Siamo qui per raccontare la nostra contemporaneità
  2016-05-19 15:52:36  cri

 

Iniziamo con i ringraziamenti al Direttore generale della Rai, Antonio Campo Dall'Orto, per quest'incontro con Cri - Radio Cina Internazionale e Cinitalia - testata e logo con cui Radio Cina Internazionale identifica e raccoglie tutto quello che riguarda l'attenzione e la collaborazione con l'Italia.

Direttore Generale, anche nei media cinesi e in Radio Cina Internazionale in particolare è vivo l'interesse per capire l'evoluzione della Rai, vedendo nel servizio pubblico italiano il partner forte di una collaborazione bilaterale tra media.

Quale immagine di Rai, quale riforma Antonio Campo Dall'orto ha in mente?

ANTONIO CAMPO DALL'ORTO: Di certo questa è per noi una fase molto importante, poiché reputo necessario che ciascuna cultura possa esprimersi e relazionarsi con le altre in uno scenario internazionale, come conseguenza positiva di una realtà più globalizzata. I media che svolgono servizio pubblico non hanno significato soltanto per ciò che esprimono raccontando il proprio paese, ma anche per quanto ripetono di sé fuori dai propri confini. Non c'è dubbio che la Cina e la sua cultura rappresentino per l'Italia un tema assai significativo e interessante, sia in relazione all'importanza e alla rilevanza della cultura cinese oggi nel mondo, sia per le origini che ci hanno visto incontrarci tanti secoli fa. Quindi, certamente, la Rai che sto costruendo è un servizio pubblico che guarda all'interno per migliorare il racconto del proprio Paese, ma è anche una Rai che guarda fuori, per relazionarsi al racconto che avviene all'estero di noi e degli altri.

Guardiamo alla pluralità dei contenuti che la Rai vuole offrire per venire incontro ai nuovi profili dell'audience. Su questo la Rai sta dando prova di sè diversificando la propria offerta. Il tema fondamentale e' gestire quest'ampliamento dei contenuti per soddisfare le aspettative del pubblico, in Italia e tendenzialmente fuori dai confini.

ANTONIO CAMPO DALL'ORTO: Sono due modi complementari di costruire il contenuto. Il contenuto prodotto per il nostro Paese esige sempre più standard linguistici, narrativi e creativi che interessino anche all'estero. Ne abbiamo prova attraverso Raicom, la nostra società di distribuzione, riscontrando quanto la curiosità per il nostro Paese e i nostri prodotti stia crescendo. Questo ovviamente significa che noi dobbiamo adottare tutti quegli standard che oggi identificano un contenuto che può viaggiare a livello internazionale. Ciò detto, c'è poi il racconto che pensiamo direttamente per il mercato estero, con l'obiettivo di continuare a tenere legati al nostro Paese con contenuti specifici tutti coloro che nel tempo sono emigrati o che hanno semplicemente interesse per il nostro Paese. Questa è una linea che abbiamo sviluppato ancora poco e dovremo invece sviluppare di più, vista la grande voglia di racconto dell'Italia, dato che il nostro Paese occupa nell'immaginario collettivo un posto più grande dei suoi connotati geografici. Dentro a questa produzione di contenuti non c'è dubbio che si inserisca l'accordo raggiunto con Cri: sarà molto importante dare seguito all'accordo per riuscire a compiere i passi successivi in modo tale da far prendere forma ad operazioni congiunte sul contenuto, sia quello esistente che quello da costruire insieme.

Da questo punto di vista, quali iniziative Rai e Cri potrebbero realizzare insieme, con profitto?

ANTONIO CAMPO DALL'ORTO: Esprimo qui il mio punto di vista, che ovviamente va confrontato con il nostro partner Cri. Mentre il mondo anglosassone sta andando verso la serialità - con gli Stati Uniti ad esempio stiamo sviluppando questo tipo di prodotto - credo che con la Cina potremmo iniziare pensando ad aree di sviluppo differenti. Ne ho identificate inizialmente almeno quattro.

