Recentemente gli Stati Uniti hanno affermato che, nel caso in cui la Cina imponesse dazi doganali aggiuntivi ai prodotti importati dagli Usa, alcune aziende si trasferirebbero dalla Cina in Vietnam e in altri Paesi asiatici, e alcune aziende statunitensi tornerebbero negli Stati Uniti. Tali affermazioni sono contrarie al senso comune dell'economia di mercato, e rappresentano solo idee soggettive degli Usa mosse dai loro secondi fini.
Come tutti sanno, è in atto una riconversione dell'economia cinese verso uno sviluppo di alta qualità e la Cina sta gradualmente scalando posizioni nella catena industriale globale e in quella del valore. Le industrie manifatturiere di fascia medio-bassa si stanno trasferendo all'estero. Tutti questi fenomeni corrispondono alla legge sullo sviluppo del trasferimento industriale globale e sono fatto assolutamente normale nell'economia di mercato, e non il risultato dei dazi doganali aggiuntivi imposti dagli Stati Uniti. Gli Usa vogliono solamente approfittare dei dazi doganali aggiuntivi per costringere le compagnie straniere in Cina a trasferirsi e raggiungere il loro scopo di calunniare la Cina.
Giorni fa, la Japan External Trade Organization ha pubblicato un rapporto, affermando che il mercato cinese è al primo posto nella strategia di esportazione, investimento ed e-commerce transfrontaliero delle imprese giapponesi. Nei primi quattro mesi, il volume dei capitali stranieri utilizzati dalla Cina ha registrato un aumento del 6,4% e gli investimenti dagli Usa in Cina sono aumentati del 24,3% su base annua. Secondo quanto reso noto dal Libro bianco delle imprese statunitensi in Cina, pubblicato dalla Camera di commercio statunitense in Cina nel 2019, il 98% delle imprese statunitensi intervistate ha dichiarato di voler continuare ad esplorare il mercato cinese.
Essendo l'unico Paese al mondo che possiede tutte le categorie industriali, la Cina non solo fornisce una catena di fornitura e una catena industriale complete, ma possiede anche un gran numero di tecnici specializzati, che riduce notevolmente i costi delle imprese statunitensi. Nel caso di Apple, ci sono circa 800 fabbriche fornitrici in tutto il mondo, della quali circa la metà si trova in Cina. Secondo quanto illustrato dal Rapporto di ricerca 2018 di Goldman Sachs, se la produzione e l'assemblaggio verranno trasferiti negli Stati Uniti, i costi di produzione di Apple aumenterebbero del 37%.
Per di più, la Cina gode di un enorme mercato di 1,4 miliardi di persone. I consumi sono già diventati il motore più importante della crescita economica cinese. Attualmente, il fatturato annuale delle imprese finanziate dagli Stati Uniti in Cina è di circa 700 miliardi di dollari con un profitto di oltre 50 miliardi. Il libro bianco ha inoltre indicato che, anche tenendo conto dei dazi doganali aggiuntivi imposti dagli Stati Uniti, il 69% delle aziende statunitensi intervistate dichiara che farà ancora profitti.
Ritornando agli Usa, la Casa Bianca insiste nell'imporre arbitrariamente dazi doganali aggiuntivi, peggiorando notevolmente l'instabilità e l'incertezza del mercato. Sin dall'anno scorso, le aziende statunitensi hanno trasferito le loro catene industriali in altri Paesi per far meglio fronte alla domanda della Cina e degli altri mercati. La città di Chicago ha addirittura firmato il Piano di cooperazione delle industrie chiave 2018-2023 con la Cina, ed ha deciso di cooperare con la Cina in settori chiave come l'industria medica e sanitaria, la produzione avanzata, la tecnologia innovativa, i servizi finanziari, l'agricoltura e prodotti alimentari.
La minaccia statunitense di innalzare i dazi doganali non spaventa le imprese straniere in Cina, ma costringe il "Made in Usa" a lasciare il proprio Paese. A creare questo fenomeno assurdo sono proprio i decisori statunitensi che perseguono "l'egoismo estremo".