In passato, per la sua leggerezza e morbidezza, lo Zetie era riservato ai nobili, ai mercanti e ai monaci di alto livello tibetani. Ma nell'epoca moderna, con la diffusione della lavorazione a macchina, l'antica tecnica di tessitura dello Zetie è a rischio di estinzione, come tante altre forme di artigianato delle minoranze etniche. In cosa consiste questa tecnica? Si può ancora trovare dello Zetie artigianale? Per rispondere a queste domande, siamo andati a Zetang, capoluogo della zona di Shannan, nel sud del Tibet.
Il termine Zetie deriva da Zetang, dove viene prodotta, quindi significa stoffa di lana di Zetang, che fra l'altro è anche la culla dell'etnia tibetana. Nell'antico testo "Storia del governo dei re tibetani", si trova la seguente leggenda: una scimmia divina che praticava la dottrina buddista in una grotta del Tibet, incontrò una demone che voleva costringerla a sposarla. Se avesse rifiutato, avrebbe trasformato il Tibet in un inferno. Per proteggere l'altopiano innevato, la scimmia acconsentì, e dall'unione nacquero sei scimmiotti, considerati gli antenati dei tibetani.
La grotta dove vivevano la scimmia e la sua famiglia si trova in un monte della zona di Zetang, e i tibetani la considerano un luogo sacro. Zetang, situata nello Shannan, nella valle dove il fiume Yarlongzambo incontra il fiume Yalong, diventò la culla dell'etnia tibetana per le sue buone condizioni geografiche e climatiche. Secondo Gyatso, uno studioso di usi e costumi tibetani, questa è la base della nascita dell'artigianato dello Zetie:
"La diffusione del tessuto Pulu si deve alla laboriosità degli abitanti della valle delloYarlongzambo, allo sviluppo della pastorizia, e al conseguente alto tenore di vita rispetto alle altre zone del Tibet".
Gyatso ha perfettamente ragione. Un'altra zona famosa per il tessuto Pulu, la zona di Xigaze, situata nel bacino del fiume Nianchu, tributario dello Yarlongzambo, gode di condizioni naturali ed economiche simili a quelle dello Shannan.
Camminando nei vicoli del centro storico di Zetang, i "maialini neri profumati" tibetani che corrono per le strade, i buoi diretti al pascolo fuori città, e le antiche residenze tibetane permettono di farsi un'idea dell'aspetto originale della città. La Cooperativa artigianale Huaji si trova in un cortile del centro storico di Zetang. In un edificio bianco di due piani gli artigiani sono impegnati nella tessitura a mano dello Zetie, il miglior Pulu tibetano. Il titolare Pasang, sui quarant'anni, grasso e piccoletto, con i capelli ricci e la pelle bruciata dal sole tipica dei tibetani, ci fa da guida nella visita.
Pasang non è un tessitore di Zetie, ma un pittore di Thangka, i dipinti tradizionali tibetani di tema religioso. Visto che da piccolo non godeva di buona salute, i suoi genitori, dei poveri contadini, gli facero imparare l'arte della pittura di Thangka per guadagnarsi da vivere senza dover lavorare la terra.
"Da bambino non godevo di buona salute, per cui, dopo un anno e mezzo alle medie, ho lasciato gli studi. La mia famiglia era molto povera. Nel mio paese natale c'era un maestro di Thangka, allora mi hanno mandato a studiare da lui. In totale ho avuto 5 maestri di Thangka, tutti molto famosi."
Pian piano Pasang è diventato molto bravo nella pittura di Thangka, acquistandosi una certa fama nel paese natale. A questo punto, ha pensato di aprire un corso di pittura di Thangka, per aiutare i ragazzi che volevano imparare per la povertà della famiglia o semplicemente per passione. Grazie all'aiuto delle autorità locali, il 18 aprile 2007, presso la sede del vecchio comitato di quartiere di Zetang, ha aperto un corso di formazione gratuito nella pittura di Thangka per i giovani locali senza lavoro.
Nella scuola gli allievi non devono pagare nulla, né per l'alloggio, né per le altre spese di vita, anzi i migliori possono vendere le proprie opere per guadagnare qualcosa. Gli allievi aumentavano sempre di più, e Pasang è diventato l'oggetto dei commenti dei locali. Un giorno, alla fine del 2008, per strada Pasang ha sentito per caso le chiacchiere di alcune anziane che facevano una sosta durante il giro rituale del monte. Una di loro diceva: "So che nella scuola di Pasang molti giovani imparano a dipingere le Thangka, il che è molto bello. Ma perché non insegnano anche lo Zetie, l'orgoglio di Zetang?!" Nell'udire ciò, Pasang fu ispirato. Era vero! Perché non aprire anche un corso di Zetie?
