Avere l'età della felicità
  2017-06-12 16:11:11  cri
"La cosa più romantica che posso immaginare è invecchiare insieme a te". C'era una volta questa popolare canzone d'amore cinese, La cosa più romantica, che raccontava le aspettative di felicità quando si diventa anziani. Di fronte all'attuale drastico aumento della popolazione anziana in Cina i sistemi assicurativo, sanitario e del welfare stanno affrontando sfide ardue e se non si scioglierà il nodo di come provvedere agli anziani per i cinesi di oggi sarà difficile un giorno poter discettare del cosiddetto "romanticismo dell'invecchiamento". L'istituzione di un sistema pensionistico efficace grazie al quale elevare l'indice di felicità degli anziani cinesi è ineludibile e mettendo mano alla riforma delle pensioni il governo cinese sta anche incoraggiando sempre più l'acquisizione delle esperienze estere. E ciò dona uno slancio nuovo alla cooperazione tra Cina e Italia.

In Cina c'è preoccupazione

Diversi studi affermano che la Cina sta velocemente divenendo una società vecchia: secondo quanto reso noto dal ministero degli Affari Civili, nel 2009 la popolazione ultrasessantenne aveva raggiunto i 167 milioni, rendendo la Cina l'unico Paese al mondo con una popolazione anziana superiore ai 100 milioni. Stando alle previsioni, la popolazione anziana della Cina aumenterà ancora con rapidità per 8-9 milioni all'anno, e nel 2050, la quota raggiungerà i 437 milioni, cioè il 30% della popolazione totale. Di fronte a questo trend il sistema di cura degli anziani in Cina sta purtroppo dimostrando una sempre maggiore carenza di risorse e crescenti difetti strutturali.

Il primo problema da risolvere rimane l'offerta e la distribuzione delle strutture. Secondo le statistiche, nel 2010 in Cina c'erano solo 40 mila case di cura e 3 milioni di posti letto, sufficiente a coprire meno del 2% della popolazione totale, mentre in un paese sviluppato la percentuale dovrebbe raggiungere il 5%-7%. Inoltre, le case di cura sono sottoposte a due regimi diversi, nel senso che quelle pubbliche con prezzi ragionevoli sono la minoranza, non in grado di soddisfare l'enorme domanda; quelle private, che sono la maggioranza, costano spesso tantissimo (a causa delle spese per affitti, personale, ecc.), e si trovano per di più spesso in periferia, motivo per cui gli anziani residenti in città di solito non vogliono sceglierle. Ma tutto ciò è poco in confronto ai problemi che si trovano ad affrontare le case di cura pubbliche e private nelle vaste aree rurali, dove la difficoltà non è di tipo economico ma nasce dall'esiguità delle strutture e rappresenta il vero e incombente problema per il governo cinese. La Cina ha insomma bisogno non tanto di strutture avanzate, quanto piuttosto di costituire un sistema razionale per la distribuzione delle case di cura, in modo da risolverne lo squilibrio geografico.

Vi è poi la carenza di personale. Secondo i dati, per curare tutti gli anziani cinesi ci vorrebbero almeno 10 milioni di infermieri, mentre oggi se ne contano solo 220 mila, senza parlare della loro scarsa preparazione. Ciò evidenzia la protratta mancanza di attenzione da parte del sistema della formazione professionale circa il personale specializzato per la cura degli anziani.

Risorse a parte, vi è pure la questione concettuale del valore degli anziani, perché diversamente da quelli occidentali i valori dei cinesi sono basati sul legame e sulla comunità, il concetto di unione familiare viene tenuto in alta considerazione, motivo per cui portare i propri anziani alla casa di cura o il fatto che gli anziani scelgano deliberatamente di andarci non può ancora considerarsi fino a oggi del tutto giustificabile. Un sondaggio dimostra che solo l'11.3% degli anziani di città vogliono stabilirsi in una casa di cura, mentre in campagna si parla del 12.5%. In merito, qualche esperto osserva che forse la modalità di "community", caratterizzata dalla cura a casa da parte degli infermieri volontari e dalla rete di servizi alla persona, dovrebbe essere una scelta abbastanza adatta alla Cina di oggi.

Sempre più apertura alla cooperazione con l'estero

Con l'aggravarsi dell'invecchiamento della popolazione, la Cina si è gradualmente resa conto che il governo non è in grado di portare il fardello della cura degli anziani contando solo sulle proprie forze e che bisognerebbe superare i propri limiti aprendo il mercato per introdurre il capitale sociale, migliorando la qualità della cura degli anziani grazie alla concorrenza di mercato. Il governo ha emanato in questi anni diversi documenti per spingere sempre più energicamente i fondi sociali alla costruzione di case di cura, facendo nascere così in poco tempo un gran numero di enti pensionistici aziendali. Al contempo, si stanno elaborando anche agevolazioni relative all'affitto, al fisco ed economiche.

