Secondo gli analisti, l'avvicinarsi del gruppo da battaglia della portaerei, i Patriot in attesa di ordini e l'alzarsi di avvertimenti verbali sono la procedura standard degli Usa in vista di una guerra, che questi stanno portando avanti nei dintorni della Siria. Molti ipotizzano che gli Usa siano già pronti a scatenare una guerra alla Siria. In merito a queste illazioni, il contrammiraglio della Marina cinese Yin Zhuo, direttore della Commissione di esperti di informatizzazione delle Marina, ritiene quanto segue:
"L'arrivo nella postazione del gruppo da battaglia della portaerei USS Dwight D. Eisenhower non dimostra affatto che gli Usa siano pronti ad una guerra contro la Siria. Ritengo che i due fattori non possano ancora essere del tutto equiparati. Gli Usa stanno effettuando uno stanziamento preventivo nei confronti della Siria per evitare un improvviso cambiamento del quadro del paese. Inoltre, guardando alla capacità di cambattimento del gruppo da battaglia della portaerei, in generale, per aprire davvero le ostilità verso un paese come la Siria, che è una potenza militare regionale, è necessaria la presenza dei gruppi da battaglia di due portaerei, uno solo serve solo da deterrente. Inoltre i problemi maggiori si risolvono con interventi da terra, ma non vediamo possibilità di concentrazioni militari su ampia scala dalla Turchia o dai paesi arabi nei dintorni della Siria in vista di un'aggressione. Nel frattempo non c'è traccia di ampie concentrazioni nella zona di forze aeree Usa. Nel caso del gruppo da battaglia di una singola portaerei, le forze aeree devono avere l'assoluta superiorità, però sinora le forze aeree siriane non hanno affatto subito dei colpi mortali. Non abbiamo visto casi del genere, quindi riteniamo che finora si tratti di uno stanziamento di tipo preventivo da parte Usa."
Allora, dove sta la chiave della continua impossibilità da parte Usa di lanciare una guerra? Ridiamo la parola al contrammiraglio Yin:
"La chiave è che gli Usa devono ancora vedere se la Siria abbia o meno usato armi chimiche contro Israele, e se abbia in piano di attaccare Israele, perché la Siria ha dei confini in comune con Israele. Gli obiettivi fondamentali degli Usa nella politica mediorientale sono due: il controllo delle fonti energetiche e la garanzia della sicurezza di Israele. Quindi nessun presidente può voler correre questo rischio. Il sostegno alla sicurezza di Israele è la considerazione principale degli Usa. Adesso ad intralciare l'intervento Usa è la mancanza di soldi per combattere questa guerra, perché nel preventivo militare del paese non figurano somme per guerre parziali. Cosa ancora più importante, finora, all'interno della Siria, le forze speciali Usa si occupano soprattutto di effettuare una distinzione politica, ossia di distinguere le forze armate dell'opposizione siriana, visto che non sanno affatto chi sostenere al potere in futuro. Questo è il principale fattore che trattiene gli Usa dal rovesciare in fretta Bashar al-Assad."
Nel frattempo, è presente un cambiamento a livello della flotta russa del Mar Nero. Cosa significa questa mossa della Russia? C'è possibilità di uno scontro frontale tra le marine militari di Russia e Usa? In merito il contrammiraglio Yin afferma:
"La marina militare russa non può assolutamente correre dei rischi con gli Usa intervenendo nella guerra civile in Siria. Non dimentichiamo che dalla fine della seconda guerra mondiale, la marina russa non presenta casi di guerra concreta, e neanche questa volta i russi interverranno. Se lo faranno, sarà per tutelare i propri interessi. Le navi serviranno a tutelare gli interessi della Russia al momento cruciale della guerra civile in Siria, ossia per ritirare completamente personale, denaro e beni materiali. Naturalmente la Russia cerca anche di flettere i muscoli affinché il futuro regime siriano consideri i suoi interessi nel paese. Non dobbiamo dimenticare la recente affermazione dei leader russi che la Russia non sta affatto proteggendo il regime di Bashar, e che se il cambio di regime nel paese è ragionevole e legittimo, non si oppone affatto alla partenza di Bashar. Da ciò pensiamo che la Russia non può andare in guerra per Bashar, ma deve assolutamente tutelare i propri interessi, e sotto questo aspetto, non può non occuparsene, e lasciar perdere."