Intervista esclusiva al nuovo ambasciatore Sequi
  2015-09-07 11:52:27  cri

Ettore Francesco Sequi ha assunto in luglio l'incarico di Ambasciatore d'Italia in Cina. Nella sua precedente esperienza di Capo di Gabinetto del Ministro degli Esteri italiano – prima con Federica Mogherini (oggi Alto rappresentante dell'Unione Europea) e successivamente con l'attuale Ministro, Paolo Gentiloni – ha potuto saggiare il valore delle relazioni sino-europee e sino-italiane. Quest'anno ricorre il 45esimo anniversario dell'allacciamento delle relazioni diplomatiche tra Cina e Italia e, nell'occasione, Cinitalia ha incontrato il nuovo Ambasciatore. I temi salienti dell'intervista sono stati l'orientamento e le aspettative nei rapporti sino-italiani; l'attuazione dell'intesa siglata dai due Paesi su cinque campi di collaborazione (e quale sarà l'impegno dell'Ambasciata in tal senso); e, infine, che giudizio dare dei meccanismi esistenti di collaborazione bilaterale nel settore dei media.

Signor Ambasciatore, quest'anno ricorre il 45esimo anniversario dell'allacciamento delle relazioni diplomatiche tra Italia e Cina. Come valuta lo stato di salute dei rapporti bilaterali e il loro contributo alle relazioni sino-europee? In quali ambiti dobbiamo approfondire e rafforzare gli interessi comuni?

Ettore Sequi: Intanto grazie per quest'intervista. Sono qui da poco tempo ma sono già un vostro ascoltatore e lettore, mi fa particolare piacere iniziare la mia missione con un'intervista alla vostra piattaforma. La ringrazio anche per la domanda, perché effettivamente lo stato di salute dei rapporti fra Cina e Italia è ottimo, come abbiamo potuto riscontrare in occasione di una recente serie di visite - tra cui quella compiuta l'aprile scorso dal Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Lo scorso anno, invece, abbiamo avuto incontri tra i nostri Primi Ministri, più diverse riunioni bilaterali molto rilevanti. Questo è chiaramente l'indizio, la dimostrazione, dell'ottimo stato di salute delle nostre relazioni, confermato inoltre dalle iniziative ragguardevoli che abbiamo lanciato nel corso del tempo, tra cui spiccano il Business Forum e il partenariato strategico, che porteranno evidentemente a risultati molto incisivi in vari campi.


Quanto al rapporto con l'Unione Europea, noi crediamo che un Paese fondatore della Ue come l'Italia possa esercitare un ruolo cruciale per l'avvicinamento alla Cina. E riteniamo che gli accordi in cantiere - in particolare sulla promozione degli investimenti e su settori di particolare interesse come la protezione dei diritti di proprietà intellettuale - siano uno strumento chiave per rafforzarli ancora di più. Considero queste delle questioni prioritarie, anche grazie al fatto di aver lavorato come Capo di Gabinetto non solo del Ministro Gentiloni ma anche dell'attuale Alto rappresentante dell'Unione Europea, Federica Mogherini, che è stata anche lei qui in visita recentemente.


In definitiva, celebriamo il 45esimo anniversario delle nostre relazioni bilaterali in un clima assolutamente positivo: è l'occasione per irrobustire ancor più i nostri legami.

Lo scorso anno i nostri due Paesi hanno raggiunto un'intesa ambiziosa su cinque campi di collaborazione: ambiente ed energie rinnovabili, sanità, agricoltura e sicurezza alimentare, urbanizzazione sostenibile, aviazione e aerospazio. Lei è arrivato in Cina dopo la firma dell'accordo. Quali misure adotterà l'Ambasciata per farlo applicare?

Sequi: Questa è una domanda molto seria, appunto perché l'ultimo anno e mezzo è stato un anno di intensissime relazioni, con visite bilaterali al più alto livello e la stesura di un piano d'azione triennale (2014-2016). Per metterlo in pratica, in particolare nei settori prima citati, esistono pacchetti di progetti che adesso vanno realizzati. Ci aspetta un lavoro intenso e nutriamo un'ambizione molto alta: noi vogliamo sostenere il Made in Italy, certo, ma vogliamo promuovere anche e soprattutto il "Do it with Italy". Questa è la frontiera che si presenta di fronte alla nostra collaborazione e significa sviluppare insieme iniziative industriali e imprenditoriali; ciò servirà tra l'altro a riequilibrare la bilancia degli investimenti, giacché quelli italiani in Cina oggi prevalgono su quelli cinesi in Italia. Ma si tratta anche di trasformare la natura di tali investimenti, affiancando al lato finanziario una dimensione imprenditoriale e industriale.

