Il mercato e la resilienza economica della Cina sono potenti "munizioni" da impiegare nella guerra commerciale
  2018-10-17 19:36:43  cri

Fonte: CRI


Nella serata del 14 ottobre, ora locale orientale Usa, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, intervistato da Lesley Stahl nel suo programma "60 Minutes", in onda sulla CBS, ha dichiarato che la Cina "non dispone di munizioni a sufficienza" per prendersi la rivincita sugli Stati Uniti nella guerra commerciale. Il presidente statunitense ha poi aggiunto che quella scoppiata tra Cina e Stati Uniti non è una guerra commerciale, ma una scaramuccia. Sebbene Lesley Stahl gli abbia ricordato che lui stesso l'aveva definita il giorno prima una "guerra", Trump ha negato categoricamente, affermando che sta prendendo in considerazione l'allentamento della "scaramuccia" tra i due Paesi.

Quando Trump ha detto che le "munizioni della Cina si sono già esaurite", ha sostenuto le proprie argomentazioni dichiarando che "Abbiamo applicato tasse su 100 miliardi (in realtà sono 200) di beni cinesi, mentre loro hanno tassato 53 miliardi e 100 milioni di nostri prodotti". A quanto pare, vuole praticare questo "gioco dei numeri" per far risaltare la non reciprocità delle contromisure cinesi, con l'obiettivo di dimostrare che la Cina ha finito le "munizioni".

Tuttavia, la guerra commerciale non è certo un "gioco di numeri", ha a che fare con gli interessi di migliaia di imprese e consumatori. Il governo Usa continua a voler inasprire la guerra commerciale per raggiungere il suo obiettivo di "America First", ignorando le opposizioni in patria e all'estero. Ma il governo cinese non "permetterà agli Stati Uniti di ottenere successo"; continuerà a mettere il popolo al centro e a difendere fermamente il libero commercio, il sistema multilaterale e gli interessi comuni di tutti i Paesi del mondo. Per questo motivo, la Cina ha adottato una combinazione di contromisure sia di tipo quantitativo che di tipo qualitativo.

In realtà, la razionalità e la moderazione dimostrate dalla Cina non implicano l'esaurimento delle sue "munizioni". È esattamente l'opposto: l'enorme mercato e la resilienza economica della Cina hanno sempre costituito potenti "munizioni" da impiegare in questa guerra commerciale.

In primo luogo, lo sviluppo dell'economia cinese ha dimostrato resistenza e tenacia, e ha arricchito il "deposito di munizioni" di cui dispone il Paese.

L'andamento dell'economia cinese è rimasto costante tra il 6,7% e il 6,9% per 12 trimestri consecutivi. La crescita economica si sta spostando da un modello eccessivamente dipendente dalle esportazioni e dagli investimenti a un modello basato maggiormente sui consumi, sui servizi e sulla domanda interna. La Cina vanta inoltre un sistema industriale indipendente e completo, una catena di industrie a monte, nel mezzo e a valle, il maggiore gruppo a reddito medio al mondo e il mercato di consumo più grande al mondo e con le più alte potenzialità: tutto ciò ha reso l'economia cinese sufficientemente resistente e tenace da poter resistere a qualsiasi impatto.

In secondo luogo, il nuovo ciclo di apertura al mondo esterno della Cina, in particolar modo le misure che mirano ad aprire il mercato, fornirà un flusso costante di "munizioni" che consentirà di affrontare la guerra commerciale.

Dall'inizio di quest'anno, la Cina ha costantemente sfoltito la lista negativa degli investimenti stranieri, ha allentato in modo significativo i limiti di accesso al mercato, ha rafforzato la tutela dei diritti di proprietà intellettuale e ha aumentato le importazioni… il governo cinese ha formulato nuove politiche d'apertura per attirare ancora più capitali stranieri nel Paese.

Da un rapporto pubblicato il 15 ottobre dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo emerge che, nella prima metà di quest'anno, il volume degli investimenti diretti esteri assorbiti dalla Cina ha raggiunto quota 70 miliardi di dollari, rendendo la Repubblica Popolare il maggiore Paese al mondo per afflusso di investimenti diretti esteri.

Se gli Stati Uniti esaminassero i "successi" conseguiti in questi tre mesi di guerra commerciale, scoprirebbero che sono proprio loro quelli che stanno per esaurire le "munizioni". Questa è la ragione principale per cui Trump ha dovuto utilizzare un nuovo vocabolo, definendo gli attriti commerciali "scaramuccia" e non più "guerra".

"L'affabilità genera ricchezza": è un principio commerciale a cui la Cina ha sempre aderito. La Repubblica Popolare ha sempre ribadito di non voler entrare in una guerra commerciale, di qualsiasi forma essa sia, con gli Stati Uniti o con qualsiasi altro suo partner commerciale. Se il presidente Trump intende veramente allentare gli attriti commerciali fra i due Paesi, la Cina ne sarebbe felice; se intende continuare a esercitare pressioni, la resilienza dell'economia e l'enorme mercato della Cina serviranno da potenti "munizioni".

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