Avete nostalgia dei vecchi film della commedia all'italiana di una volta? Allora "Senza arte né parte" è il film che fa per voi. Il nuovo lavoro di Giovanni Albanese è uscito nelle sale di tutta Italia il 6 maggio 2011, dopo la prima al Cineporto di Bari e al Massimo di Lecce, riportando in auge un concetto assolutamente tradizionale del cinema italiano, quello dell'arte di arrangiarsi.
Il film è stato girato in gran parte a Roma e nel Salento, dove il regista Albanese ha la sua seconda casa. Tra le località interessate sono ben visibili Otranto, Lecce, Maglie e Palmariggi, oltre che una serie di comparse autoctone e qualche attore locale, come Ippolito Chiarello, uno degli attori italiani più noti nell'Europa dell'Est.
Nel cast troviamo Vincenzo Salemme, Giuseppe Battiston, Hassani Shapi, Donatella Finocchiaro
Salento. C'è aria di crisi. Il Premiato Pastificio Tammaro chiude la vecchia fabbrica, in realtà con l'idea di riaprirne presto una nuova, completamente meccanizzata. Tutta la squadra di operai addetta allo stoccaggio manuale si ritrova disoccupata. Tra questi c'è Enzo, Enzo è sposato con Aurora (che Donatella Finocchiaro interpreta questo ruolo), che viene assunta in seguito come esperta di lingue per gli affari esteri e farà sì che i tre operai vengano riassunti in qualche modo. Poi Carmine e infine Bandula, un immigrato indiano, ormai al verde e senza più un posto dove dormire. La situazione è drammatica. Proprio in quei giorni, la moglie di Tammaro eredita una collezione d'arte contemporanea che viene provvisoriamente sistemata nel vecchio pastificio. A Enzo e Carmine viene offerto, come lavoro temporaneo in nero, di custodire il magazzino che ospita le opere. Enzo e i suoi amici scoprono sbalorditi l'arte contemporanea. La prima reazione è di rifiuto, di ironia verso una forma d'arte che proprio non capiscono! Ma poi spinti dalla disperazione e dalla voglia di riscatto, decidono di provare a rifare alcune di quelle opere d'arte. Parte una truffa in grande stile. I nostri si ritroveranno a vivere la più incredibile ed esaltante avventura della loro vita, che li porterà ad avvicinare, con un misto di curiosità e primitiva irruenza, il linguaggio dell'arte e il mondo delle gallerie d'arte tra collezionisti e vernissage. Ci riusciranno quasi, ma il fallimento definitivo di Tammaro e la vendita all'incanto delle opere determina la fine della loro carriera. I pochi soldi guadagnati saranno donati all'indiano Bandula per consentirgli di raggiungere i familiari in patria. Possiamo dire che alla fine riescono a trovare una via d'uscita per esprimere al meglio i loro talenti.
Scritto con Erminio Perocco e Fabio Bonifacci, è il 2° film di Albanese che, divertendosi, sbeffeggia l'arte contemporanea di cui fa parte e si rivela nel suo cortocircuito fra due mondi opposti. E' una delle commedie più anomale e buffe della stagione 2010-11. Prodotto dal milanese Lionello Cerri (Lumière & Co.) e Rai Cinema.
In questo film, nel momento in cui rompono casualmente l'uovo di Manzoni e sono costretti a rifarne uno uguale, Carmine, Enzo e Bandula forse non ne comprendono fino in fondo il significato, ma capiscono che la sua grandezza risiede nell'idea, e che quindi un grande artista non è più colui che ha una bella mano, ma colui che concepisce una trovata unica.
E' quasi commovente il rapporto dei personaggi con queste opere, vige un grande rispetto nonostante l'ilarità suscitata dalla semplice riproducibilità 'artigianale' delle stesse, motivo che condurrà i protagonisti al tentato misfatto.
Interessante l'idea di un cortocircuito tra due mondi diametralmente opposti, da un lato i problemi reali di un mondo operaio, di tre uomini sulla soglia dei 40 che non riescono a gestire i problemi familiari senza un lavoro, dall'altro il mondo fantastico e incomprensibile dell'arte contemporanea, con i suoi assunti concettuali ed i suoi mercanti arroganti e superbi.
Troppo poco spesso si sente parlare di arte, nel cinema, non a caso il regista, Giovanni Albanese, è anche un noto artista oltre che professore di Decorazione all'Accademia delle Belle Arti di Roma. Il background personale fa capolino nella scelte delle opere raccontate attraverso l'obiettivo, da Lucio Fontana a Manzoni, passando attraverso Pascali e Pistoletto, sono molti i nomi del panorama contemporaneo che saltano fuori, davvero molto apprezzata la scelta, si spera non causale, di utilizzare tutte opere italiane. Senza nulla togliere al panorama internazionale è gradito ogni tanto un piano sequenza sulle vicende nostrane tanto amate all'estero, poco conosciute dagli italiani.
Il film ha ricevuto due candidature ai Nastri d'argento: miglior commedia e migliore attore non protagonista per Giuseppe Battiston.