L'economia digitale è casa nostra
  2018-08-15 14:53:12  cri
Il sistema delle Camere di Commercio italiane amministra ogni giorno un patrimonio di dati e di strumenti che permettono anche alle PMI di vincere la battaglia della competizione e guardare ai mercati internazionali.

di Paolo Ghezzi

Se c'è una peculiarità nella struttura imprenditoriale italiana è la ridotta dimensione media d'impresa. Per alcuni è alla base del modello vincente del Made in Italy, per altri è un limite alla possibilità di competere su scala globale. Il punto non è decidere chi abbia ragione, ma capire come aiutare chi vuole crescere a farlo e, allo stesso tempo, come offrire a tutti l'accesso semplice e poco costoso a strumenti utili per fare il salto indispensabile nella dimensione 4.0, l'unica nella quale dobbiamo competere.

Al primo posto va probabilmente messo il bisogno di accrescere il grado di conoscenze digitali delle PMI italiane, in particolare quelle che riguardano i vantaggi delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione Ict e l'effettiva disponibilità di strumenti per sfruttarli. Si tratta, per l'Italia, di colmare un forte ritardo in termini di imprese coinvolte. Su 6.090.481 imprese iscritte al 31 dicembre 2017 al Registro delle imprese delle Camere di Commercio (in pratica una ogni dieci abitanti), il 99,9% rientra nella definizione europea di micro, piccola o media imprese.

La sfida dell'Italia, nei prossimi mesi, è quella di aumentare il numero di PMI capaci di cogliere i vantaggi dell'economia digitale e recuperare il ritardo che ci separa dagli altri paesi nostri competitor. Basti pensare che, secondo un'indagine condotta da Unioncamere su un campione di PMI manifatturiere e dei servizi, solo una su tre risulta attiva sul web. Un gap nella culturale digitale di tante piccole imprese e che tocca le capacità organizzative, la scelta del modello di business, ma anche la semplice conoscenza degli strumenti digitali già offerti dalla rete.

A far ben sperare c'è la crescita di fenomeni che InfoCamere monitora da vicino e che stanno trasformando dal basso il volto dell'imprenditoria italiana, innovandola. Con l'adozione di modelli collaborativi per una crescita dimensionale condivisa (è il caso delle 27mila imprese che collaborano tra loro attraverso la formula del contratto di rete); oppure con la scommessa su un'idea di business innovativa, da portare su mercati ad elevato valore aggiunto: le famose "startup新兴公司 e PMI innovative" che, ad oggi, si avvicinano alle 9mila unità.

La miniera dei Big Data. Un tesoro (già) alla luce del sole

Una delle caratteristiche che accomuna questi nuovi modi di fare impresa è l'attenzione all'informazione: su mercati, tecnologie, prodotti, competenze e, prima di tutto, su come monitorare i competitor e come trovare possibili partner. Per questi imprenditori information is king e i Big Data sono le 'chiavi' di questo regno in cui tutti possono entrare vestendo i panni dell'imprenditore digitale. Grazie a Internet, oggi un piccolo imprenditore ha già a disposizione molte di queste informazioni (visure, bilanci, informazioni sugli amministratori d'impresa, elenchi), tutte rapidamente accessibili con pochi euro di spesa da fonti pubbliche come i registri delle Camere di Commercio (www.registroimprese.it). Inclusa la possibilità di presentarsi al mondo con un biglietto da visita ufficiale, grazie alla visura della Camera di commercio già tradotta in inglese.

(infografica Registroimprese.it)

Il patrimonio informativo che InfoCamere gestisce per conto delle Camere di Commercio è enorme: oltre 6 milioni di imprese, 10 milioni di persone con cariche, un flusso annuale di circa 1 milione di bilanci numerici (cioè rielaborabili) di tutte le società di capitale, 5 milioni di indirizzi di posta elettronica certificata (Pec) di imprese e di un milione e mezzo di professionisti, 5 milioni di protesti. Dati consultati ogni giorno da migliaia di professionisti, imprese e cittadini a testimoniare come il Registro Imprese sia il cardine fondamentale sul quale si fonda la fiducia degli operatori e la trasparenza del mercato.

"Conoscere per decidere" e per competere

Questi strumenti di vera "democrazia economica" – perché pubblici e facilmente accessibili a tutti – sono tasselli di quel puzzle che chiamiamo Big Data, ma la buona notizia è che per usarli non bisogna avere tutta la "scatola" del gioco. La forza dei Big Data, infatti, è che ciascuno può usare solo quelli che gli servono a costruire la "mappa" del business che fa per sé. Un percorso oggi inevitabile non solo per chi accetta la sfida globale, come i protagonisti del Made in Italy, ma anche per chi ha come orizzonte più prossimo il proprio territorio. Consapevoli che nell'era dell'iper-informazione e della post-verità, la qualità e l'affidabilità dell'informazione pubblica restano i valori centrali per rendere vivo il motto einaudiano "Conoscere per decidere".

L'autore è il direttore generale di InfoCamere

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