I due Paesi intendono infatti ampliare il flusso degli investimenti, ad esempio con la creazione lo scorso anno del Business Forum sino-italiano in occasione del decimo anniversario del partenariato strategico. In che modo l'Ambasciata vorrà valorizzare questa piattaforma? Altre piattaforme andranno ideate e promosse (qualcuna per i settori italiani di eccellenza quali l'agroalimentare, il design, l'innovazione)?

Sequi: Ricordavo prima che è necessario aumentare la portata degli investimenti non solo finanziari ma anche produttivi, perché c'è grandissimo spazio per ampliare in questa direzione la nostra collaborazione. Dobbiamo inoltre compiere uno sforzo per rendere effettivi gli accordi che abbiamo stretto. Sono importanti, sì, ma vanno attuati nel concreto! E questo obiettivo può diventare un valido moltiplicatore di rapporti, sia psicologicamente che in relazione alle opportunità possibili. Ritengo che anche le missioni imprenditoriali – dall'Italia alla Cina e viceversa (ci sarà una visita in Europa e una tappa in Italia del China Entrepreneur Group) – possano essere fattori stimolanti e sono convinto che sia nostro compito incentivare conoscenza e curiosità reciproche, perché questo genera idee che a loro volta sfociano in progetti e collaborazioni.


Abbiamo già citato alcuni settori in cui possiamo certamente collaborare. Vorrei sottolineare per esempio il design e l'agroalimentare, dove possiamo avanzare moltissimo insieme. Nella sicurezza alimentare possediamo know-how e vantiamo eccellenze universalmente riconosciute; tra l'altro, la nutrizione è anche il tema di Expo Milano! Abbiamo tutte le possibilità per strutturare di più e meglio i nostri rapporti politico-economici ed è mia ferma intenzione lavorare con rinnovato impegno insieme ai partner cinesi.

Durante la sua visita in Cina il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha dichiarato che l'Italia è più che pronta a collaborare per costruire la nuova Via della Seta. Parallelamente, Roma ha aderito alla Banca Asiatica d'Investimento per le Infrastrutture (AIIB). In che modo la sua Ambasciata si farà carico di coordinare e promuovere la partecipazione a questi nuovi impegni?

Sequi: La presenza italiana nella AIIB è estremamente significativa: abbiamo voluto essere fin dall'inizio parte di quest'iniziativa e – come ha ricordato in diverse occasioni il Presidente del Consiglio Renzi – la nostra adesione esprime con concretezza le intenzioni serie del governo italiano. Vogliamo lavorare a stretto contatto con la Cina per beneficiare delle opportunità che vanno aprendosi grazie a un progetto di grande visione e impatto culturale, politico ed economico come la nuova Via della Seta. Non bisogna dimenticare che l'Italia ne è il terminale o l'inizio, a seconda di come s'intenda il tragitto. A parte il potere evocativo, la nuova Via della Seta offre opportunità incalcolabili sotto il profilo economico e anche politico e consente oltre modo di sviluppare il principio dell'interconnessione.


Dal nostro punto di vista è vitale partecipare e sostenere quest'iniziativa. Abbiamo da offrire qualcosa in dote, ad esempio i nostri porti e le ferrovie. L'obiettivo è porci come un utilissimo terminale, un ponte per il Mediterraneo. Quindi siamo assolutamente intenzionati a essere parte attiva di questo progetto come pure della AIIB, all'interno della quale contiamo di offrire quanto di meglio l'Italia può vantare.

Con l'accelerazione delle riforme economiche, molte imprese cinesi hanno iniziato a investire sul mercato italiano. Qual è l'atteggiamento delle Autorità italiane nei confronti di tali investitori?

Sequi: L'atteggiamento è di apertura. Vorrei ricordare un fatto molto rilevante. In questo momento l'Italia sta dando vita a una serie di riforme nel senso della modernizzazione del sistema economico, dell'istruzione e delle istituzioni. Il nostro Paese vuole essere sempre più avanzato, appetibile e interessante anche per gli investitori stranieri. Stiamo già ottenendo dei risultati. L'Ocse segnala i progressi in una serie di indicatori economici. Crediamo dunque di avere le carte in regola per avviare nuove collaborazioni con imprese straniere, in particolare quelle cinesi. Vorrei ricordare che sono servite anche a questo le visite avvenute tra il 2014 e il 2015 da parte dei Ministri delle Attività Produttive e dell'Ambiente. Insomma, agli investitori cinesi stiamo offrendo migliori opportunità. Il problema è che esiste uno squilibrio in termini di interscambio e ce n'è un altro nella natura degli investimenti. Dobbiamo lavorare di più per promuovere gli investimenti produttivi e non solo quelli finanziari, e su questo gli investitori cinesi sono assolutamente i benvenuti. Ribadisco poi il principio per me fondamentale che non si tratta solo di promuovere il Made in Italy ma anche il "Do it with Italy": mi auguro che questo appello sia ascoltato dagli investitori cinesi.

