Visione, strategia e prospettive
  2015-03-26 22:17:39  cri

Si celebreranno tra poco i 45 anni delle relazioni diplomatiche tra Beijing a Roma. La cooperazione concreta di alto livello è la nuova forza motrice dello sviluppo congiunto, con una grande attenzione cinese alle piccole e medie imprese italiane.

Nel 2014 i rapporti fra Cina e Italia si sono rivelati particolamente intensi, con la visita in Cina del Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi a metà giugno e - quattro mesi dopo, a metà ottobre - la visita in Italia del premier del Consiglio di Stato cinese Li Keqiang. E' prima volta negli ultimi vent'anni che i massimi esponenti dei governi dei due Paesi effettuano uno scambio di visite nel giro di un anno.

Le visite reciproche dei premier hanno stimolato notevolmente la cooperazione bilaterale. Durante la missione di Renzi in Cina i due governi hanno pubblicato il "Piano d'azione triennale Cina-Italia di rafforzamento della cooperazione economica", che propone cinque campi prioritari di intervento: ambiente ed energia sostenibile, agricoltura, urbanizzazione sostenibile, alimentari, farmaci e sanità ed infine aviazione. Sono anche stati firmati 26 accordi di cooperazione fra le imprese, ed è stata annunciata la fondazione ufficiale del Business Council Cina-Italia. Durante la missione in Italia di Li Keqiang i due Paesi hanno emesso la "Dichiarazione congiunta Cina-Italia" e sono stati firmati una ventina di accordi governativi e contratti commerciali nei campi culturale, della tutela ambientale, del controllo della qualità, dell'energia, della finanza, dell'aviazione e delle telecomunicazioni. L'importo degli accordi di cooperazione firmati dalle imprese cinesi e italiane supera gli 8 miliardi di euro: l'accordo per i prossimi cinque anni raggiunto fra la China State Development Bank e la Cassa Depositi e Prestiti tocca i 3 miliardi di euro; il protocollo di intesa fra la China Investment Corporation e il Fondo Statale di Investimenti interessa un miliardo di euro; nei prossimi cinque anni, anche la Bank of China e l' Enel effettueranno una cooperazione nei finanziamenti da un miliardo di euro; Finmeccanica ha annunciato che fornira' alla Cina 50 elicotteri per un valore totale di 400 milioni di euro.

Tutte queste iniziative sono un'altra energica dimostrazione che Cina e Italia mantengono con coerenza la loro relazione ad un alto livello strategico e seguendo prospettive di lungo termine circa lo sviluppo dei rapporti diplomatici, sin dal loro allacciamento nel novembre del 1970.

Nel 2015 ricorre il 45mo anniversario dell'allacciamento delle relazioni diplomatiche fra Cina e Italia, è anche il primo anno della seconda decade della completa partnership strategica fra i due Paesi e l'anno dell'Expo di Milano. Il 2015 segna un importante momento di svolta nella storia dello sviluppo delle relazioni bilaterali.

Si può prevedere che l'ampliamento degli investimenti reciproci sarà un punto forte della nuova fase di queste relazioni. Guardando al quarantennio dall'allacciamento delle relazioni diplomatiche emerge che la cooperazione economico-commerciale tra Cina e Italia interessa soprattutto l'import-export. Secondo i dati della Dogana Cinese nel 2010 il totale dell'import-export bilaterale ha raggiunto i 45,15 miliardi di dollari, un valore 451 volte maggiore rispetto ai 101 milioni e 830 mila del periodo iniziale dell'allacciamento delle relazioni diplomatiche e 74 volte maggiore rispetto ai 610 milioni di dollari del 1979, quando la Cina ha iniziato ad applicare la politica di riforma e apertura. Per il forte impatto della crisi finanziaria globale iniziata nella seconda metà del 2008 l'interscambio commerciale sino-italiano si è ridotto, ma con gli sforzi instancabili delle due parti nel 2013 è fondamentalmente ritornato ai livelli pre-crisi, raggiungendo i 43 miliardi e 330 milioni di dollari. Dal gennaio all'agosto del 2014 ha continuato a registrare una crescita pari al 10,9% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.

Nei primi vent'anni dall'allacciamento delle relazioni diplomatiche la Cina esportava in Italia soprattutto materie prime e pochi prodotti finiti. Nei vent'anni successivi l'export di prodotti semilavorati e finiti è gradualmente aumentato e la qualità è molto migliorata. Gli accordi di cooperazione commerciale firmati dai due premier durante le visite del 2014 interessano soprattutto gli investimenti bilaterali, la tecnologia e la finanza. In qualità di ottava economia mondiale e quarta economia europea, l'Italia primeggia nei campi della manifattura, dei servizi e dell'innovazione tecnico-scientifica. Non solo, vanta anche una posizione geografica unica, da cui è possibile raggiungere il resto dell'Europa, il Mediterraneo e l'Africa, ed è quindi il partner ideale della Cina sia per l'ampliamento degli investimenti reciproci che per l'apertura congiunta di altri mercati.

La cooperazione ancora più stretta con le Pmi italiane sarà un altro punto forte della nuova fase delle relazioni sino-italiane. Durante la sua missione in Italia il premier cinese Li Keqiang ha detto con chiarezza: "Sono le Pmi a creare più occasioni di lavoro", e ha aggiunto: "In quest'epoca di sviluppo diversificato e personalizzato, emerge ancora di più il margine di flessibilità nella creazione delle Pmi". L'Italia è un paese industrializzato in cui le Pmi svolgono un ruolo fondamentale. L'innovazione continua è l'asso nella manica con cui le Pmi italiane riescono a confrontarsi ed a vincere nell'accanita concorrenza internazionale, cosa particolarmente evidente nel settore della manifattura di macchinari e impianti. Sarà anche rafforzata la cooperazione fra i dipartimenti e le imprese dei due Paesi nell'ambito della costruzione della civiltà ecologica: energie rinnovabili, agricoltura sostenibile, sicurezza alimentare e costruzione ecologica di città e cittadine.

Naturalmente, sia nell'energica promozione degli investimenti reciproci che nella cooperazione concreta tra Pmi e nella costruzione della civiltà ecologica le difficoltà non mancheranno, da cui la necessità di maggiori scambi culturali, che sono la base per migliorare la comprensione reciproca. Lo sviluppo di attività commerciali fondato su civiltà in sintonia tra loro permette di ottenere risultati doppi con metà sforzo. Ora in Italia esistono 11 Istituti Confucio e 20 Aule Confucio, pari rispettivamente al 7,4% e al 13,1% del totale in Europa, mentre in Cina si insegna la lingua italiana in più di 20 università e in una miriade di corsi aperti da privati.

In conclusione, si può prevedere che con l'attivo sostegno dei governi di Cina e Italia, le imprese, gli organismi e le istituzioni scolastiche dei due Paesi, tramite lo studio reciproco e la valorizzazione delle rispettive superiorità, promuoveranno a fondo la cooperazione concreta di alto livello, creando mano nella mano dei risultati ancora più straordinari. Ciò permetterà anche alle relazioni bilaterali di avanzare più rapidamente verso ulteriori mete concrete di eccellenza.

(L'autrice è ricercatore dell'Istituto per l'Europa dell'Accademia di Scienze Sociali cinese)

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