Quella ragionevole equazione tra natura e crescita economica
  2015-06-04 19:27:56  cri

Nel nuovo modello di sviluppo economico della Repubblica Popolare Cinese, protagonista non è più soltanto l'economia. L'emergenza ambientale degli ultimi decenni ha mutato i connotati dell'approccio politico, sociale e soprattutto normativo del governo in una tendenza a tener conto, in tutti gli ambiti, della questione ambientale. Alla luce di ciò la Cina, ancora una volta, coglie la preziosa occasione: la tutela dell'ambiente significa opportunità di investimento, di crescita economica, di primato mondiale tecnologico. Ecco il settore più redditizio del futuro.

Dall'obiettivo ideologico all'obiettivo economico

Nel 1978, anno di svolta decisivo per la politica e l'economia della Repubblica Popolare Cinese, sino a quel momento guidata da questioni ideologiche, durante la Terza Sessione dell'XI Comitato Centrale del Partito Comunista, la Cina decide di invertire la rotta verso il raggiungimento di un benessere economico ormai indispensabile. Trascorsi più di trent'anni il Paese è mutato radicalmente: l'obiettivo ideologico ha lasciato il posto all'obiettivo economico passando da una condizione basata su un sistema agricolo pre-industriale a super-potenza economica capace di affacciarsi in maniera competitiva e convinta sullo scenario mondiale.

È storia dei nostri giorni la conferma di un sorpasso annunciato: l'economia cinese, in base al criterio del PIL, a parità di potere d'acquisto è ormai passata al primo posto nella graduatoria delle economie mondiali relegando gli Stati Uniti a numero due. Contestualmente, è cresciuto anche il fabbisogno energetico, alimentato da un modello di crescita incompatibile con le effettive disponibilità del Paese. Come ogni rivoluzione, anche la rivoluzione economica cinese ha lasciato e sta attualmente lasciando alle sue spalle incontrollabili impatti negativi che si riflettono in particolar modo sull'ambiente. Una vera catastrofe di cui la Cina ora, finalmente, sta acquisendo consapevolezza.

L'emergenza ambientale

Il sorgere dell'emergenza ambientale in Cina è legato a diversi fattori: convulsa crescita economica, parziale pianificazione del quadro macro-economico, industrializzazione rapida ed incontrollata supportata da sistemi di produzione obsoleti ed inquinanti, mancanza di una conoscenza e coscienza della tutela dell'ambiente. L'assenza, per almeno i primi venti anni dall'insorgere dell'esigenza economica di una cultura ambientale ha portato ad uno sfruttamento irrazionale ed intensivo delle risorse naturali, le stesse che hanno permesso al Paese la grande trasformazione economica, al tempo ampiamente disponibili nell'immenso territorio. Tuttavia, a fronte del massiccio impiego di tali risorse e il conseguente esaurimento di queste nel lungo termine, il Paese non è stato in grado di sfruttare sufficientemente le energie alternative e sviluppare efficienti sistemi di riciclaggio dei rifiuti. Tra le cause vi è su tutte un atteggiamento politico delle autorità centrali e locali inizialmente carenti nel disciplinare la materia a livello normativo e guidate da obiettivi di crescita economica quale unico parametro.

Materializzazione della tutela dell'ambiente

Nonostante la tutela dell'ambiente sia stata chiamata in causa a più riprese dai leader cinesi che si sono susseguiti negli ultimi decenni (si pensi a Zhou Enlai, il quale già nel 1970 reclamava la necessità di conciliare sviluppo economico e protezione ambientale, così come l'esigenza di uno sfruttamento razionale delle risorse e del riutilizzo dei prodotti di scarto), la nascita di un vero e proprio interesse per l'ambiente, oggetto di attenzione e dibattuto in seno alle autorità, è rintracciabile a partire dal XV Congresso del Partito Comunista Cinese nel 1997, nel cui documento ufficiale ad opera dell'allora Segretario Generale del Partito Jiang Zemin appare per la prima volta l'espressione "inquinamento ambientale". Nel medesimo documento viene affrontata la questione ambientale in relazione alla riforma del sistema economico cinese e alla grande sfida della crescita economica, incoraggiando la condotta da tenere a protezione di ogni elemento dell'ambiente e sottolineando l'esigenza di utilizzare la legge quale strumento di tutela a favore delle diverse realtà ambientali. Con i successivi Congressi (XVI, XVII, fino al più recente, il XVIII Congresso, del 2012) è evidente una graduale emersione della tematica ambientale in una posizione di priorità rispetto al fattore economico, nonché il porsi in primo piano l'esigenza di coordinazione e di convivenza tra i due fattori in una ragionevole e lungimirante equazione ambiente - crescita economica.

