Cina: gli Stati Uniti devono curare la propria "malattia dei diritti umani"
  2019-07-27 20:37:56  cri
Recentemente la China Society for Human Rights Studies ha pubblicato un rapporto intitolato "La discriminazione razziale radicata degli Usa evidenzia l'ipocrisia dei 'diritti umani americani'". Secondo quanto sostengono gli studiosi statunitensi, i servizi dei media e i rapporti di analisi delle organizzazioni internazionali, numerosi casi completi e accurati rivelano che negli Stati Uniti sussiste ormai da lungo tempo la discriminazione razziale, la quale smaschera la grave ipocrisia dei "diritti umani americani". Ancora una volta il mondo ha modo di vedere chiaramente come i politici americani usino "i diritti umani" come strumento politico.

Gli Stati Uniti sono un paese di immigrati multietnico, la discriminazione razziale e i conflitti etnici radicati, che durano ormai da moltissimo tempo, sono diventati un "malato dei diritti umani" che la società americana non ha modo di curare. In passato così come oggi, i diritti umani fondamentali delle minoranze razziali sono stati violati arbitrariamente e frequentemente. Costoro sono svantaggiati in ogni aspetto della vita: sono infatti spesso trattati in maniera estremamente ingiusta a livello di occupazione così come nelle possibilità di far carriera, ma anche a livello salariale, nell'istruzione e nella vita culturale, oltre che per quel che concerne l'applicazione della legge.

A questo proposito, il primo presidente afroamericano, Barack Obama, ha affermato senza mezzi termini che "la discriminazione è ancora presente quasi in tutti i sistemi della nostra vita, ha effetti di vasta portata ed è ancora parte dei nostri geni".

Secondo i dati del FBI, nel 2017, i crimini di odio negli Stati Uniti sono aumentati di circa il 17% rispetto all'anno precedente e il tasso di crimini di odio di tipo razziale è stato il più alto. Invece di prendere misure per contenere i crimini, alcuni politici del governo degli Stati Uniti continuano ad amplificare le voci della discriminazione razziale e del populismo.

A livello internazionale, gli Stati Uniti sono un esempio di massima irragionevolezza. Da un lato, con la scusa che i "diritti umani sono al di sopra della sovranità", provocano contraddizioni e conflitti etnici e creano innumerevoli problemi e catastrofi che danneggiano la pace e la stabilità mondiali.

D'altro canto, gli Usa si sono ritirati dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite e dal processo di formulazione del "Patto globale sul problema dei rifugiati" e si sono rifiutati di approvare convenzioni fondamentali sui diritti umani dell'Onu come la "Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali", la "Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia" e la "Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei disabili". Le azioni atte ad evitare i vincoli delle norme internazionali hanno già ostacolato il processo di promozione globale della tutela dei diritti umani.

Il 26 luglio gli ambasciatori di 50 paesi hanno inviato una lettera congiunta al Consiglio dei diritti umani dell'Onu e all'Ufficio dell'alto commissario per i diritti umani per sostenere la posizione della Cina sul problema del Xinjiang, apprezzando i risultati dello sviluppo dei diritti umani della Cina nella regione autonoma e quelli realizzati nella lotta al terrorismo e all'estremismo. Questa è stata la risposta della comunità internazionale a quei politici americani che intendono calunniare la Cina.

Trovandosi di fronte a un aumento della discriminazione razziale, della polarizzazione tra ricchi e poveri, della discriminazione di genere e dei problemi di ordine pubblico, gli Usa dovranno curare la propria "malattia dei diritti umani".

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