A causa dei conflitti avvenuto il 5 dicembre davanti al palazzo presidenziale egiziano che hanno causato 7 morti e quasi 800 feriti, la Guardia della Repubblica responsabile della tutela della sicurezza del palazzo presidenziale ha inviato gli armamenti pesanti quali i tank in modo da mettere sotto sorveglianza il palazzo presidenziale. Il 6 dicembre, a seguito dell'incontro tra il presidente Morsi, il premier Hisham Kandil e i ministri quali, il ministro della difesa e degli affari interni, la parte militare ha annunciato che a partire dalle 15h00 del giorno stesso, sarebbe stato effettuato una "pulizia" dei luoghi circostanti il palazzo presidenziale e proibito l'accesso a qualsiasi manifestazione e ai media.
Alle 16h00 del 6 dicembre, tuttavia, gruppi di manifestanti erano ancora riuniti in diversi luoghi del Cairo e hanno proseguito verso il palazzo presidenziale alle 17h00, trascurando i moniti della parte militare. Questi hanno condannato gli incidenti del 5 dicembre mirati contro i manifesti non violenti e hanno lanciato un appello per l'annullamento della dichiarazione della Costituzione e per ricostituire l'Assemblea Costituente. I manifesti hanno anche tentato di sboccare gli ostacoli posti dall'esercito; attualmente la situazione è ancora sotto controllo e non si sono verificate alcune violenze.
Si può dire che fino ad ora, la parte militare egiziana non si è chiaramente schierata da nessuna parte. Da tempo, gli oppositori avevano parlato della manifestazione del 4 dicembre contro il presidente e la parte militare, al momento, aveva affermato che non avrebbe partecipato ai lavori di sicurezza intorno al palazzo presidenziale. Tuttavia, la sera del 4 dicembre, dopo che i protestanti hanno superato i blocchi e sono cominciate le violenze con la polizia, la parte militare ha finalmente inviato l'esercito. Sotto quest'ottica, questa iniziativa era mirata solo alla tutela della sicurezza e del mantenimento dell'ordine. Il 6 dicembre, il comandante della Guardia della Repubblica ha affermato che "l'Esercito non sarà mai uno strumento per la lotto contro i manifestanti". Tuttavia, i conflitti dovessero peggiorare, sarebbe difficile dire se questa presa di posizione potrebbe mutare o meno.
La sera del 6 dicembre, Morsi ha tenuto un lungo incontro con i suoi consulenti. In seguito, alle circa 10h30, ha pronunciato un discorso televisivo, in cui ha sottolineato che la democrazia necessita che la minoranza obbedisca alle opinioni della maggioranza di fronte agli interessi del Paese. Egli ha affermato che la manifestazione pacifica è un diritto del popolo, mentre la violenza e la violazione delle proprietà pubbliche e private sono inaccettabili. Morsi ha osservato che secondo quanto mostrato dall'indagine sugli arresti dell'incidente avvenuto il 5 dicembre, sarebbero stati i mercenari di alcune forze politiche che avrebbero approfittato della disputa sull'attuale dichiarazione della Costituzione per passare all'attacco. Quanto alla dichiarazione della Costituzione, Morsi ha osservato che se riuscisse a raggiungere un accordo con le varie fazioni politiche, non insisterebbe più sull'articolo VI della dichiarazione della Costituzione, ossia quello relativo il fatto che la decisione presidenziale rappresenti la decisione finale. Egli ha fatto appello alle varie fazioni politiche, i leader religiosi, ai giovani e gli esponenti politici per condurre un colloquio, alle 12h30 di questo sabato, presso il palazzo presidenziale e per rispettare il risultato del colloquio. Infine, egli ha sollecitato il popolo ad esprimere in modo pacifico le propri opinioni ed evitare la violenza.
Possiamo dire che l'ultimo atteggiamento di Morsi dimostra in un certo senso un passo indietro. Tuttavia, la risoluzione della crisi costituzionale dipende principalmente dalla volontà delle varie fazioni politiche di condurre un negoziato e raggiungere un risultato positivo.