La Cina sta vivendo un momento di trasformazione e di riforma in molti settori. Su questa spinta può scommettere anche l'economia italiana e molti imprenditori italiani sperano infatti di entrare nel mercato cinese. Che cosa consiglia loro e come intende aiutarli?

Sequi: A dispetto delle recenti difficoltà che l'hanno interessata sulle piazze azionarie e valutarie, la Cina continua ad essere un mercato estremamente interessante e dinamico, è una realtà vibrante che oggi sta probabilmente vivendo una fase di maturazione e assestamento. Come prova della sua esuberanza vorrei ricordare il fatto che recentemente Pechino si è aggiudicata le Olimpiadi Invernali – tra l'altro con il forte sostegno italiano. Direi che l'imprenditore italiano ha una naturale capacità di adattamento, una certa curiosità... fin dai tempi di Marco Polo! Da questo punto di vista il compito dell'Ambasciata è quello di assecondare questa propensione a lavorare all'estero. Si tratta spesso di piccole e medie imprese, che devono essere aiutate rispetto al contesto economico cinese. Bisogna sostenerle per consentire loro di superare i limiti che si pongono in termini di accesso al mercato, proprietà intellettuale e investimenti. Stiamo prevedendo degli strumenti utili a facilitare l'internazionalizzazione delle piccole e medie imprese italiane. Questa Ambasciata, insieme alle altre rappresentanze italiane nel paese, è al loro servizio. E oltre a questo vogliamo favorire la collaborazione tra le aziende dei due Paesi.

Dopo Shanghai, Milano. Lei come valuta il ruolo di Expo 2015 nella promozione delle relazioni bilaterali Italia-Cina?

Sequi: Direi che è un ruolo estremamente importante. Siamo molto grati alla Cina per la grande attenzione con cui ha guardato all'Expo, per i forti investimenti che vi ha realizzato, per il fatto di avere tre padiglioni – uno nazionale e due corporate – e per essere il Paese probabilmente più presente. È un impegno solido e si tratta certamente di un passaggio di testimone naturale, dopo l'edizione di Shanghai. Devo dire che i temi trattati all'Expo di Milano, "Feeding the planet, energy for life" e a quello di Shanghai, "Better city, better life", hanno un respiro globale, riguardano direttamente la vita delle persone, il benessere, il progresso. Credo che riflettano lo spirito con cui i nostri due Paesi vogliono operare nel contesto internazionale. L'Expo di Milano è una dimostrazione di un'ideale continuità con Shanghai. C'è poi l'aspetto pratico. Milano in questo periodo è diventata un hub per i contatti economici e commerciali, una piattaforma per incontrarsi, parlarsi e possibilmente collaborare.

Sempre più i cinesi diventano creatori e utilizzatori di nuove tecnologie dell'informazione e di new media e sarà sempre più facile incontrarli su questo terreno. Cina e Italia dovranno pensare con maggiore attenzione a creare meccanismi di collaborazione di lungo periodo tra le loro piattaforme mediatiche, con le quali si potranno scambiare conoscenze, contenuti, progetti di sviluppo comune tra i sistemi economici e culturali. Anche l'e-commerce tra i nostri Paesi diventerà via via un fatto diffuso e quotidiano. Lei sarà anche un Ambasciatore "digitale"?

Sequi: Io non sarò un Ambasciatore digitale, io sono un Ambasciatore digitale! La ringrazio per questa domanda perché coglie certamente un aspetto molto vero delle opportunità che si aprono per una collaborazione tra i nostri imprenditori e sistemi economici. Esistono certamente opportunità nel settore dell'e-commerce, dove abbiamo già una serie di accordi che intendono offrire alle imprese italiane la chance di essere più presenti sul mercato cinese. Questa è una via da seguire. L'Ambasciata intende essere molto attiva, sia per la produzione di contenuti che in termini di mezzi di comunicazione. Se vogliamo promuovere le opportunità che nascono adesso dall'e-commerce, dobbiamo noi per primi utilizzare queste piattaforme. In questo campo ci sarà – e i miei colleghi in Ambasciata se ne rendono già conto – una rivoluzione culturale.

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