Usare la "carta del tasso di cambio" per praticare il bullismo economico è un'azione impopolare
  2019-08-07 21:00:26  cri
Il Dipartimento al Tesoro degli Stati Uniti ha recentemente elencato la Cina come "manipolatore della valuta", negando così gli standard dei cosiddetti "manipolatori della valuta" da essi stessi stabiliti. Questa mossa dimostra che innanzi alla ferma posizione della Cina di difesa dei propri interessi, alcune persone negli Stati Uniti sono estremamente ansiose di utilizzare la questione dei tassi di cambio per esercitare pressione estrema sulla Cina e praticare il bullismo economico. Questo atto impopolare creerà senza dubbio maggiori rischi per l'economia globale e apporterà danno sia a sé che agli altri.

Ripercorrendo la storia dell'economia internazionale, l'utilizzo della "carta del tasso di cambio" per sopprimere i concorrenti è sempre stato un mezzo a cui son ricorsi gli Stati Uniti. Già nel 2005, alcuni parlamentari federali avevano proposto la cosiddetta "legge della valuta" nel tentativo di provocare il deprezzamento su ampia scala della moneta cinese. Recentemente, gli Stati Uniti hanno perseguito arbitrariamente politiche unilaterali, intensificando l'attrito commerciale con la Cina, e portando di conseguenza i mercati finanziari globali a subire turbolenze e il tasso di cambio del RMB a fluttuare con cambiamenti nell'offerta e nella domanda del mercato. Si tratta di una normale reazione del mercato, ma alcune persone negli Stati Uniti le hanno considerate come un'opportunità e hanno dato alla Cina un cappello da "manipolatore della valuta" al fine di esercitare ulteriore pressione sul Paese e soddisfare le esigenze politiche interne degli Stati Uniti.

Questa mossa degli Stati Uniti aggiungerà non solo nuovi ostacoli allo sviluppo delle relazioni economico-commerciali con la Cina, ma aggraverà anche le turbolenze nei mercati finanziari globali, ostacolando così il commercio internazionale e la ripresa economica globale. A tal proposito, martedì 6 agosto, l'ex segretario al Tesoro Usa Lawrence Summers ha pubblicato un articolo, in cui ha reso noto che l'inserimento della Cina tra i "manipolatori del tasso di cambio" da parte degli Stati Uniti non corrisponde alla realtà, danneggerà la credibilità del governo statunitense e condurrà probabilmente al rischio della recessione economica negli Usa.

In qualità di economia responsabile, la Cina ha ripetutamente promesso di non intraprendere una svalutazione competitiva né di rispondere ai disturbi esterni come le controversie commerciali ricorrendo allo strumento del tasso di cambio. La forte svalutazione del Renminbi non corrisponde agli interessi cinesi. La Cina continuerà ad attuare il sistema del tasso di cambio fluttuante gestito sulla base dell'offerta e della domanda del mercato. Il complotto statunitense di esercitare pressioni sulla Cina tramite il tasso di cambio è privo di base popolare e destinato a fallire.

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