Con la crescente industrializzazione della cura degli anziani e l'accelerazione della Riforma e apertura, il governo cinese sta incoraggiando sempre più l'introduzione delle esperienze estere. Durante una riunione ordinaria del Consiglio di Stato indetta il 16 agosto 2013 il premier Li Keqiang ha confermato la politica di incoraggiamento degli investimenti esteri nel settore, proponendo diverse misure di facilitazione dell'accesso al mercato. Al contempo, proprio per coordinare le collaborazioni con l'estero, il ministero degli Affari Civili ha dato il via all'elaborazione degli standard per le case di cura cinesi. Dunque, per la cooperazione tra la Cina e l'estero la cura degli anziani è un settore emergente dal grande potenziale.

Cina e Italia di nuovo insieme

Da Paese sviluppato l'Italia vanta un sistema avanzato di cura degli anziani - riconosciuto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità - in grado di fornire alla Cina esperienze preziose, e di fatto vi è già tra i due Paesi una collaborazione decennale in questo campo. Alla riunione annuale del Comitato governativo Italia-Cina del 2011 sono stati firmati accordi sul welfare e la cura degli anziani e successivamente sono stati delineati i tre principali settori di cooperazione, ovvero: la progettazione di un sistema per la cura degli anziani, la formazione di personale e la costruzione di case di cura.

L'efficacia e la sostenibilità economica vengono spesso considerate le caratteristiche principali di un sistema moderno per la cura degli anziani e negli ultimi anni, grazie alla guida del vice ministro degli Affari Civili cinese Dou Yupei, la parte cinese ha fatto oltre otto visite istituzionali in Italia mentre l'Italia ha inviato un gran numero di esperti in Cina per trasmettere know how. L'obiettivo delle due parti è la costituzione in Cina di un sistema che combini l'organizzazione della rete delle abitazioni degli anziani autosufficienti con le case di cura per gli anziani non autosufficienti, il che permetterebbe di ridurre il costo di gestione del 30%. L'idea cardine del nuovo sistema è quello di modificare il modello italiano adattandolo alle condizioni statali e regionali della Cina, sviluppando un sistema efficace e low cost che fornisca strutture e servizi agli anziani. Al contempo, la Cina incoraggia gli enti di settore italiani a partecipare agli scambi culturali con il Ministero degli Affari Civili, il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, la Federazione dei disabili, le varie Università per la Terza Età, ecc..

Rispondendo alla richiesta della Cina di aumentare il personale specializzato, l'Italia espanderà la propria offerta di formazione in Cina. In questi anni l'Italia ha offerto un gran numero di corsi video, seminari e convegni agli staff cinesi in formazione, raggiungendo funzionari governativi, amministratori sanitari, infermieri, psicologi e personale proveniente dalle zone remote, illustrando, sulla base del modello della Lombardia, le diverse esperienze tecnicamente avanzate italiane. Il progetto di formazione copre ormai 25 province, città, e regioni autonome. Secondo la Fondazione Monserrate Onlus, ente formatore accreditato, l'Italia innalzerà ulteriormente gli standard di formazione, in modo da renderne i contenuti ancora più specializzati e accurati.

Allo stesso tempo, oltre alla Lombardia, la Cina dà il benvenuto anche alle esperienze dalle altre regioni italiane.

Sempre in seguito alla graduale industrializzazione della cura degli anziani, la Cina ha iniziato a incoraggiare fortemente gli investimenti per case di cura e community per gli anziani da parte delle aziende costruttrici italiane, allargando la cooperazione dal settore dello scambio culturale a quello economico. Alcune aziende, come la Univels, hanno già aperto dei front office in Cina per indagare sul mercato, avviando anche diversi progetti per le case di cura dal design innovativo che comprendano edifici, zone verdi, parchi, luoghi di intrattenimento e servizi sanitari, e avviando al contempo la pianificazione della community per gli anziani.

Dando assistenza alla Cina l'Italia è anche attenta ad analizzare i singoli casi, imparando dalle esperienze cinesi ad affinare ulteriormente il proprio sistema e rispondere alla carenza di risorse causata dalla crisi economica. Non c'è dubbio che nella cura degli anziani i due Paesi continueranno a lavorare fianco a fianco e progredire.

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