Per gli Stati Uniti il "60% del PIL" costituisce una linea rossa
  2018-08-10 21:09:25  cri

Questa settimana Stati Uniti e Cina hanno pubblicato l'uno dopo l'altro una nuova lista con i prodotti della controparte – ciascuna del valore di 16 miliardi di dollari – su cui applicare una tariffa del 25%. I dazi entreranno in vigore a partire dal 23 agosto prossimo.

La politica tariffaria adottata dagli Usa contro la Cina sulla carta si pone come obiettivo la risoluzione dell'"iniquità commerciale" esistente tra i due Paesi, partendo da considerazioni politiche interne agli Stati Uniti, ma il suo obiettivo strategico più profondo a lungo termine si manifesta con chiarezza: gli Usa devono contenere il suo rivale in rapida ascesa al fine di continuare a mantenere l'egemonia del dollaro, dominare le regole multilaterali e massimizzare i propri interessi economici.

La fondazione degli Stati Uniti risale a poco più di 200 anni fa, ma, da un punto di vista storico, gli Usa sanno già bene come contenere i propri competitor. Nel secolo scorso, gli Stati Uniti per due volte sono stati in ansia preoccupati di essere raggiunti e superati dai loro avversari. Una volta quando il PIL dell'Unione Sovietica superò per un momento del 60% il PIL statunitense; gli Stati Uniti aumentarono il loro contenimento nei confronti dell'Unione Sovietica, ma quest'ultima commise errori fatali che portarono poi alla sua disgregazione. La seconda volta, invece, quando il PIL del Giappone superò per un momento del 60% il PIL statunitense, mettendo in allarme gli Stati Uniti che costrinsero il Giappone a sottoscrivere gli "Accordi di Plaza", con il conseguente apprezzamento dello yen. Il governo giapponese valutò male la situazione e attuò politiche monetarie e fiscali di quantitative easing: grandi quantità di denaro affluirono sul mercato azionario e sul mercato immobiliare. Una volta scoppiata la bolla, il Giappone sprofondò nei "due decenni persi".

Si può vedere che per gli Stati Uniti il "60% del PIL" costituisce una linea rossa: se qualcuno oltrepassa questa linea, viene colpito dagli Usa senza alcuna pietà, senza che ciò abbia a che fare con l'ideologia o il sistema politico dello sfidante.

Nel 2014, il PIL della Cina ha superato per la prima volta del 60% il PIL statunitense, spingendosi oltre il limite che gli Stati Uniti possono tollerare. Dal punto di vista degli Usa, il tasso di crescita e il potenziale economico della Cina sono di gran lunga superiori a quelli dei suoi rivali precedenti, ed è probabile che la Cina superi gli Stati Uniti in un futuro non troppo lontano. In questo contesto, è inevitabile che gli Stati Uniti attuino un contenimento nei confronti della Cina.

Tuttavia, la Cina di oggi non è il Giappone di allora.

Innanzitutto, la Cina ha un enorme mercato di consumo interno e nuove piattaforme di cooperazione, come l'iniziativa "Una cintura, una via", basate sui principi di "condivisione, cooperazione e discussione congiunta". Il Giappone di allora, invece, faceva molto affidamento sulle esportazioni, dipendendo in particolar modo dal mercato statunitense ed europeo. Nei primi sette mesi di quest'anno, il volume totale degli scambi commerciali operati dalla Cina con i Paesi e le regioni lungo "Una cintura, una via" ha raggiunto quota 4570 miliardi di yuan, pari al 27,3% del volume totale del suo commercio con l'estero, superando il volume degli scambi operati tra Cina e Stati Uniti nello stesso periodo, pari a 2280 miliardi di yuan, con un tasso di crescita dell'11,3%.

In secondo luogo, la Cina ha un sistema politico stabile e una strategia di sviluppo a lungo termine, mentre il Giappone non disponeva di un contesto politico stabile e di una politica economica coerente. Dal 1989 al 2000, il Giappone è passato attraverso quattro partiti politici al potere, con nove cambi di gabinetto e sette primi ministri differenti. I conflitti tra i partiti e le varie fazioni politiche e i conflitti tra i vari dipartimenti hanno fortemente influenzato il giudizio del governo giapponese sulla situazione e le conseguenti decisioni politiche prese.

In terzo luogo, la Cina dispone del sistema industriale più grande e completo del mondo ed è diventata un punto chiave nella catena industriale e nella catena di fornitura a livello globale. La sua profonda partecipazione alla catena del valore globale farà sì che la politica tariffaria "intimidatoria" degli Stati Uniti avrà ripercussioni negative di vasta portata, come mai successo prima, sugli stessi Stati Uniti. Consideriamo la Apple, ad esempio: circa il 31,5% dei suoi 200 fornitori proviene dalla Cina. Inoltre, Element Electronics, società che assembla televisori, ha annunciato che è stata costretta a licenziare 126 dipendenti e che presto chiuderà la sua fabbrica nella Carolina del Sud, dal momento che non riesce a sostenere i prezzi elevati delle parti importate dalla Repubblica Popolare sin dallo scoppio della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti.

Sia la Cina che il Giappone hanno subito "opera di contenimento" da parte degli Stati Uniti in un periodo di rapida crescita per il Paese: i nodi temporali e i mezzi adoperati per il contenimento sono simili, ma il destino dei due Paesi sarà completamente diverso. Le fondamenta dello sviluppo cinese non possono essere scosse: finché comprenderemo correttamente la situazione, coglieremo chiaramente la tendenza generale e svolgeremo al meglio i nostri affari, la grande nave economica cinese supererà sicuramente i vari ostacoli e continuerà ad andare avanti.

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