Dazi USA su prodotti cinesi: la politica di "massima pressione" non favorisce la soluzione dei problemi
  2019-08-02 21:00:15  cri

Poco dopo la chiusura del 12esimo round di consultazioni economico-commerciali di alto livello Cina-USA, Washington ha ancora una volta adottato come mezzo di intimidazione le tariffe, minacciando che dal primo settembre imporrà dazi addizionali al 10% su 300 miliardi di dollari di prodotti cinesi. Questa mossa viola gravemente l'intesa raggiunta dai due capi di Stato a Osaka e si allontana dal giusto binario. Inoltre, non è di alcun vantaggio per la risoluzione dei problemi. La Cina esprime profonda insoddisfazione e ferma opposizione, e adotterà le contromisure necessarie, al fine di difendere fermamente gli interessi centrali della nazione e gli interessi fondamentali del popolo cinese.

Le ultime consultazioni rappresentano il primo dialogo faccia a faccia tra i due gruppi di lavoro dopo una sospensione di oltre due mesi. A giudicare dalle dichiarazioni rilasciate dalle due parti al termine dei negoziati, Beijing e Washington riconoscono che sono stati condotti scambi costruttivi e hanno concordato di tenere il prossimo round di consultazioni negli Stati Uniti a settembre. Prima di allora, le due squadre imbastiranno intense trattative per tutto il mese di agosto. Un risultato del genere non è stato ottenuto facilmente, e la comunità internazionale si aspetta che le due parti continuino a dialogare sulla base dell'intesa raggiunta a Osaka, aderendo ai principi di uguaglianza e rispetto reciproco.

Tuttavia, gli Stati Uniti hanno ancora una volta adottato come mezzo di intimidazione le tariffe, deragliando dal giusto binario della risoluzione dei problemi attraverso le consultazioni.

I fatti accaduti nell'ultimo anno dimostrano pienamente che in una guerra commerciale non vi è alcun vincitore e che con nuovi dazi non si risolvono le preoccupazioni americane, ma si danneggiano solo gli interessi dei due Paesi coinvolti nel confronto, con ripercussioni anche sul resto del mondo.

Di fronte all'escalation delle frizioni commerciali, sebbene sottoposti a una pressione maggiore, gli indicatori macroeconomici della Cina relativi al primo semestre del 2019 sono rimasti tutti entro un intervallo ragionevole, il che evidenzia l'enorme resistenza dell'economia cinese. Al contempo, l'export cinese verso gli USA ha visto un calo del 2,6%, mentre l'import dagli States ha registrato un -25,7%: un divario così grande dimostra la maggiore sostituibilità dei prodotti importati dagli USA. Beijing ha quindi tutti gli strumenti per neutralizzare l'impatto dei dazi tramite una diversificazione dei partner commerciali.

Come si è visto, gli USA non hanno mantenuto la parola data, ricorrendo nuovamente alle tariffe come mezzo di intimidazione: ciò non è in linea con gli interessi dei due popoli e potrebbe causare una recessione mondiale. Washington deve correggere tempestivamente i suoi errori e portare avanti consultazioni in modo paritario e rispettoso, così da ritornare sulla giusta strada che conduce alla risoluzione dei problemi esistenti.

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