Già nel 1983, le autorità locali avevano organizzato un corso gratuito di Zetie, ma per vari motivi non aveva avuto dei buoni risultati. Pasang ha capito l'urgenza di ripristinare l'arte e si è subito mobilitato. Dopo circa un mese e mezzo di ricerche, ha trovato 12 artigiani anziani e li ha invitati a insegnare. Due anni dopo, i due migliori maestri sono mancati, da cui emerge l'importanza della tempestiva decisione di Pasang.
Nel laboratorio di 200 mq al piano terra della sede della Cooperativa di Zetie, Pedron, un'anziana di 82 anni, sta filando la lana. Ha appreso la manifattura artigianale dello Zetie da piccola, e conosce l'intero processo, dalla filatura, alla tessitura e alla tintura. Pasang dice che Pedron è una dei 12 artigiani da lui scoperti nel 2008, 7 dei quali sono scomparsi. Pedron si occupa della filatura, perché è una tecnica che decide la qualità dello Zetie. Tradizionalmente, per lo Zetie, si usano solo i peli del collo delle pecore allevate a Namgyaixoi, non lontano da Zetang. Ma da ogni pecora si ricavano meno di 50 grammi di pelo. In passato a Namgyaixoi si allevavano 2-3 mila pecore solo per lo Zetie, ma adesso non più, per cui Pasang e i suoi colleghi sono costretti a cercare la lana altrove. Hanno trovato un materiale migliore: il kashmir della zona di Ngari in Tibet. Con il kashmir, lo Zetie della cooperativa di Pasang è ancora più morbido.
In Tibet si dice: "Le donne alla filatura, e gli uomini alla tessitura". Visto che la filatura necessita di pazienza e sveltezza, due qualità femminili, questo lavoro era affidato naturalmente alle donne. Anche oggi la situazione non è molto cambiata. Gli uomini si occupano solo della filatura grossolana.
Lo Zetie è anche molto aprezzato dai monaci di alto livello. Secondo la tradizione, gli abiti tessuti dalle donne sono impuri, quindi la tessitura delle tonache dei monaci era riservata agli uomini. Adesso anche le donne possono occuparnese, ma i migliori tessitori di Zetie sono sempre uomini, perché hanno più forza.
Al centro del laboratorio della cooperativa, c'è un antico telaio alto 87 cm e lungo 140 cm. Pasang dice che ha 2-300 anni, ed è stato utilizzato per il primo corso di Zetie del 1983. L'ha trovato per caso, e poi ha l'ha riprodotto in più esemplari, per rispettare il metodo tradizionale di lavorazione. Lo studioso di usanze tibetane Gyatso afferma che il telaio fu introdotto dall'entroterra cinese in Tibet nel 7° secolo dalla principessa Wencheng, ma poi subì dei cambiamenti:
"Credo che l'arte della tessitura tibetana sia strettamente legata all'entrata della principessa Wencheng in Tibet. Ma il telaio tibetano è più piccolo di quello dell'entroterra, perché i villaggi tibetani sono sparsi in un territorio estremamente ampio. Ha una struttura semplice, pesa di meno, ed è facile da costruire. Così i tessitori potevano trasportarlo nei villaggi che li richiedevano. Una buona idea dei nostri avi per risolvere il problema".
Dalla filatura, alla tessitura e alla tintura, l'intero processo di fabbricazione dello Zetie comprende 17 fasi, impossibili da conoscere perché gli artigiani lo considerano un segreto commerciale. Ma possiamo comunque immaginare la sua complessità attraverso alcuni dati. Un artigiano esperto riesce a pettinare al massimo 1,5 chili di lana e a tessere 1 metro di Zetie largo 24 cm con 221 fili di ordito in un giorno.
Un'altra caratteristica dello Zetie è che non si scolora con il lavaggio. L'esperto Gyatso ci ha spiegato:
"Perché non si scolora? Perché la tintura è tutta naturale, tratta dalla macinazione di minerali e vegetali locali. Comunemente per il lavaggio del Pulu si usa dell'acqua pulita e basta, ma per lo Zetie si può usare solo l'acqua di Zetang, precisamente l'acqua dei torrenti che scendono dai monti innevati e confluiscono nel fiume Yarlongzambo".
Finora la Cooperativa di Pasang ha formato un'ottantina di artigiani dello Zetie, molti dei quali riescono già a vendere le proprie opere con l'aiuto di Pasang, aumentando così il loro tenore di vita. Ogni anno la manifattura di Zetie crea un reddito di circa un milione di Rmb per la zona e un profitto di 40-50 mila per la cooperativa. Ma Pasang ha ancora un progetto per il futuro:
"Intendo cambiare la tipologia degli abiti di Zetie, passando alle giacche a vento e ai giacconi. Abbiamo già completato i modelli. Prima usavamo i peli del collo della pecora, ora usiamo il kashmire, ma dobbiamo ancora sviluppare la tecnica, siamo solo all'inizio".