Maurizio Zordan: 'dazi americani preoccupano il quadro macroeconomico'
  2018-04-21 21:20:04  cri
Di recente, gli Stati Uniti, in base all'articolo 301 del Trade Act, hanno in programma di imporre dazi ad ampio raggio nei confronti di prodotti cinesi e di restringere la fusione di imprese americane da parte di società cinesi. Le frizioni commerciali tra Cina e USA non solo stanno portando ripercussioni negative sulle aziende dei due Paesi, ma stanno preoccupando le imprese di altri Paesi presenti negli USA. In merito, Maurizio Zordan, imprenditore italiano attivo negli States, intervistato da Radio Cina Internazionale, ha osservato che i businessmen italiani nel Paese stanno manifestando un timore sul quadro macroeconomico.

Zordan si occupa della produzione di mobili di alta gamma, i prodotti made in Italy sono ormai esportati in tutto il mondo. Negli ultimi anni, il mercato dell'America del Nord, gli USA in primis, ha presentato una crescita notevole, perciò, considerando i vari elementi rischiosi come la logistica e i dazi, dal 2014, Zordan ha iniziato ad investire negli Stati Uniti acquistando un'azienda in fase di vendita situata in Michigan. Quest'anno la società italiana di Zordan è riuscita a realizzare il 100% del controllo dell'impresa americana acquistata. Grazie alla nuova azienda, la produzione di mobili si può fare totalmente negli USA, il costo dei trasporti ha visto un enorme risparmio e non c'è più bisogno di preoccuparsi per i dazi doganali. In più, vista la scarsa manualità dei mobili americani, i prodotti made in Italy si riscontrano assolutamente competitivi per il design nel mercato americano. Zordan osserva che il passo di acquistare l'azienda americana è stato più che giusto e che l'attuale restrizione dell'import degli States preoccuperà molti esportatori italiani:

"Se Fossimo stati solo esportatori, qui saremmo stati più preoccupati, mentre invece per le aziende che hanno negli Stati Uniti un mercato importate di sbocco, credo che il tema dei possibili rischi derivanti dai dazi sia nella testa di molti imprenditori. M'immagino gli esportatori di vino, che se per caso l'indirizzo di mettere dazi si spostasse anche su prodotti alimentari, compreso il vino - il settore degli alimentari è uno dei più importanti di esportazione dell'Italia - questo sarebbe un problema perché molte cose, soprattutto il vino, non è possibile farlo in America; Il vino italiano è italiano".

Negli ultimi anni di business negli Stati Uniti, Zordan ha avuto modo di conoscere diversi imprenditori italiani che operano nel Paese come lui stesso. Egli ha osservato che nonostante che questi naturalmente non abbiano alcun timore sui dazi, dimostrano comunque una preoccupazione circa possibili contrapposti indiretti dei dazi al quadro macroeconomico:

"Le preoccupazioni sono legate a quello che è il contesto macroeconomico, cioè che i dazi possano in qualche maniera rallentare la crescita mondiale perché il movimento dei dazi che l'America sta orientando nei confronti soprattutto della Cina potrebbe portare ripercussioni su altri Stati perché ormai tutto il mondo è interconnesso. Non ci sono solo reazioni dirette, ci sono molte reazioni indirette, quindi diciamo quello che preoccupa di più è il contesto macroeconomico di possibile rallentamento della crescita mondiale".

Secondo a quanto spiegato da Zordan, i dazi americani nei confronti della Cina sono la dimostrazione della debolezza della competitività di Washington, e che l'inasprimento di queste misure deciso da Trump avrebbe a che vedere anche con le elezioni di medio termine:

"Io vedo la politica dei dazi come una manifestazione di debolezza. Usare i dazi è sostanzialmente una forzatura, è una prova di forza ma in realtà dimostra una debolezza legata alla competitività della produzione americana. Se la produzione americana fosse competitiva l'America non importerebbe tutte queste cose dalla Cina, però bisogna anche tornare indietro a quelli che sono stati gli elettori di Trump. Il tema è che i politici occidentali, compreso Trump, devono rispondere molto spesso alle elezioni. Trump è stato eletto un anno e mezzo fa ma tra sei mesi ci sono le elezioni di medio termine. L'orizzonte temporale della politica in occidente è molto corto perché ci sono continui appuntamenti elettorali a cui la politica deve rispondere, e la politica ha strumenti sempre spuntati per affrontare i temi. Essa non ha i margini che aveva in passato – parliamo di Paesi con debiti pubblici molto alti - e questo genera la necessità di fare manovre come quella che ha fatto Trump nel breve termine".

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