Quadro normativo

In base ad un criterio evolutivo che abbia ben presente la gerarchia delle fonti del diritto, la Costituzione del 1982 regolamentava con gli artt. 9, comma 2 e 26 la tutela dell'ambiente per mezzo della legge, la prevenzione dell'inquinamento e di altri danni pubblici, il miglioramento dell'ambiente. Alle disposizioni della Costituzione seguivano i Principi generali del diritto civile del 1986, in vigore dal1° gennaio 1987 che introducevano con l'art. 124 il principio della responsabilità civile per il danno provocato dall'inquinamento ambientale, disposizione integrata successivamente dalla disciplina della Legge sulla responsabilità civile della Repubblica Popolare Cinese del 2009 in cui il Capitolo Ottavo è dedicato alla "Responsabilità del danno ambientale". Più nello specifico il relativo articolo 65 dispone:«Qualora, a causa di inquinamento ambientale, sia cagionato un danno, colui che inquina incorre nella responsabilità da illecito civile».

Un testo normativo interamente dedicato alla materia è stato varato il 26 dicembre 1989 e da ultimo emendato il 24 aprile 2014, in vigore dal 1° gennaio 2015:Legge sulla tutela dell'ambiente della Repubblica Popolare cinese. Il testo della Legge pone fortemente l'attenzione sullo sviluppo di una rete capillare di controllo e monitoraggio; sull'uniformazione dei parametri di qualità ambientale e dei parametri di emissione delle sostanze inquinanti e raccoglie per la prima volta i diversi tipi di responsabilità penale, civile ed amministrativa in materia ambientale.

Sviluppo sostenibile ed economia circolare

Oggi la Cina, in modo consapevole, alla luce degli effetti devastanti in termini di inquinamento che si trova a dover affrontare, fa della questione ambientale una condizione fondamentale alla base della pianificazione di sviluppo del Paese. Persegue il concetto di sviluppo sostenibile per una crescita economica razionale ed equilibrata che operi uno sfruttamento efficiente e sostenibile delle risorse e che miri a costruire una coscienza ambientale fondata sulla condanna dei danni all'ambiente (Undicesimo piano quinquennale, 2006 - 2010). La compromessa condizione del Paese in tale settore richiede, inoltre, uno sviluppo dell'economia in senso circolare, ovvero secondo un modello che pone al centro la sostenibilità del sistema, in cui non vi sono prodotti di scarto e in cui le materie vengono costantemente riutilizzate. Tale modello necessita che lo sviluppo scientifico e le innovazioni tecnologiche del Paese siano al servizio della sostenibilità (Dodicesimo piano quinquennale, 2011 - 2015).

Rilievi conclusivi

Destinate ormai nei prossimi anni a ruotare attorno al concetto di sostenibilità, le scelte economiche della Cina, guidate da pragmatismo tutto cinese, sono dirette a trasformare in opportunità l'emergenza ambientale. Numerosi sono i settori della green economy in cui la Cina investe: green power, green transport, green factory, green building, riforestazione e agricoltura sostenibile. Basti solo pensare che già nel 2011 la Cina ha investito 52 miliardi di dollari americani nel settore delle energie rinnovabili. Importanti ed uniche le opportunità per le aziende straniere in tali settori. La svolta verso la green economy permetterà alla Cina, con poco margine di dubbio, di diventare leader mondiale dell'innovazione tecnologica di settore; in tal modo, non solo sarà sempre più competitiva a livello mondiale, ma si assicurerà anche il primato nella sicurezza ambientale ed energetica.

(l'autore è ricercatore presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università degli Studi Roma Tre,Enrico Toti )

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