Ma, sin dall'inizio, l'obiettivo di Pompeo è apparso un po' "distorto". Appena arrivato in Cile, il segretario di Stato Usa ha intimidito i Paesi dell'America Latina, dicendo loro che Cina e Russia "sono già alla porta" e che una volta che gli sarà permesso di "entrare", "dissemineranno il caos nelle vostre case" . Pompeo ha avanzato accuse contro gli investimenti della Repubblica Popolare in Venezuela, sostenendo che "il modo di fare della Cina sta contribuendo alla distruzione del Venezuela".
Il discorso di Pompeo è incomprensibile, ma non è nuovo. Dietro questa argomentazione che conserva una mentalità da "guerra fredda" e che ha l'intento di seminare discordia, si nascondono le preoccupazioni e l'ansia degli Usa per il declino della sua influenza in America Latina, e la sua insoddisfazione e diffidenza nei confronti della cooperazione reciprocamente vantaggiosa tra la Cina e i paesi dell'America Latina.
Da tanto tempo, gli Stati Uniti utilizzano l'America Latina come terreno di prova per perseguire il proprio egemonismo, la propria politica di potenza e l'esportazione di sistemi e valori economici e sociali. Gli Usa la considerano come il proprio "cortile". Ad esempio, con il pretesto della "dottrina Monroe", gli Stato Uniti si sono intromessi violentemente negli affari interni dei Paesi latinoamericani, creando sovversione e caos nelle nazioni disobbedienti.
Al contrario, non ci sono conflitti moderni o risentimenti che la Cina e i Paesi dell'America Latina e dei Caraibi si portano dietro storicamente. Le due parti vantano forti complementarità nei rispettivi processi di sviluppo. Pertanto, nell'esplorazione dei percorsi di sviluppo che meglio si adattano alle condizioni nazionali di ciascun Paese, tutti possono capirsi e supportarsi a vicenda. La fiducia reciproca strategica continua a rafforzarsi, così come continua a rafforzarsi anche la cooperazione reciprocamente vantaggiosa.