OIM: oltre 2000 morti nel Mediterraneo nel 2015
  2015-08-05 16:49:38  cri
Il Mediterraneo è un percorso obbligato per i clandestini africani che si recano in Europa. Secondo un comunicato rilasciato a Ginevra il 4 agosto dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), dall'inizio dell'anno oltre 2000 clandestini hanno già perso la vita durante la traversata verso le coste europee, mentre il dato relativo allo stesso periodo dell'anno scorso è di 1600 persone. Il Mediterraneo è così diventato uno dei canali migratori più pericolosi.

Al centro del Mediterraneo esiste una rotta che collega la Libia e l'Italia, chiamato "il canale siciliano". Secondo l'OIM, la gran maggioranza dei morti fra i clandestini avviene in questo tratto di mare. Per ridurre le spese, i trafficanti utilizzano spesso piccole imbarcazioni in pessime condizioni del tutto inadeguate alla navigazione, il che aumenta la probabilità che avvengano tragedie. Durante una conferenza stampa tenuta al Palazzo delle Nazioni di Ginevra, il portavoce dell'OIM Itayi Virri ha reso pubblici gli ultimi dati aggiornati al 4 agosto:

"La questione delle migrazioni clandestine nel Mediterraneo è stata al centro dell'attenzione negli ultimi mesi. Ma sfortunatamente, lo scorso fine settimana è stato stabilito un nuovo record: oltre 2000 migranti e profughi hanno perso la vita nel Mediterraneo."

Le migrazioni illegali costituiscono un problema globale. Secondo le statistiche, in tutto il mondo nel 2015 ci sono stati un totale di 2865 migranti che hanno perso la vita durante le rotte che includono il Mediterraneo, il Golfo del Bengala, la frontiera tra Stati Uniti e Messico, e il Corno d'Africa. Le statistiche indicano che la traversata del Mediterraneo è di gran lunga più pericolosa rispetto agli altri percorsi utilizzati dai clandestini. Mentre si trovava nell'Italia meridionale, un funzionario dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ha parlato con un superstite, il quale ha riferito che il motore della nave su cui viaggiava si era surriscaldato e non ha potuto utilizzare che dell'acqua potabile per raffreddarlo, ma questo ha provocato la morte di 14 migranti per sete e insolazione.

I migranti che entrano nel Continente Europeo approdano innanzitutto nei Paesi affacciati sul Mediterraneo. Tra questi, circa 97mila persone hanno toccato terra in Italia e 90mila in Grecia. L'OIM ha ricordato che in questi mesi i Paesi europei hanno rafforzato il pattugliamento delle acque del Mediterraneo e ciò ha ridotto considerevolmente i decessi fra i clandestini.

"Dopo la tragedia avvenuta in aprile, i nostri partner europei hanno adottato diverse misure, fra cui l'incremento del numero di motovedette, permettendo il salvataggio di numerosi migranti che, altrimenti sarebbero probabilmente periti in mare. Secondo le nostre previsioni, questo fine settimana il totale dei migranti che hanno fatto ingresso in Europa stabilirà un nuovo record, attestandosi a 200mila persone, principalmente giunte sulle coste italiane e greche."

Secondo le statistiche dell'OIM, al momento, i Paesi da cui provengono la maggior parte dei clandestini sono: Siria, con 440mila persone, Eritrea e Afghanistan con 180mila ciascuno ed altri Paesi come Nigeria e Somalia. L'Organizzazione ha inoltre affermato che nel 21esimo secolo, ci sono ancora persone che scappano dal proprio Paese per conflitti, persecuzione, privazioni e degrado del suolo e che infine perdono la vita prima di arrivare in Europa, una realtà che non si può più accettare.

Il comunicato da Itayi Virri afferma che la questione dei clandestini è già stata inserita nell'Agenda di Sviluppo post-2015 delle Nazioni Unite:

"Siamo molto lieti di vedere che le migrazioni sono state incluse nell'Agenda di sviluppo post-2015 dell'Onu. Come tutti sanno, inizialmente la questione non faceva parte degli Obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite."

Per quanto riguarda la crisi del Mediterraneo, l'OIM ha sollecitato l'Europa a prendere misure più integrali e durature. Il responsabile per l'Europa dell'Organizzazione ha sottolineato che il continente deve assumersi le proprie responsabilità morali e storiche e rispondere alla situazione ispirandosi all'umanitarismo.

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