda e ad altri paesi"

Come afferma Jean Pisani-Ferry, responsabile del think tank europeo "Bruegel", un anno e mezzo fa, quando erano indecisi se dare o meno una mano per salvare la Grecia, i leader europei non pensavano sicuramente che la crisi del debito potesse diventare così grave. Tra i 17 paesi dell' Eurozona, Grecia, Irlanda e Portogallo hanno ufficialmente ricevuto gli interventi di salvataggio; per salvare entità maggiori come Italia e Spagna, la Banca centrale europea ha acquistato i bond dei due Stati per controllare il costo del loro debito; 15 paesi sono minacciati dalle agenzie di rating di vedere declassato il rating del loro credito sovrano.

Mentre la crisi di debito sovrano si è evoluta fino ad oggi, sia gli economisti che i politici europei ne hanno ormai avanzato chiaramente i motivi di base: l'Europa dispone di una moneta unica, ma manca di una politica finanziaria unificata. In aggiunta alla mancanza di supervisione, la situazione finanziaria di alcuni paesi si fa sempre più grave. Secondo il gruppo di economisti rappresentato dal francese Charles Gave, la crisi di debito è ormai difficile da risolvere.  

Per affrontare la crisi di debito, molti paesi sono stati costretti ad adottare vari tipi di manovre di austerity, il che però li ha fatti cadere in un dilemma: da un lato, la necessità della governance della finanza, e dall'altro quella di realizzare la crescita economica e promuovere l'occupazione. Nell'Eurozona vivono 332 milioni di persone, che temono che la crisi del debito influenzi il loro tenore di vita; ad esempio, la riduzione delle pensioni, l'aumento del tasso di disoccupazione e altri aspetti della società attuale rendono sempre più scontento il pubblico, da cui le continue manifestazioni di protesta.

Secondo l'ex commissario europeo agli affari economici e monetari, Yves-Thibault de Silguy, l'Eurozona deve intervenire sotto due aspetti per risolvere la crisi:

"Ritengo che le sfide siano due. La prima è la sfida interna, ossia dobbiamo migliorare il coordinamento delle politiche finanziarie ed economiche dei paesi membri, ed i loro governi devono assumersi le loro responsabilità; la seconda è la sfida esterna, ossia dobbiamo utilizzare maggiormente l'euro nel commercio internazionale."

Nel corso del vertice invernale dell'Ue tenutosi all'inizio di dicembre, i vari paesi hanno raggiunto l'unanimità sulla risposta alla crisi del debito: primo, interventi a breve termine come l'emissione di eurobond e l'attuazione da parte della Bce di una politica monetaria di quantitative easing; secondo, a medio-lungo termine, la firma del "Trattato finanziario", l'unificazione della politica finanziaria e il rafforzamento della supervisione a livello dell'Ue, realizzando una vera e propria unione finanziaria. Al termine dei lavori, il presidente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy, ha affermato che l'Ue sta imboccando la strada della ricostruzione della fiducia nell'Eurozona.

I leader europei hanno in piano di firmare il Trattato finanziario nel marzo prossimo, e sperano che la notizia stimoli la fiducia del mercato, tuttavia, visto che i paesi membri hanno tutti propri interessi e richieste, è difficile arrivare ad un coordinamento unificato, per cui la possibilità o meno di arrivare ad un' unione finanziaria dà adito a dubbi. Se il trattato non venisse firmato in marzo, come previsto, l'Eurozona potrebbe disgregarsi. Il presidente della Commissione europea Barroso e il premier britannico Cameron ritengono entrambi che questo avrebbe un enorme impatto sull'economia dell'Europa e del mondo intero.  

"Nessuno può farsi illusioni, la situazione è gravissima e va affrontata con impegno. In caso contrario, l'Europa e tutti gli angoli del mondo subiranno i suoi effetti negativi."

"La crisi del debito dell'Eurozona influenza tutte le economie del mondo, ivi compresa quella della GB, ed è un'influenza terribile, che va affrontata."

  

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