Anzitutto la cinematografia. La Cina ha una grande tradizione nel cinema, così come l'Italia: ecco un'area in cui sarebbe interessante capire come sviluppare congiuntamente un prodotto di valore.

Un secondo aspetto riguarda l'animazione, perché l'Italia ha esperienza nel campo dell'animazione, che ha il vantaggio di viaggiare nei mercati con maggiore facilità.

Un terzo aspetto riguarda il racconto delle nostre origini comuni, cioè dei percorsi che ci hanno visto insieme. Io ho studiato a Venezia e sono cresciuto con l'idea che la Via della Seta fosse qualcosa di molto grande per il mondo. Potremmo quindi collaborare in un ambito più culturale, documentaristico e raccontare i legami profondi e lontani che associano i nostri Paesi.

Poi c'è un quarto aspetto, che riguarda l'oggi, la quotidianità, cioè il modo in cui i nostri Paesi si relazionano in un mondo che è via via cambiato. La quotidianità ci offre molti spunti - data la crescente mole di relazioni bilaterali esistenti - per riuscire a raccontare quanto le nostre culture si mescolano e s'integrano continuamente nella realtà di tutti i giorni, in Italia e in Cina.

Ecco, credo che ci sia molto spazio per cooperare. Il tema è, come sempre in questi casi, definire il modo di operare e partire con l'analisi di un progetto che poi possa essere declinato nella pratica.

Tutti e quattro i punti saranno sviluppati nel dialogo all'interno del Comitato di lavoro bilaterale Rai-Cri. Il quarto punto induce però a una domanda circa la percezione della Cina in Occidente e specificatamente in Italia, Paese che la Cina considera per certi aspetti culturalmente vicino. Che cosa potrebbe fare la Rai in una logica di partenariato con Cri per aiutare il pubblico italiano ad approfondire la conoscenza dell'universo cinese? Potrebbero nascere iniziative multimediali rivolte alle giovani generazioni di utenti, una linea che anche la Rai persegue.

ANTONIO CAMPO DALL'ORTO: Questo è sicuramente uno dei temi centrali, perché riguarda il racconto della contemporaneità. Parlando di multimedialità, credo sia lungimirante raccontare la Cina di oggi in maggiore connessione con l'impatto che sta avendo sul mondo, non soltanto per via della sua modalità produttiva o di esportazione, ma per le sue evoluzioni creative e artistiche, qualcosa cioè che ancora non è molto presente nella narrazione che da noi si fa della Cina. Quanto sto dicendo ben si collega con l'accelerazione della comprensione della globalizzazione, comprensione non avvenuta fino in fondo o comunque in maniera ancora parziale. Ritengo molto interessante questo tema per costruire il nostro rapporto con Cri, che in quanto servizio pubblico vuole raccontare il mondo ma anche osservare in che modo la Cina viene rappresentata rispetto al posto che occupa nel mondo. Specularmente, ciò può avvenire per quanto l'Italia rappresenta nel mondo. Nel nostro caso, il nostro Paese ha sempre avuto la possibilità di raccontare se stesso all'immaginario collettivo: Cinecittà c'era già 60, 70 anni fa e anche per questo oggi il racconto dell'Italia è più vicino alla realtà del Paese. Sarebbe interessante far sì che anche qui si promuovesse una conoscenza di tutte le cose che la Cina di oggi sta contribuendo a far evolvere nel mondo, come il rapporto bilaterale con l'Italia, un aspetto secondo me non ancora così evidente.

La narrazione della Cina in Italia interessa una parte crescente di pubblico. Aumenta ad esempio il numero di studenti che studia il cinese, grazie anche al fiorire degli Istituti Confucio ed esiste un maggiore scambio universitario bilaterale. E se comunque la Rai prenderà il lead di questa azione di narrazione della realtà cinese al pubblico italiano troverà di sicuro un terreno fertile e la massima disponibilità da parte di Cri.

