La crisi dei rifugiati sfida il processo d'integrazione europea
  2015-12-31 17:01:51  cri

Nel 2015 sono state 1,5 milioni le persone entrate clandestinamente in Europa via mare e via terra, tuttavia, le misure adottate successivamente dall'Ue si sono sempre rivelate insufficienti; hanno provocato grandi divergenze tra gli Stati membri e, a causa della nuova situazione di difficoltà, alcuni paesi hanno reintrodotto temporaneamente i controlli alle frontiere

Il 19 aprile 2015, una nave che trasportava circa 700 rifugiati africani è partita dalla Libia ed è naufragata nelle acque vicine all'Italia; alla fine solo 28 persone sono riuscite a sopravvivere. Molti media hanno definito quello come "il giorno più buio" dell'Ue. Inizialmente, la questione dei rifugiati non aveva attirato molta attenzione da parte dell'Unione europea; tuttavia con l'aumento del numero dei naufragi nel Mediterraneo, che hanno causato la morte di migliaia di persone, la Commissione europea ha convocato una riunione straordinaria dei ministri degli Esteri, e il Commissario europeo per le migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza, Dimitris Avramopoulos ha ammesso apertamente che i provvedimenti presi dall'Unione europea sono stati tardivi.

A causa dell'escalation dell'instabilità della regione del Medio Oriente e Nordafrica, i migranti clandestini entrati in Europa attraverso il Mediterraneo sono via via aumentati. L'Ue ha convocato successivamente delle riunioni straordinarie, elaborando dei piani per il rafforzamento della cooperazione con i paesi da cui i migranti fuggono e sulla lotta militare del netto dell'immigrazione clandestina del Mediterraneo. A maggio sono state rese note le controverse "quote dei rifugiati", in base alle quali, eccetto Inghilterra, Danimarca e Irlanda, gli altri 25 paesi dell'Ue dovranno rispettare le quote di immigrati da ospitare in base alle loro condizioni economiche e alle dimensioni della popolazione dei vari paesi, trasferendo e inserendo i rifugiati in Grecia e Italia.

Questa misura non è riuscita mostrare la solidarietà dell'Ue, ed ha provocato divergenze e polemiche senza precedenti. Andreia Ghimis, l'analista delle politiche sulla questione dell'Immigrazione dello European Policy Centre, ha rilevato che nonostante la Germania abbia svolto un ruolo guida sul reinsediamento dei rifugiati, la sua posizione non poteva influenzare il punto di vista dei paesi dell'Europa orientale.

Quando i paesi membri dell'Ue non hanno approvato il piano di ridistribuzione dei rifugiati attraverso il negoziato, il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha pronunciato il primo discorso su questo problema, invitando i paesi membri dell'Ue ad accettare i rifugiati.

"La questione legata all'immigrazione è sempre legata alla dignità umana. Dobbiamo ricordarci che quasi ognuno di noi europei, in passato, è stato un rifugiato. Il diritto di asilo per i rifugiati è uno dei più importanti valori europei."

Il discorso molto empatico pronunciato da Juncker è stato apprezzato da molti, e ha gettato le base per l'approvazione del piano di distribuzione temporanea di 160 mila rifugiati durante il vertice autunnale dell'Ue. Oltre all'accoglienza comune da parte di tutti i paesi membri, il piano ha determinato l'accorciamento dei tempi per l'ottenimento del diritto d'asilo, l'istituzione di centri di accoglienza per i rifugiati, il miglioramento del meccanismo di rimpatrio. Tuttavia, secondo i dati delle statistiche condotte dalla Commissione europea, fino agli inizi di dicembre, solo 14 Stati membri erano pronti ad accettare più di 1,400 persone. Inoltre, a causa della carenza del personale e la scarsa gestione delle frontiere dell'Unione europea, un gran numero di profughi che hanno evitato la reg

di conseguenza molti ritengono che la zona Schengen cesserà di esistere. Andreia Ghimis ritiene che l'accordo Schengen non sarà affossato dalla crisi dei rifugiati, tuttavia è urgente ricostruire la solidarietà e la fiducia reciproca fra tutti i paesi che vi avevano aderito.

Nonostante l'Ue abbia rafforzato i controlli alle frontiere, durante l'ultimo vertice del 2015, i vari paesi non si sono trovati d'accordo sulla questione. Dopo che la situazione regionale della sicurezza si è aggravata a causa degli attacchi terroristici, la crisi dei rifugiati rimarrà per lungo tempo una Spada di Damocle sulla testa dell'Ue. Secondo Andreia Ghimis, i lavori dell'Ue nel 2016 si concentreranno sulla crisi dei rifugiati, e oltre all'acceleramento dell'attuale piano di distribuzione, l'Ue si concentrerà sulle politiche di asilo a lungo termine più adatte alla situazione dei rifugiati.

Focus
Social Media

Riviste
Eventi
© China Radio International.CRI. All Rights Reserved.
16A Shijingshan Road, Beijing, China. 100040