Federico Castigliano, un vagabondo della cultura

  2017-10-09 08:49:41  cri
Ciao Federico, so che lavori da più di tre anni come professore all'Università di Studi Internazionali di Pechino. Vorrei sapere in primo luogo che cosa ti ha spinto a venire in Cina.

Sono venuto in Cina la prima volta quando ero ancora molto giovane, nel 2005, e poi una seconda volta, sempre da turista, nel 2012. Sono stato da subito attirato dalle grandi trasformazioni di questo Paese, dal rapporto tra tradizione e modernità. Così, quando nella primavera 2014 mi si è presentata l'occasione di venire a Pechino per insegnare lingua e cultura italiana all'Università, ho deciso di provare questa nuova via. In quel momento abitavo in Francia, e dopo aver trascorso nove anni a Parigi volevo provare qualcosa di nuovo. Sono venuto in Cina per curiosità, attirato anche da una certa energia e dal senso di ottimismo che qui si può respirare.

Ti manca qualcosa dell'Italia, del tuo Paese? Ad esempio il cibo, lo stile di vita, le tradizioni?

Devo dire che non mi sento così legato a un'identità nazionale particolare. Sono nato a Torino, ma ho viaggiato in tanti paesi e ho trascorso molti anni a Parigi. Mi sento naturalmente legato all'Italia e alla Francia, intese come tradizioni letterarie, artistiche e culturali, ma non sono così radicato in un territorio, né credo di appartenere a un Paese o a una sola "nazione". Mi ritegno piuttosto un "flâneur", cioè un vagabondo della cultura. Cerco di apprezzare quello che vedo e le persone che incontro, che siano in Europa, in Asia, o in un'altra parte del mondo. Per quanto riguarda il cibo e le tradizioni locali, devo dire che ci sono molte cose interessanti in Cina. L'importante è adattarsi e avere una mentalità aperta rispetto alle novità.

So che hai recentemente pubblicato un libro su Parigi e sulla tua esperienza in Francia. Vorrei sapere qualcosa di più. Forse possiamo partire dal titolo: "Flâneur, l'arte di vagabondare per Parigi". Che cosa significa essere un "flâneur"?

La parola flâneur deriva dal verbo francese flâner che significa «gironzolare», «perdere il proprio tempo». È una parola bellissima, dal suono poetico, ma anche una parola che non si può facilmente tradurre in altre lingue. Il flâneur è un personaggio prettamente urbano, che nasce nella Parigi borghese del 1800. Essere un flâneur significa passeggiare, libero da impegni, e immergersi nello spettacolo vivo di Parigi. In un senso più generale il flâneur rappresenta un nuovo modo di muoversi nella città e di osservare il mondo. In questo senso il territorio in cui il flâneur può operare non si limita a Parigi. Si può svolgere l'arte della flânerie in qualsiasi città del mondo.

Quando e come è nata l'idea del tuo libro?

Da sempre mi piace la letteratura francese del diciannovesimo secolo, una letteratura aristocratica, classica nelle sue forme ma estremamente moderna nelle sue idee. Lo studio del personaggio del flâneur nella letteratura parigina è stato oggetto della mia tesi di Dottorato. Ho trascorso tre anni rinchiuso nella Biblioteca Nazionale di Francia a leggere tutta la bibliografia, i saggi e i documenti su questo argomento. Dopo il conseguimento del Dottorato ho pubblicato diversi articoli e ho cominciato a scrivere testi più personali: appunti, pagine di diario, storie tratte dalle mie avventure e delle mie camminate per Parigi. Due anni fa, quando già mi trovavo in Cina, ho pensato che fosse il tempo di raccogliere tutto questo materiale e dargli la forma di un libro. Mi interessava condividere le mie idee, confrontarmi con gli altri e forse dare qualche consiglio a chi volesse provare, oggi, l'esperienza della flânerie. Ho considerato la possibilità di rivolgermi a una casa editrice, ma alla fine ho deciso di lanciarmi in una pubblicazione indipendente. Volevo un libro perfetto, tagliato su misura e curato in ogni dettaglio. Ho tra le mie conoscenze due ottimi editor, uno italiano e uno inglese, che sono molto apprezzati in Italia, e conosco un bravissimo designer italiano che abita a Pechino: grazie a loro la mia idea si è potuta realizzare. Dopo un lavoro molto lungo, durato due anni, il libro è finalmente uscito durante la scorsa estate. È un libro in doppia edizione, cartacea e ebook, e disponibile in due versioni: in lingua italiana e in lingua inglese. Per la distribuzione mi sono affidato a Amazon, che garantisce una diffusione su scala globale.

Per concludere vorrei chiederti quali sono i progetti per il tuo futuro? Stai lavorando a un nuovo libro? Resterai in Cina?

Spero innanzitutto di riuscire a pubblicare la versione cinese del libro, alla quale sta lavorando la mia collega dell'Università di Studi Internazionali di Pechino. Credo che il pubblico cinese possa essere molto interessato a questo argomento. Specialmente a Pechino: il sovrapporsi di architetture tradizionali e di aree di sviluppo più recente rende la città particolarmente interessante per la flânerie. Quest'anno penso inoltre di presentare il mio libro e l'arte della flânerie in alcune università a Pechino. Nel frattempo, certamente, sto lavorando a un altro libro. Racconterà il mio viaggio negli spazi di una città immaginaria, una città "generica" e priva di passato, fatta di aeroporti, di supermercati, di grandi alberghi. Questo libro avrà la forma di un romanzo, ma per ora non posso dirvi di più. È un cantiere aperto e credo che ci vorrà ancora un po' di tempo prima di poterlo pubblicare. Per rispondere alla sua ultima domanda, sì, credo proprio che resterò ancora in Cina per un po' di tempo.

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