Peraltro, l'iniziativa programmatica di Pechino circa la Nuova Via della Seta viaggia in questa direzione.

A quanto detto sin qui si collega il fatto che in Italia esiste una comunità di origine cinese di oltre 300mila cittadini, una minoranza forte ed economicamente molto attiva. Sarebbe interessante per Rai dedicarsi a una specifica comunicazione bilingue in italiano e cinese, che potrebbe essere parte del servizio pubblico. La comunità cinese in Italia non è per ora nella lista delle minoranze linguistiche per cui è possibile produrre dei programmi radiotelevisivi a loro tutela, ma la Rai potrebbe farsi parte attiva per cominciare ad andare in questa direzione.

ANTONIO CAMPO DALL'ORTO: Non c'è dubbio: sono estremamente d'accordo sul fatto che il servizio pubblico ha senso solo se è universale, se cioè parla a tutte le fasce d'età, le comunità e le culture presenti all'interno del Paese. Questo è quindi il primo obiettivo. Man mano che la società si fa sempre più multiculturale, il perimetro culturale dentro cui il servizio pubblico italiano deve ambire ad operare deve necessariamente allargarsi a realtà che sono qui da diversi decenni e hanno trovato nel nostro Paese un loro spazio importante. Quindi non c'è dubbio che la Rai come servizio pubblico debba andare in questa direzione perché trova nell'inclusione il proprio senso per favorire una società che sia insieme multiculturale e integrata: questo è proprio uno dei compiti fondamentali inseriti nella nostra missione aziendale.

Un'ultima domanda su quanto lei auspica si possa concretizzare come primo progetto all'interno del partenariato con Radio Cina Internazionale, rispetto ai quattro ambiti che abbiamo sopra delineato.

ANTONIO CAMPO DALL'ORTO: La verità è che in questo caso è fondamentale il pensiero dell'altro cinquanta per cento dell'accordo. E' chiaro che i progetti trovano un senso più profondo se vanno ad adempiere la volontà di entrambi. Mettiamola così: non c'è dubbio che se potessi essere io a scegliere un ambito di lavoro comune sceglierei il racconto della contemporaneità perché mi sembra sia quello che può avere un impatto culturale più forte sulla società in cui viviamo. Anche gli altri tre ambiti di collaborazione hanno senso, certamente, però non c'è dubbio che raccontare la contemporaneità avrebbe un impatto rilevante se riuscissimo ciascuno a raccontare reciprocamente la quotidianità all'altro, attraverso le forme che possono essere in questo caso quelle della fiction, del cinema…. Attenzione, non si tratta soltanto di fare spazio a un racconto cinese che arriva da noi o a un racconto italiano in Cina: quelli comunque esistono. Si tratterebbe di arrivare a raccontare come le nostre culture interagiscono attraverso una narrazione che riguardi le storie di tutti i giorni. Questo sarebbe molto interessante.

Un saluto finale per i numerosi ascoltatori, lettori, utenti delle piattaforme di Cri.

ANTONIO CAMPO DALL'ORTO: Più che un saluto è un augurio. Credo che oggi il servizio pubblico di molti Paesi - e sicuramente l'italiano che io guido - trovi significato nel momento in cui riesce a definire il racconto del proprio Paese e a interagire con le culture degli altri Paesi. Non è un caso che il primo accordo di collaborazione del mio mandato di Direttore generale della Rai lo abbiamo firmato con la Cina, perché viviamo in un momento storico in cui la cultura cinese sta davvero significativamente contribuendo al cambiamento della cultura del mondo. Il mio auspicio è dunque che l'intesa tra Rai e Cri trovi una forma concreta così che una volontà condivisa e sincera di entrambi diventi un contenuto di cui le nostre rispettive collettività possano usufruire e trarre beneficio.

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