Martedì 22 gennaio si è aperta a Davos, in Svizzera, la riunione annuale 2019 del World Economic Forum. A causa dello "shutdown" del governo federale, la delegazione statunitense ha cancellato il viaggio in Svizzera. Dovendo far fronte al movimento dei "gilet gialli", il presidente francese non riuscirà a partecipare alla riunione. Occupata dall'accordo respinto dalla Camera Bassa, Theresa May resterà nel Regno Unito. Allo stesso modo anche i leader di Russia e India non si recheranno a Davos.
Il crescente aumento del populismo e del protezionismo ha portato gravi sfide alla globalizzazione e al libero scambio. L'assenza dei leader a Davos riflette in certa misura la profonda preoccupazione per l'incertezza politica ed economica a livello globale.
È interessante notare che il tema del Forum di Davos di quest'anno è molto chiaro: "Globalizzazione 4.0: costruire una nuova struttura nell'era della quarta rivoluzione industriale". Ovviamente, la globalizzazione non è finita, ma è entrata in una nuova fase.
Senza dubbio, una delle sfide attuali della globalizzazione è rappresentata dal divario crescente tra ricchi e poveri: i possessori di capitale e proprietà intellettuale godono di speciali privilegi, mentre la concorrenza nell'ambito del sistema aperto globale crea vincitori e perdenti. Le politiche di alcuni Paesi sviluppati non sono state applicate perfettamente e l'impatto sulla globalizzazione è stato gestito in modo improprio, causando il riaffermarsi del populismo e del protezionismo, i quali hanno generato tendenze anti-globalizzazione.
La scorsa settimana, il Forum di Davos ha rilasciato il Global Risk Report 2019, avvertendo che il formarsi di venti contrari nel settore economico deriva dalle tensioni geopolitiche tra le grandi potenze. Nel 2018, gli Stati Uniti hanno imposto tariffe aggiuntive alle principali economie globali, che possono essere considerate la principale fonte delle attuali frizioni commerciali e dell'incertezza globale. Allo stesso tempo, anche la mentalità del "gioco a somma zero" ha bloccato il processo di globalizzazione, creando gravi incertezze riguardo le prospettive economiche mondiali.
Alla vigilia dell'apertura del Forum di Davos, il FMI ha abbassato la sua previsione della crescita economica globale del 2019 al 3,5%, il tasso più basso degli ultimi tre anni. Visto che la crescita economica nel 2019 sta affrontando dei rischi, risulta urgente più che mai ricostruire la struttura della cooperazione internazionale. Attualmente, ciò che serve ai vari Paesi è agire in maniera coordinata per sostenere la crescita e affrontare le gravi minacce che il mondo si trova ad affrontare.
In questo momento, è necessario ricordare il discorso pronunciato dal capo di Stato cinese Xi Jinping al Forum di Davos di due anni fa. Non solo ha indicato il giusto atteggiamento nei confronti della globalizzazione, ma ha anche sottolineato che si dovrebbe seguire il concetto di "comunità dal futuro condiviso" per far fronte alle sfide. Xi Jinping ha indicato che "di fronte alle opportunità e alle sfide apportate dalla globalizzazione economica, la scelta giusta è sfruttare pienamente ogni opportunità, cooperare per affrontare le sfide e dare la giusta direzione alla globalizzazione economica". Il presidente cinese ha inoltre sottolineato che "ogni Paese ha il diritto di svilupparsi. Allo stesso tempo, si deve pensare ai propri interessi in un senso più ampio e non si possono, quindi, danneggiare gli interessi degli altri Paesi".
In realtà, il 76% degli intervistati dell'ultimo sondaggio del Forum di Davos crede e si aspetta che i vari Paesi possano cooperare per l'interesse comune. Klaus Schwab, fondatore e direttore esecutivo del World Economic Forum, ha detto in modo tagliente: "Che tu sia pronto o meno, il nuovo mondo è già davanti ai nostri occhi".